La visita del presidente cinese Xi Jinping a Parigi, le Olimpiadi che si stanno avvicinando e le dichiarazioni del suo omologo francese Emmanuel Macron sull’invio di truppe in Ucraina portano a pensare che il presidente francese voglia porsi come il nuovo interprete della Grandeur, un termine che alcuni osservatori continuano ad utilizzare ogni volta che Parigi fa sfoggio di un ruolo di potenza mondiale che in realtà non sembra destinata a ricoprire, il sogno di un passato glorioso che mal si adatta ad un complicato presente.

Che cos’è la Grandeur?

La Reggia di Versailles, l’Arc du Triomphe di Napoleone, la Tour Eiffel, il Louvre sono tutti simboli di un glorioso passato che sta lì a ricordare ai francesi non solo che la loro è una grande nazione, ma che su di loro pesa anche una missione a carattere universale: «Esiste una visione del ruolo della Francia come potenza europea ma anche mondiale e portatrice di valori universali. E questa visione è incarnata in una persona, a seconda del periodo storico di riferimento: Luigi XIV, Napoleone Bonaparte ma anche Napoleone III», spiega il professor Jean Pierre Darnis, docente di storia contemporanea all’Università Luiss di Roma.

 De Gaulle, il campione della Grandeur.

Chi ha incarnato più di chiunque altro il concetto della Grandeur francese nella storia recente è sicuramente il generale Charles de Gaulle. Dopo aver guidato la resistenza contro i nazisti, nel 1958 de Gaulle torna alla guida dello stato francese come presidente della Repubblica sull’onda di una serie di crisi che stavano minando le fondamenta della Francia: la guerra d’Algeria, la crisi economica, la decolonizzazione e l’instabilità politica.

Charles de Gaulle guidò la Francia libera durante la Seconda Guerra Mondiale e fu presidente della Repubblica dal 1959 al 1969

Charles de Gaulle guidò la Francia libera durante la Seconda Guerra Mondiale e fu presidente della Repubblica dal 1959 al 1969

Subito dopo l’insediamento, de Gaulle fa approvare dal parlamento un nuovo sistema istituzionale che vede nel capo dello Stato la figura centrale, con poteri talmente estesi che gli inquilini dell’Eliseo sono a volte etichettati come “monarchi repubblicani”: «Il modello istituzionale francese non dà al presidente solo dei poteri governativi  ma crea una sorta di società di corte, caratterizzata da una gerarchia piramidale del potere, rappresentata simbolicamente anche dai luoghi, come il Palazzo dell’Eliseo».

Nel pensiero gollista un tale modello era funzionale non solo alla stabilità del governo ma era anche il primo passo per condurre una politica internazionale che rilanciasse l’immagine della Francia dopo gli smacchi internazionali subiti in Indocina, a Suez e in Algeria, riportando Parigi al posto che le spettava nell’alveo delle potenze internazionali. La visione può essere riassunta nella frase pronunciata dallo stesso de Gaulle in presenza del giornalista italiano Indro Montanelli e dell’ambasciatore italiano Pietro Quaroni: «Signori, la Francia, per diventare la Francia, ha speso sei secoli di Storia e di sangue, e sessanta Re. E ora dovrebbe contentarsi di ridiventare un pezzo d’Europa e basta?».

Da questa interpretazione della storia sono derivate una serie di decisioni come il dotare la Francia di un arsenale nucleare autonomo, l’aspirazione a un ruolo guida in Europa, il veto posto due volte all’accesso del Regno Unito, considerato il Cavallo di Troia degli americani nella Comunità Economica Europea e l’uscita di Parigi dal comando integrato della Nato, cosa che porterà allo sfratto delle basi statunitensi e il trasferimento della sede dell’Alleanza Atlantica da Parigi a Bruxelles.

Esiste ancora la Grandeur?

Dopo l’uscita di scena del generale, il concetto di Grandeur è andato affievolendosi sotto i suoi successori, al punto che il presidente Valery Giscard D’Estaing, per descrivere la Francia, utilizzò la formula della “grande potenza media”, un concetto volto a non ridimensionare del tutto il ruolo di Parigi ma che sembrava allo stesso tempo mettere in soffitta la Grandeur : «Lo stesso Macron aveva parlato di Grandeur durante la sua campagna elettorale

Emmanuel Macron, attuale Presidente della Repubblica francese

Emmanuel Macron, attuale Presidente della Repubblica francese

del 2017, salvo poi correggersi subito dopo a seguito delle critiche che l’uso del termine aveva suscitato, segno evidente che ormai il concetto stesso, essendo ormai considerato un retaggio del passato, è stato definitivamente abbandonato», ci spiega ancora il professor Darnis.  «Spesso sono gli osservatori esterni a ritenere che la Francia prenda ancora le sue decisioni pensando alla Grandeur, ma questo concetto in realtà appartiene al passato e non è applicabile al mondo presente».

 

Tra potenza e declino

Quando parliamo quindi della proiezione internazionale di Parigi non facciamo più riferimento tanto alla pretesa di grandezza, quanto piuttosto ad un atteggiamento favorito da alcuni elementi: il già citato arsenale nucleare autonomo, le più grandi forze armate dell’Europa continentale, la detenzione di un seggio permanente al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e  ciò che resta di quella che un tempo era la Françafrique,

Dopo il golpe del luglio 2023, in Niger numerose persone sono scese in piazza con bandiere russe chiedendo il ritiro delle truppe francesi

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termine nato in senso spregiativo per indicare le ex colonie francesi in Africa e dove Parigi ha esercitato per molto tempo un’influenza di stile neocolonialista,  ma anche dove sembra che  ciò che resta della  Grandeur e l’influenza della Francia siano sempre più a rischio a causa di alcuni fatti che hanno scosso l’influenza francese nella zona: il terrorismo jihadista nel Sahel, l’“epidemia di golpe” che ha colpito diversi governi africani alleati di Parigi e l’ingresso nel continente nero di attori rivali come la Russia e la Cina, decise ad estendere le rispettive influenze nell’area.