Minacce, intimidazioni, arresti, censura e autocensura. Il 3 maggio è la Giornata mondiale per la Libertà di Stampa e non c’è da stare tranquilli. L’European Center for Press and Media Freedom lancia l’allarme sull’Europa e il suo presidente, Henrik Kaufholz, lo dice chiaro e tondo: “Siamo allarmati per la sicurezza dei giornalisti e dei fotoreporter, che sono sotto attacco nello svolgimento del loro lavoro, per esempio quando documentano manifestazioni pubbliche. Sempre più spesso i professionisti dell’informazione vengono citati in giudizio, mentre il servizio pubblico si trasforma in uno strumento di propaganda”.

Alla preoccupazione dell’ECPMF si aggiungono gli indici globali, forniti sia da CPJ (Commitee to protect journalists) che da RSF (Reporters sans frontières) che dimostrano come l’arresto dei giornalisti sia una pratica sistematica adottata dai Paesi repressivi. Spesso i giornalisti sono detenuti con l’accusa di terrorismo, molto frequente nei Paesi del mondo arabo, dove le leggi ad hoc diventano anche degli ottimi strumenti per controllare possibili investigazioni su corruzione e criminalità di Stato.

Tuttavia, non diminuisce il numero dei #Iwannabejournalist. Persone giovani che hanno sviluppato un senso del bene pubblico elevato e che sono spesso destinate a diventare dei leader in queste regioni, passando dal reporting sul campo. Siano essi provenienti da Paesi in guerra che no, c’è un filo rosso che lega quasi tutte queste testimonianze di giovani giornalisti insieme: il desiderio di sapere unito a uno spirito di servizio che fa del giornalismo in cui credono uno strumento di espressione potente.

Così, dal Giappone al Brasile, dalla Finlandia agli Stati Uniti, fino al Qatar da una parte e alla Germania dall’altra, tutte le storie che Magzine.it ha raccolto sono quelle di chi si affaccia alla professione con buone speranze, un pizzico di esperienza, enorme passione.

I nuovi giornalisti credono molto nei social e in un giornalismo “partecipato” dal basso. Non amano le breaking news: se ci hanno lavorato per anni, le rifuggono. Desiderano pensare di più ma non ne hanno né il tempo né la possibilità. Se potessero, racconterebbero molte più storie e si butterebbero sull’inchiesta. Sognano un giornalismo a misura d’uomo, insomma, e qualcuno che dica loro che questa professione si può ancora fare a tutti i costi, senza cedere a offerte moralmente inaccettabili.

Leggetevi dunque le loro storie. Ognuna di esse è stata sceneggiata dal corso Linguaggi del fumetto dell’Accademia di Belle Arti di Bologna con la supervisione di Gianluca Costantini, uno dei maggiori graphic novelist italiani. Il risultato è un mosaico di voci diverse e uno spaccato della realtà giornalistica mondiale che si sostiene intorno a un desiderio concreto: proteggere la libertà di stampa ed espressione e fare di tutto affinché continui ad essere un valore non negoziabile. Dappertutto nel mondo.

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