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La notizia è giunta, inaspettata, a metà gennaio. L’83enne imprenditore Silvio Berlusconi, quattro volte presidente del Consiglio, correrà per un seggio al Parlamento europeo nelle elezioni del 26 maggio prossimo. È l’ultimo coup de theatre di un uomo che i suoi avversari hanno considerato più volte politicamente morto, salvo poi scoprire che non lo era affatto. Venticinque anni dopo la sua prima campagna elettorale – e nonostante una condanna definitiva a 4 anni per frode fiscale nel 2013 – Berlusconi ha ancora una forte influenza sulla politica italiana. Forza Italia, il partito di centrodestra da lui fondato nel 1994, ha ottenuto il 14% delle preferenze alle ultime elezioni, eleggendo 166 parlamentari.

Il rapporto di Berlusconi con l’Unione europea è sempre stato piuttosto ambivalente. Se da una parte l’ex premier italiano si è sempre definito un convinto europeista, in più di un’occasione è arrivato allo scontro frontale con Bruxelles. Tra le file di Forza Italia c’è il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani; ma anche Renato Brunetta, uno studioso che ha criticato l’euro e affermato che la caduta dell’ultimo governo Berlusconi nel 2011 fu il risultato di un complotto studiato in Germania.

“Caro signor Schulz, so che in Italia c’è un produttore che sta girando un film sui campi di concentramento nazisti. La suggerirò per il ruolo di kapò

Martin Schulz

Martin Schulz

Così Berlusconi si presentava al Parlamento di Bruxelles, il 2 luglio del 2003, come presidente entrante del Consiglio europeo. Martin Schulz, allora presidente del gruppo socialista tedesco, aveva appena concluso una dura invettiva contro di lui, ricordando il conflitto d’interesse nel ricoprire contemporaneamente le cariche di capo del governo e proprietario di reti televisive. È stato il più discusso incidente europeo del magnate italiano, famoso, tra le altre cose, per essere un gaffeur seriale. Nel 2002, al meeting dei ministri degli Esteri europei in Portogallo, esibì un gesto volgare alle spalle del primo ministro inglese Tony Blair, durante una foto di gruppo. Nel 2009, arrivando in Germania per un vertice Nato, scese dall’auto e invece di salutare il capo di governo ospitante, Angela Merkel, continuò a parlare al telefono per lunghi minuti, dandole le spalle.

Ma fu nell’estate del 2011, negli ultimi mesi del suo ultimo governo, che i rapporti tra Berlusconi e le istituzioni europee si fecero più tesi. Il 4 agosto, i vertici della Banca centrale europea (Bce) Jean-Paul Trichet e Mario Draghi inviarono al governo italiano una lettera riservata imponendo misure economiche urgenti per ridurre il crescente spread tra i rendimenti dei titoli di Stato italiani e quelli tedeschi. Se Berlusconi non avesse obbedito, la Banca centrale avrebbe smesso di acquistare titoli italiani. La lettera – qualcosa di inedito nella storie europea – fu poi pubblicata dal Corriere della Sera il 29 settembre. La reciproca diffidenza tra il governo italiano e il resto dell’Europa fu mostrata da un episodio iconico: Merkel e l’allora capo di Stato francese Nicolas Sarkozy sorrisero ironicamente l’un l’altro, durante una conferenza stampa congiunta, quando un cronista chiese loro se si fidassero delle misure anti-crisi di Berlusconi.

Mario Monti

Mario Monti

All’inizio di Novembre lo spread toccò la cifra record di 574 punti base e Berlusconi fu costretto a dimettersi. Il suo posto fu preso da Mario Monti, un economista ed ex commissario Ue molto apprezzato a Bruxelles. Il governo Monti mise in campo un programma di dure riforme – approvate dalla Banca centrale, dalla Commissione e dal Fondo monetario internazionale – che furono votate dai parlamentari di quasi tutti i partiti, incluso quello di Berlusconi. Ma quando l’emergenza venne meno, e il magnate milanese si presentò di nuovo alle elezioni del 2013, cominciò a raccontare una diversa versione dei fatti. In televisione definì i dati dello spread “un imbroglio” e “una mistificazione”, e la sua sostituzione con Monti “un golpe degli euroburocrati”. Ancora più duro fu il suo ex ministro Renato Brunetta, che scrisse un libro intitolato Un golpe chiamato rating: come l’Italia fu depredata nel 2011. Ancora oggi Brunetta descrive la caduta dell’ultimo governo Berlusconi come il frutto di una grande manipolazione del mercato ad opera di Deutsche Bank, che all’inizio del 2011 si sbarazzò di 7 milioni di bond italiani. Il politico ha chiesto più volte l’istituzione di una commissione parlamentare per far luce su quegli eventi. “Abbiamo perso la nostra sovranità – diceva ancora alla fine del 2017 – ce l’hanno rubata i poteri finanziari che hanno speculato sul nostro debito. Ho passato sei anni a tentare di dar vita alla commissione. Non dormo la notte pensando a tutti gli italiani finiti sul lastrico”.

“Qualcuno ha provato a farci litigare, ma il nostro rapporto è sempre stato buono”

Ora che l’Italia è governata da partiti fortemente euro-critici – gli estremisti di destra della Lega e i populisti del Movimento 5 Stelle – la posizione di Forza Italia sull’Europa è cambiata di nuovo. Con l’avvicinarsi del voto europeo, Berlusconi sta cercando di accreditarsi come un leale partner del Partito popolare europeo (Ppe) e un fiero avversario del populismo e dell’euro scetticismo. Pochi giorni dopo l’annuncio della sua candidatura è volato a Bruxelles per incontrare i vertici del Ppe e ha parlato in termini inusualmente affettuosi di Angela Merkel: “Io e la signora Merkel abbiamo sempre avuto un rapporto di stima e interesse reciproco” – ha detto. Qualcuno ha provato a farci litigare, ma il nostro rapporto è sempre stato buono. Ci sta dando una grossa mano nella nostra campagna”. Berlusconi ha poi cantato le lodi dell’Unione europea. “L’Europa è qualcosa di irrinunciabile – ha detto – e quando il centro-destra governerà di nuovo l’Italia, rispetteremo i parametri economici”. E i leader popolari gli hanno riservato un caloroso benvenuto: “Il Ppe è casa sua”, ha detto il segretario generale, Antonio Lòpez.

Le elezioni europee saranno l’inizio di una nuova vita politica per il quasi-politicamente-morto Silvio Berlusconi?