«Ho vinto io». Queste sono le parole con cui Manuela ha concluso la nostra intervista. Come lei ci sono molte altre donne che, grazie alle tecniche di autodifesa personale, ora possono affermarlo. Manuela ha 42 anni e nel 2016 ha frequentato un corso di Wilding (una particolare tecnica di autodifesa) che l’ha aiutata a reagire e affrontare le sue paure.

Era il 6 gennaio 2016, Manuela e suo marito stavano facendo una passeggiata con i loro cani sotto il palazzo in cui abitavano, quando all’improvviso un ragazzo li ha aggrediti: «Questo ragazzo è arrivato dalla metropolitana. Io mi sono accorta di lui perché aveva una camminata molto particolare, e poi dal nulla ha dato prima un cazzotto in faccia a mio marito e poi ha cercato di mettere le mani addosso a me. Ci ha seguito fino dentro l’ascensore e ha cercato di entrarci in casa».
Dopo poco tempo la coppia ha scoperto che il loro aggressore abitava nello stesso condominio, esattamente due piani sotto casa loro. Quello è stato l’inizio dell’incubo di Manuela. « A mio marito non ha più dato fastidio, forse perché è un uomo o perché ha reagito e non si è mai fatto spaventare; con me invece è andato avanti sei mesi a infastidirmi psicologicamente e fisicamente».

L’uomo che spaventava Manuela aveva imparato i suoi orari, sapeva quando poterla incontrare nell’androne del palazzo o in cortile e non perdeva occasione per terrorizzarla. «Io mi facevo accompagnare sul posto di lavoro e mi facevo venire a riprendere da mio marito o da mio padre, ma non sempre era possibile e quando mi lasciavano da sola entravo nel panico più totale. Da gennaio a luglio ho vissuto nel terrore, avevo paura di ogni cosa». Purtroppo le forze dell’ordine non sono mai intervenute in modo definitivo o efficace. Dopo mesi di paura Manuela si è lasciata convincere a frequentare il corso di autodifesa che si è rivelato la soluzione giusta. «Psicologicamente mi ha aiutata tantissimo, mentre fisicamente non molto, perché non mi sento comunque preparata ad affrontare un’aggressione, non si è mai preparati veramente. Io ero molto arrabbiata con me stessa perché ho permesso al mio aggressore di spaventarmi per sei mesi, grazie al corso ho fatto pace con me stessa. Il Wilding mi ha aiutata tantissimo a non avere più paura e a riprendere in mano la mia vita. Il corso psicologicamente mi ha cambiato, ora sono un’altra persona».

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Proprio il lato psicologico è quello su cui si lavora maggiormente nei corsi di Wilding. Il suo fondatore, Mario Furlan, ci ha spiegato in cosa consiste: «È diverso dalla classica autodifesa che insegna come prevalere in uno scontro fisico; che poi “prevalere” per una donna che ha a che fare con un uomo grande e grosso è tutto da vedere. Io insegno soprattutto la prevenzione e la psicologia. Infatti dico sempre che il Wilding è basato sulle due P: psicologia e prevenzione. Quindi cerco di far interiorizzare dei principi che ti portano ad evitare le due D: debolezza e distrazione».

Mario Furlan sostiene che un malvivente che aggredisce una donna è esattamente come un bullo che cerca l’individuo più debole con cui prendersela. Per evitare di non essere etichettata come “vittima” una donna non deve essere distratta e non deve essere debole. La debolezza su cui si lavora ai corsi di Wilding non è quella fisica, ma bensì quella d’animo, quella che traspare e che si trasmette, senza rendersene conto, attraverso il proprio atteggiamento, nel modo di fare. «L’aggressore cerca una persona che presuma non reagisca, che non abbia la forza di reagire. Se poi una persona è distratta, meglio ancora, non si rende conto che il malintenzionato si sta avvicinando ed è fatta».

La tecnica sviluppata da Mario Furlan per autodifesa si basa quindi, innanzitutto, sulla prevenzione. «Per la mia esperienza e parlando e collaborando con le forze dell’ordine, a cui ho tenuto anche molti corsi negli anni, molto spesso un’aggressione, una violenza, che sia uno scippo o un borseggio, si può evitare prestando la dovuta attenzione e non presentandosi come vittime». Ma come si può non apparire vittime ad occhi esterni? Avendo un atteggiamento assertivo. «Molte volte le vittime hanno un atteggiamento passivo, remissivo. Se una donna si presenta sicura di sé, in modo assertivo, determinato, si guarda intorno, se qualcuno si avvicina gli dice “per favore non ti avvicinare” e lo dice con un certo tono e con una certa postura, diminuisce drasticamente le possibilità di essere aggredita».

Questa è esattamente la tecnica con cui Manuela è riuscita ad uscire dal terrore in cui viveva. Un giorno, dopo l’ennesima minaccia del suo aggressore, la donna stava cedendo alla paura. Uscita dal lavoro, si è seduta su una panchina e ha telefonato a suo marito per dirgli che non sarebbe più tornata a casa. «“Perdonami, ma io non torno più a casa. Non posso più vivere così”. Io non ho mai avuto paura nella mia vita, sono sempre tornata dal lavoro da sola, ma lui mi aveva del tutto annientata, mi aveva talmente impaurita che io non riuscivo più a vivere. La casa dovrebbe essere il posto più sicuro di tutti e invece io avevo il terrore di avvicinarmi a casa mia». Un giorno, arrivata ormai all’esasperazione, Manuela ha trovato la forza di affrontarlo. «Gli ho detto “ora o mi fai del male, ma proprio da farmi chiudere gli occhi per sempre oppure la smetti”, da quel giorno l’incubo è finito. Era un bullo che si nutriva delle mie paure. È andato avanti mesi perché vedeva che io non riuscivo a reagire e a tenergli testa, ero troppo spaventata da lui. Io sono incazzata perché gliel’ho permesso. Con il senno di poi potevo reagire molto prima, ma non ne avevo la forza psicologica, non ho avuto quella spinta necessaria fino a quando ho fatto il corso».

Oggi Manuela non si dice in grado di affrontare un’aggressione fisica, ma sicuramente si sente pronta a reagire e non avere paura. «A me il corso ha insegnato più psicologicamente che fisicamente. Se io oggi dovessi affrontare un’altra aggressione non so se riuscirei a mettere in pratica le tecniche viste e fatte in palestra. Il Wilding, Però, mi ha aiutata a riprendere la mia vita in mano. Senza questo corso, forse, oggi non sarei neanche più in grado di uscire dalla porta di casa da sola. Per esempio, a marzo dell’anno scorso mi è capitato di subire un’aggressione verbale, ma l’ho affrontata e superata con molta determinazione. Non mi sono fatta spaventare e non gli ho dato lo spazio che voleva prendersi. Non gli ho permesso di sovrastarmi».

L’esperienza di Manuela è la punta dell’iceberg di un problema, quello della violenza sulle donne, che è rimasto sommerso per troppi anni. «Ormai sono più di venti anni che insegno l’autodifesa – dice Furlan – e le donne sono sempre state la maggioranza dei miei allievi, perché sono la maggior parte delle vittime. Adesso c’è più consapevolezza. Non credo che le donne oggi siano più in pericolo che in passato, oggi si denuncia di più e c’è più volontà di reagire. C’è più attenzione verso queste cose».

Il Wilding, infatti, è solo uno dei tanti metodi di autodifesa creati su misura per le donne. Alcuni si basano di più sull’insegnamento, alle possibili vittime, di tecniche fisiche, mentre nei corsi di Mario Furlan è solo una nicchia del lavoro che si svolge. « C’è anche una parte fisica nel Wilding. Quelli che ti dicono impara queste mosse e vincerai sempre ti stanno prendendo in giro. Perché, diciamoci la verità, in un conflitto fisico le dimensioni contano. Io insegno alcuni trucchi per colpire la persona quando meno se lo aspetta, quando e come colpirla. Mosse che puoi mettere in pratica anche quando sei sotto stress e con l’adrenalina a mille. Devi colpirlo nei punti più vulnerabili e invalidanti, quindi viso, occhi, mento, gola, anche nelle parti basse può andare bene, ma quello provoca solo dolore, ma non ti invalida».

Le donne che ricorrono al corso di autodifesa di Mario Furlan non sempre hanno vissuto esperienze violente e traumatiche. Molte delle sue allieve, infatti, si rivolgono a lui per prevenire. Donne che sono stanche di avere paura a camminare da sole nella propria città. Donne che vogliono imparare a reagire al Cat Calling e donne che vogliono sapersi difendere dalle molestie prima che esse sfocino in aggressioni. Le iniziative in questo senso sono molte e l’autodifesa è solo uno dei mezzi di prevenzione messi a disposizione delle donne. Non solo il privato , ma anche il servizio pubblico si è mobilitato in tal senso. Nel 2020, il comune di Milano ha organizzato dei corsi gratuiti di autodifesa, in collaborazione con la Scuola del Corpo della Polizia Locale. Il progetto “sicurezza in rosa” purtroppo non è potuto partire anche quest’anno, a causa della pandemia e delle misure restrittive.

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Anche la tecnologia offre un mezzo di prevenzione, come l’app Wher . Chi l’ha detto che il percorso più breve sia anche il più consigliato? Wher è il primo navigatore dove le strade le consigliano le donne a seconda di quanto le considerano sicure. Mappe fatte dalle donne per le donne. L’attenzione verso questo tema e la consapevolezza delle donne che non vogliono più sentirsi vittime sono uno spiraglio di speranza per un futuro in cui davvero non lo saranno più. Nonostante questo, è davvero triste pensare che ancora nel 2021 una bambina, una ragazza o una signora si debba sempre guardare intorno, debba tenere gli occhi aperti e abbia ormai interiorizzato il pericolo. La sicurezza di una strada o di una via è legata alla criminalità di un determinato Paese, ma per una donna quest’ultima ha una diversa percezione.