Tik Tok ha promesso di rispondere alla legge firmata dall’attuale presidente statunitense Joe Biden che richiede al proprietario dell’app – ByteDance – di cedere il social network entro un anno a meno che non voglia un divieto effettivo del suo utilizzo negli Stati Uniti. L’algoritmo del social cinese è di proprietà però del governo di Pechino, dunque, se la legge passasse, ByteDance dovrà considerare di vendere l’applicazione, ma non sarà una decisione che potrà prendere in totale autonomia. In Cina, infatti, vigono leggi restrittive sull’esportazione delle tecnologie sviluppate nel Paese.

Bilanciare la sicurezza nazionale con il Primo Emendamento

Nonostante Tik Tok non abbia ancora rivelato come intenda difendersi in tribunale, gli esperti prevedono che le sue argomentazioni principali attingeranno dal Primo Emendamento della Costituzione americana. Con tutta probabilità, Tik Tok si appellerà alla libertà di espressione dei suoi utenti. Dall’altra parte, gli Stati Uniti rilevano nell’utilizzo dell’applicazione un pericolo per la sicurezza nazionale. Il tribunale dovrà dunque soppesare le presunte limitazioni alla libertà di parola con le rivendicazioni per la sicurezza nazionale.

Cosa accadrà con la Corte d’Appello

Particolarmente significativo nel ricorso di Tik Tok è che potrà rivolgersi solo alla DC Circuit Court, ovvero una Corte d’Appello con giurisdizione esclusiva sul diritto amministrativo federale. Il governo statunitense dovrà dimostrare che il Congresso ha già adeguatamente esplorato le alternative possibili che avrebbero meno implicazioni sulla libertà di parola. Solitamente i tribunali tendono a esprimersi favorevolmente sulle azioni del Parlamento federale, soprattutto se riguardano la sicurezza nazionale. Il governo, inoltre, potrebbe anche essere favorito da leggi preesistenti che limitano fortemente la proprietà straniera di mass media come televisioni e radio. In altre parole, gli Stati Uniti vorrebbero estendere l’applicazione delle suddette leggi anche ai social come Tik Tok.

Che scenari si aprono per ByteDance?

Long Le insegna economia internazionale alla Santa Clara University in California. Il professore vede tre possibili scenari per il destino di Tik Tok: il meno probabile è che il governo cinese permetta a ByteDance di vendere il social con il suo algoritmo. Un’altra opzione è che Pechino si rifiuti di vendere totalmente il software. Infine, l’ultima ipotesi è che la Cina autorizzi la vendita di Tik Tok, ma senza il suo algoritmo. Le elezioni presidenziali americane in autunno influiranno sulle relazioni tra Washington e Pechino e ciò potrebbe ribaltare l’attuale situazione.

Una guerra fredda tecnologica tra Stati Uniti e Cina

«Immaginate se la Cina facesse la stessa operazione con McDonald», imponendo quindi agli Stati Uniti la sua vendita ad aziende cinesi. Così provoca Arthur Dong, professore specializzato nelle relazioni sino-americane all’università di Georgetown. Se Pechino intraprendesse simili azioni contro Washington in risposta alla mossa del Congresso su Tik Tok, ciò porterebbe a un confronto tra le due superpotenze dagli esiti imprevedibili. Si porrebbero le basi per una “guerra fredda tecnologica”.

 

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