“A mezzanotte sai che io ti penserò, ovunque tu sarai, sei mia”. Questo brano, cantato nel 1968 da Adriano Celentano, è legato a uno dei ricordi più belli per Francesca Reggiani. Attrice, comica, imitatrice e volto noto del teatro e del piccolo schermo, anche lei è stata allieva di Gigi Proietti nel suo Laboratorio di Esercitazioni Sceniche a Roma. «L’incontro con Proietti mi ha cambiato la vita, così come accade a chiunque abbia avuto una guida della sua grandezza a vent’anni», ricorda.

“Al provino mi sono presentata con un brano troppo complicato. Quando lui mi ha chiesto se avessi qualcosa di diverso,  ho cambiato pezzo e ho cantato senza accompagnamento “Una carezza in un pugno” di Celentano. E mi ha preso”

E proprio quella canzone le ha permesso di intraprendere la strada per realizzare il sogno di diventare attrice. «È un qualcosa che avevo sempre desiderato fare ed ero molto giovane quando ho affrontato questo benedetto provino. Proprio allora ho capito che Gigi aveva interesse per me. Per lui era molto importante la musica e io mi sono presentata con un brano molto complicato, una samba di Vinicius de Moraes e Toquinho, che sostenevo evidentemente poco in sede di provino. Allora lui si è alzato e mi ha detto “Francé c’hai na cosetta un pochino più semplice ma con la quale riesca a sentire la tua intonazione?”. Così ho cambiato pezzo e ho cantato senza accompagnamento “Una carezza in un pugno” di Celentano. E mi ha preso».

La Reggiani, artista poliedrica, amante dello spettacolo, soprattutto in teatro, ci restituisce altri ricordi. «Chi fa lo show come lo faceva Proietti riesce a raggiungere un livello di comunicazione con il pubblico diverso dal teatro inteso come quarta parete. È un livello di comunicazione eccezionale». Infatti, ciò che manca di più oggi agli attori che si nutrono del rapporto con gli spettatori è la vista della platea piena. «Adesso non metto piede nemmeno nelle sale, né dei teatri né dei cinema. Ho già avuto il primo stop a marzo, aprile e maggio, poi stavo recuperando le date e ci hanno fermato nuovamente – racconta con amarezza –. Mi auguro che riusciremo nel giro di qualche mese a tornare al lavoro perché questa situazione è diventata molto difficile da sostenere. Alcune amiche mie stanno ricominciando a sostenere i provini e spero di ricominciare anche io».

“Al laboratorio il Maestro Proietti di presentava tutti i santi pomeriggi. A volte arrivava più tardi, altre volte arrivava nel primo pomeriggio, ma c’era sempre”

Durante la lunga pausa dal palcoscenico, Francesca ha letto molto e si è inventata nuovi personaggi da proporre e che spera di portare in televisione. «Mi piace studiare: mi sono iscritta per qualche settimana a un corso di sceneggiatura ma hanno sospeso anche quello. Però butto giù delle idee, le metto nero su bianco e cucio mentalmente una serie di spunti».

In questo periodo Francesca Reggiani ha girato il suo nuovo show sul quale dovrebbe lavorare in sede di montaggio, ma il primo della sua carriera fu quello con Proietti e altri ex allievi della scuola. «Ho frequentato quattro anni con lui, due anni di laboratorio e due recitando in Cyrano de Bergerac». Di quegli anni ricorda «gli insegnanti eccezionali» e diversi momenti insieme al Maestro.  «Un tempo si partiva per la tournée a fine ottobre e si tornava a maggio, quindi di episodi ne sono accaduti tanti.  Al laboratorio Proietti veniva tutti i santi pomeriggi, a volte più tardi, altre volte pomeriggio presto, però c’era sempre. Ci spiegava, leggeva, facevamo gli esercizi e le improvvisazioni…Insomma, è stato un periodo molto bello».

Adesso, nonostante i luoghi della cultura siano nuovamente fermi ormai da quasi due mesi, l’attrice romana si dice ottimista sulla riapertura e sulla ripartenza dell’intero settore. «Ho recitato in spettacoli a luglio, mentre ho fatto poche cose in agosto, settembre e ottobre. Non abbiamo avuto nessuna flessione di pubblico, anzi i teatri erano pieni, per la capienza che potevano contenere applicando le distanze di sicurezza», spiega. «Piano piano si potrà ripartire. Se verrà diffuso un vaccino, una cura, si presume che la gente non avrà più la paura di questo virus».

Per Francesca Reggiani la cultura si può ricostruire, così come aveva fatto suo nonno, direttore amministrativo dell’Avanti! e fondatore dell’Ansa insieme a Giuseppe Liverani, de Il Popolo, e Amerigo Terenzi, de l’Unità. «Si chiamava Primo Parrini. Era il papà di mia mamma e io ho adorato quell’uomo. Me lo porto in palmo di mano perché fa parte di quegli uomini estremamente ingegnosi che hanno costruito il nostro Paese». Nel secondo dopoguerra Parrini diede vita a «una delle più grandi agenzie di distribuzione di stampa che abbiamo avuto in Italia», dando la possibilità a tutti,  tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta, «di recarsi in edicola e trovare il giornale».