In molti l’hanno definita la “Greta Thunberg italiana” e questo appellativo non sembra darle fastidio. «Credo che Greta non sia un titolo, ma più un concetto. Di conseguenza siamo tutti Greta: tutti quelli che scendono in piazza e si impegnano costantemente e quotidianamente per la causa climatica. Quindi vista in quest’ottica mi piace che mi si definisca così».

Federica Gasbarro è una giovane studentessa di Scienze biologiche e da poco più di due anni ha fatto dei suoi studi un impegno concreto per la salvaguardia del pianeta, arrivando a rappresentare l’Italia al primo Youth Climate Summit organizzato dall’ONU. Per più di cento venerdì ha dato voce alla protesta italiana del Fridays For Future e lo scorso 9 ottobre è scesa nuovamente in piazza insieme ai numerosi attivisti green per il sesto sciopero globale per il clima. «Nel bel mezzo dell’emergenza sanitaria ci siamo spostati online, ma tornare in piazza è stata un’esperienza molto bella e ne sono felice. Non ci aspettavamo così tante persone, dato che siamo ancora in piena pandemia, ma sono soddisfatta anche di come è stato gestito tutto a livello di sicurezza. Purtroppo con il Covid l’attenzione si è giustamente spostata, ma adesso stiamo ripartendo».

Le richieste sono sempre le stesse: giustizia climatica e politiche di transizione ecologica da attuare anche con i finanziamenti previsti dal Recovery Fund. «Aver sperimentato una crisi vera e propria al pari di quella climatica probabilmente ha reso tutti più consapevoli. Certo, la maleducazione delle persone non ha proprio limiti e lo vediamo tutti i giorni con le mascherine e i guanti buttati per terra, ma durante il lockdown il nostro pianeta ha risposto bene. Chiaramente essendo il cambiamento climatico frutto della media di più parametri come temperatura, pressione e umidità, due mesi di chiusura sono pochi eppure dovremmo capire che se agiamo bene siamo ancora quasi in tempo per salvare la Terra».

Come aveva detto l’ex Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, «siamo la prima generazione a sentire gli effetti dei cambiamenti climatici e l’ultima generazione che può fare qualcosa ». Nel suo libro, “Diario di una striker”, Federica sottolinea queste parole come un mantra e racconta come anche le azioni della giovane attivista svedese l’abbiamo spinta a prendere sempre più coscienza della crisi climatica. Al primo sciopero del Fridays For Future aveva partecipato un po’ per caso, ma una scintilla si era accesa. «Alla fine mi son detta se non lo faccio io che studio biologia e che ho un bel seguito sui social…Così ho iniziato a produrre contenuti diversi, contenuti differenti dalla massa e che sono anche molto più importanti. Avere un’ispirazione su cosa indossare è molto più facile rispetto a dare lezioni di cambiamento climatico».

 Alla fine bisogna essere semplicemente persone educate e non per forza ambientalisti per non buttare a terra i rifiuti o per fare la raccolta differenziata

Prima di diventare una striker, infatti, erano la moda e i viaggi a colorare il suo profilo Instagram. Due interessi non proprio affini alle tematiche green che Federica ha iniziato a condividere con i suoi più di 20mila followers. Una comunicazione fatta di curiosità in pillole, consigli green e eco-challenge in grado di creare engagement con i propri coetanei e di smuovere le coscienze di giovani e non.

«Sicuramente diventare un’attivista ha significato concretizzare quello che era un mio desiderio, quindi darmi da fare per il pianeta, anticipando notevolmente i tempi. Per il resto la mia vita, tranne per vestiti e viaggi, è sempre stata molto green. Alla fine bisogna essere semplicemente persone educate e non per forza ambientalisti per non buttare a terra i rifiuti o per fare la raccolta differenziata. Però per quanto riguarda la moda – a me piaceva tanto e mi piace tuttora tanto – adesso la tratto con molta più consapevolezza rispetto a prima e tengo molto di più a quello che compro».

Per la giovane biologa, ognuno nel suo piccolo può contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico, utilizzando spazzolini da denti in bamboo, shampoo solido e sacchetti della spesa riutilizzabili oppure, come lei, preferendo quando possibile i mezzi o la bicicletta per spostarsi da una parte all’altra della città.

 Di fatto la crisi climatica corre, va veloce, e noi dobbiamo riuscire a correre ancora più veloce

Tuttavia ci sono individui le cui decisioni hanno un peso maggiore sull’intera collettività e sulla salute del pianeta.  Tre giorni fa, Greta Thunberg si è espressa su Twitter in merito alle elezioni Usa2020 invitando i suoi sostenitori a votare il democratico Joe Biden anziché Donald Trump. «È chiaro che se uno vuole il cambiamento, che piaccia o no, purtroppo bisogna far riferimento alla politica perché sono loro che decidono e firmano. Quindi – dice Federica – sono d’accordo con Greta. Se Trump si è dimostrato totalmente contrario a questo tipo di politiche sostenibili, negando addirittura il cambiamento climatico, credo che non sia in grado di gestire una crisi del genere, perché è un singolo individuo che ha un potere enorme».

Per questo motivo, secondo l’attivista italiana, il movimento Fridays For Future dovrebbe fare un passo in avanti e cambiare la sua modalità di comunicazione. «Fin quando si va avanti con slogan, si rischia di fare lo stesso errore che hanno fatto le generazioni passate e quello che noi rimproveriamo alle istituzioni oggi, ossia solo di parlare». Ma in che modo si può cambiare la rotta? «Alle istituzioni dico che bisogna fare di più, sono stati apprezzati i loro sforzi e quello che hanno fatto però non è abbastanza. Di fatto la crisi climatica corre, va veloce, e noi dobbiamo riuscire a correre ancora più veloce. Ai miei coetanei, invece, dico che, secondo me, per fare la differenza e per farsi rispettare, l’unica cosa che si può fare è studiare e documentarsi perché solo così si può avere uno spirito critico, accorgersi di qualcosa che non piace e avere gli strumenti giusti per poter controbattere e fare valere le proprie posizioni».

Nel suo diario, Federica si rivolge in maniera intima e amichevole a Meg, una sorta di alter ego al quale confidare timori, gioie e speranze future. Ma se dovesse scrivere una nuova pagina del suo diario a chi scriverebbe oggi? «Probabilmente scriverei sempre a MEG, che è l’acronimo di tre parole per me così importanti – Meraviglia, Eccezionalità e Gratitudine – però forse lo farei con un tono diverso, un po’ più arrabbiato non nei suoi confronti, ma nei confronti della società perché a due anni è piuttosto deprimente vedere che si è mosso poco. Sinceramente, non so cosa voglio fare da grande, l’idea principale resta la scienza e la ricerca, ma poi vedremo. Alla fine ho imparato sulla mia pelle che a fare troppi piani poi rischi di restare deluso perché la vita va come gli pare. Sicuramente continuerò a scendere nelle piazze con il Fridays For Future e a portare avanti le nostre idee di sostenibilità».