Il World Congress of Families – la manifestazione internazionale che riunirà tutte le associazioni e i militanti favorevoli a un’impostazione “tradizionale” della famiglia e sostanzialmente antiabortisti, antifemministi, anti-LGBTQI – è ai nastri di partenza. Il convegno – discusso, appoggiato, contestato – aprirà i suoi battenti domani e fino a domenica interesserà la città di Verona che si prepara a diventare il centro dell’Italia politica, con fazioni di attivisti e attiviste le une contro le altre armate.

Tra gli elementi che hanno suscitato maggior clamore sul congresso c’è la presenza del patrocinio del Ministero per la Famiglia fortemente voluto dal ministro Lorenzo Fontana, che sarà presente insieme al ministro dell’Interno Matteo Salvini e a quello dell’Istruzione Marco Bussetti. Tra gli altri esponenti della politica italiana, ci saranno anche Giorgia Meloni, Simone Pillon, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia e il sindaco di Verona Federico Sboarina.

Un evento così polarizzante non poteva non dare vita anche a forti contro-iniziative: alla presenza di migliaia di aderenti al congresso, si affiancherà infatti quella di gruppi di manifestanti legati al mondo femminista e per i diritti LGBTQI. Un evento così polarizzante non poteva non dare vita anche a forti contro-iniziative: alla presenza di migliaia di aderenti al congresso, si affiancherà infatti quella di gruppi di manifestanti legati al mondo femminista e per i diritti LGBTQI Come spiega Silvia Carabelli, del movimento femminista Non Una Di Meno, «ci aspettiamo moltissime adesioni per il corteo da noi organizzato: solo da Milano partiranno una decina tra treni e pullman diretti a Verona». «Volevamo manifestare in Piazza Bra, dove si terrà il congresso – spiega Imma Cusmai, fondatrice del movimento C’è chi dice no – ma la questura ce lo ha impedito per evitare tafferugli: andremo dunque tutti in piazza 25 Aprile».

C’è però anche chi non parteciperà al congresso delle famiglie pur condividendone appieno gli ideali: è il caso del gruppo cattolico Comunità Antagonista Padana, composto da studenti dell’Università Cattolica di Milano: «Le tematiche che verranno affrontate sono fondamentali – spiega Pier, studente di Filosofia e responsabile della CAP – ma non condividiamo le modalità di svolgimento dell’evento. Un congresso del genere è poco utile, sarà solo una kermesse, una passerella per politici che cercano visibilità. Fare queste cose serve moltissimo per sensibilizzare, ma servono soprattutto le leggi. Finché il ministro Fontana non abolisce leggi come quelle sulle unioni civili e l’aborto, che tendono a minare le basi della famiglia, non cambierà nulla. Chi teme che questo congresso produrrà qualche cambiamento concreto, può stare tranquillo: non cambierà niente».

Dato lo stampo fortemente reazionario dell’evento, qualcuno ha paventato il pericolo di un ritorno al Medioevo. Ma Pier ha le idee piuttosto chiare: «Magari tornassimo al Medioevo! – ci dice – Almeno al tempo c’era una cultura gerarchica corrispettiva di un ordine fondato sulla natura. Sembriamo estremisti? Fateci caso, oggi tutto ciò che è naturale diventa radicale: a noi sembra di dire cose ovvie, come che l’acqua è bagnata e che al Polo Nord fa freddo. “Sembriamo estremisti? Fateci caso, oggi tutto ciò che è naturale diventa radicale: a noi sembra di dire cose ovvie, come che l’acqua è bagnata e che al Polo Nord fa freddo” Ma oggi siamo minoritari, il realismo non va molto di moda e prevale invece una dittatura del sentimento».

Ma all’interno dell’Università Cattolica ci sono anche pareri opposti, come quello dei ragazzi di ULD Studenti di Sinistra: «Siamo fortemente convinti che la storia debba procedere verso avanti, e con questa anche l’affermazione dei diritti e dell’uguaglianza tra esseri umani, in quanto tali – spiega Angelo, studente di Lettere moderne e membro di ULD – Il World Congress of Families è un bastone tra le ruote, fatto di opinioni etico-religiose che condannano la donna al servilismo, che distruggono le conquiste della comunità LGBTQI e che ne negano persino l’esistenza». Al contrario di Pier, Angelo e altri ragazzi di ULD hanno deciso di andare a Verona: «Per spingere il carro e far sì che questo bastone si spezzi, una volta – e speriamo- per tutte».

L’evento ha avuto un’eco internazionale e sta ricevendo forte attenzione anche dai media esteri. Come racconta Sivia Carabelli di Non Una Di Meno, «il WCF è da sempre nel mirino del giornalismo d’inchiesta, che indaga sulla provenienza dei finanziamenti, non sempre trasparenti. Siamo stati contattati anche dalla CNN. In generale, la stampa estera si sta interessando a noi molto più di quella italiana, che si concentra – pur prendendone le distanze – solo sul congresso». Silvia ricorda anche che domenica a Verona si terrà l’Assemblea Nazionale Transfemminista, un evento al quale parteciperanno diverse attiviste straniere tra cui Marta Dillon, fondatrice di Ni Una Menos in Argentina. «I diritti delle donne non sono sotto attacco solo in Italia – prosegue Silvia – questa è un’occasione per far sentire la nostra voce: è la prima volta infatti che siamo riusciti a organizzare una grande manifestazione in piazza contro il WCF, perché prima si è sempre svolto in Paesi poco democratici».

Questo evento è talmente polarizzante che la via del confronto sembra impossibile: «Pensate che il ministro Pillon ha bloccato i miei messaggi su Facebook – ci rivela Imma Cusmai, di C’è chi dice no – inibire qualunque forma di dissenso equivale a una forma totale di oscurantismo, di non rispetto. Ma questa è la loro modalità: non li vedo propensi al confronto, sono persone che intendono agire in modalità squadrista».