È appena uscito nelle sale cinematografiche Dune – Parte Due, l’attesissimo secondo capitolo dell’adattamento del celebre omonimo romanzo di fantascienza. Confermato Denis Villeneuve come regista,  nel cast, oltre al ritorno i protagonisti del film precedente, si aggiungono altri attori in primo piano nella scena hollywoodiana: Florence Pugh, Léa Seydoux, Christopher Walken, Austin Butler.

Oltre alla bellezza fotografica e alla potenza espressiva delle immagini a cui ormai ci ha abituato il regista, il film adotta un’impostazione differente rispetto alla prima parte. Come aveva confermato Villeneuve stesso all’Hollywood Reporter, «la prima parte è un film contemplativo, mentre la seconda parte è un film di guerra epico e infarcito d’azione». Se il primo capitolo serviva a mettere le carte in tavola, il secondo si pone l’obbiettivo di inscenare il fulcro della narrazione, fermandosi dove si concludeva il romanzo originale.

Per George Lucas, autore della celebre saga di Star Wars, «senza Dune, Guerre stellari non sarebbe mai esistito»

Temi e ispirazioni

Il Dune originale è stato scritto nel 1965 da Frank Herbert. La sua eredità è tale che, a quasi sessant’anni di distanza, le opere ad esso ispirate riescono a portare milioni di persone al cinema, come dimostrano gli incassi al botteghino della Parte Uno, che superano globalmente i quattrocento milioni di dollari. A sottolineare l’importanza di Dune vengono in aiuto le dichiarazioni di alcuni dei più celebri rappresentanti della narrativa fantastica, tra cui Isaac Asimov e Stephen King. È famosa anche una frase pronunciata da George Lucas, autore della celebre saga di Star Wars: «Senza Dune, Guerre stellari non sarebbe mai esistito».

La fantascienza di Dune viene definita da alcuni appassionati del genere come “soft”: a detta di Herbert, l’intenzione era quella di concentrarsi non tanto sull’evoluzione della tecnologia quanto sulle trame politiche che influenzano le popolazioni dell’universo narrativo. Le astronavi e gli strumenti tecnologici avanzati ci sono, ma non sono preponderanti. A questi si affiancano i popoli, le loro usanze, i loro riti e le loro religioni. L’esempio più chiaro di questo connubio sono i Fremen, il popolo che abita il pianeta deserto di Arrakis e che prende ispirazione dalla cultura araba e mediorientale.

Un worldbuilding complesso

Eroismo, guerra, religione, ambientalismo: i temi toccati nel racconto di Dune sono molti e diversi. «Dune è stato uno dei primi libri di fantascienza a introdurre un worldbuilding complesso», rivela Lorenzo Fantoni, giornalista esperto di cultura nerd e di fantascienza, «Oltre agli intrecci politici, che venivano ben prima di Game of Thrones, per la prima volta si parla di culture, religioni, di armi, armature, di viaggi interspaziali. È grazie alla sua complessità che ha ispirato successivamente altre opere come Star Wars o Warhammer 40.000». Per worldbuilding si intende la creazione di un mondo immaginario in tutti i suoi aspetti caratterizzanti, e il mondo di Frank Herbert ha avuto fortuna proprio grazie all’enorme quantità di dettagli e di storie che ha inserito. Anche solo per comprendere l’importanza della “spezia” nel mondo di Frank Herbert, ben diversa da quella del mondo reale, questa parola richiede un approfondimento a margine del racconto.