Una settimana di workshop, spettacoli, ospiti internazionali per far conoscere alla città il teatro in una delle sue declinazioni più creative ed eclettiche: l’improvvisazione. Da lunedì 7 a domenica 13 luglio a Milano sarà tempo per il MiiM (Milano Impro international festival), la scommessa con cui le associazioni QuindiQuando e Teatribù apriranno al pubblico meneghino le porte di un’arte molto popolare all’estero ma che in Italia non ha ancora conosciuto eventi di grande respiro.

«In tutto il mondo – spiega Martina Pavone, presidente dell’associazione culturale QuindiQuando – ci sono festival internazionali di improvvisazione teatrale da diversi anni. In Italia il fenomeno è in crescita ma non ha ancora la meritata risonanza. In generale MiiM si inserisce in un progetto più ampio in cui proponiamo l’improvvisazione come nuovo simbolo di integrazione, strumento di comunicazione, educativo, sociale e comportamentale allo stesso tempo».

L’improvvisazione teatrale è l’arte dello stare in scena senza testo, creando storie e personaggi solo attraverso l’ascolto tra gli attori. È un’arte che sfida le regole canoniche della recitazione, in cui l’attore in scena è al tempo stesso autore e regista della propria azione e il pubblico assiste ogni volta a un evento unico. Obiettivo di MiiM è creare uno spazio di incontro, attraverso il teatro, fra Paesi e culture differenti: gli ospiti invitati infatti rappresentano dodici nazionalità diverse. Questa è una vera opportunità per Milano che, con Expo 2015, ambisce a diventare centro mondiale del confronto fra culture e del dibattito sui grandi temi dell’attualità: «Milano – continua Martina – sta diventando sempre di più una città cosmopolita, simbolo di integrazione e di buoni rapporti internazionali. L’improvvisazione è una risposta a queste nuove esigenze. È il giusto strumento di comunicazione, simbolo della nuova Milano sempre più europea e innovativa».

Per realizzare il progetto è stata lanciata una campagna di crowdfunding su Indiegogo e Flythegap: la pianificazione è in fieri e gli organizzatori sono alla ricerca di spazi, volontari e fondi. «Organizzare seriamente un festival di questo calibro – conclude la Pavone – non è cosa da poco e abbiamo deciso di affidarci al crowdfunding per far sì che il pubblico possa sentirsi parte di questo progetto fin da subito. Il crowdfunding è davvero il futuro della cultura».