Australia, gennaio 2022. Djokovic arriva a Melbourne pronto a giocare l’Australian Open, certo di aver ottenuto un’esenzione medica per entrare nel Paese, nonostante non si fosse mai vaccinato contro il Covid. In realtà quel torneo non lo giocherà mai: il visto viene revocato e viene mandato per quattro notti in un hotel dove risiedono rifugiati politici e richiedenti asilo. Interviene poi il ministro dell’immigrazione australiano, conferma l’annullamento del visto del tennista serbo che è costretto a risalire sull’aereo. Nel 2023, in un certo senso, la storia si ripete. Djokovic chiede una deroga per poter entrare negli Stati Uniti per giocare i Masters 1000 di Indian Wells e Miami nel mese di marzo. La richiesta è arrivata perché, fino al 15 maggio, gli stranieri non vaccinati contro il Covid non possono mettere piede nel Paese. Questa deroga, però, non è stata accettata e il serbo non potrà andare in America, dopo che lo scorso anno aveva già dovuto rinunciare ai quattro Masters 1000 nordamericani e allo Us Open.

“Sono d’accordo sul non ingresso negli Stati Uniti ai non vaccinati per la semplice ragione che non solo sono vaccinato, ma credo nei vaccini. Inoltre, penso sia sacrosanto rispettare la legge del posto”, è il commento di Giampaolo Pioli, direttore de La voce di New York. “Secondo me sarebbe meglio se lui si vaccinasse, così risolverebbe tutti i suoi problemi. Continuerebbe a vincere i suoi tornei e a stabilire nuovi record”. “Ciascuno è artefice del proprio destino. La scelta di non vaccinarsi ha delle conseguenze, ma mi sembra le abbia accettate. Certo la sua assenza è una disdetta sportivamente parlando, però non c’è niente di sbagliato. La soluzione sarebbe vaccinarsi, ma non desidera farlo, quindi è giusto che non entri negli Stati Uniti”, sostiene Federico Ferrero, giornalista e telecronista di Eurosport. Questa volta di polemiche non ce ne sono state. La richiesta è stata respinta e lui è rimasto a casa. Il provvedimento è rivolto a tutti, non solo alle persone famose. “Se Djokovic ottenesse una deroga, allora allo stesso modo qualunque lavoratore potrebbe chiederla. In questo caso è giusto che la politica faccia quello che deve fare e lo sport sia sottoposto alle leggi generali”, continua Ferrero.

Djokovic chiede una deroga per poter entrare negli Stati Uniti per giocare i Masters 1000 di Indian Wells e Miami nel mese di marzo. La richiesta è arrivata perché, fino al 15 maggio, gli stranieri non vaccinati contro il Covid non possono mettere piede nel Paese. Questa deroga, però, non è stata accettata e il serbo non potrà andare in America

La situazione Covid in America è comunque sotto controllo e si sta provando a tornare alla normalità. “Da New York a Los Angeles è però pieno di stand con dei giovani volontari che offrono test gratuiti a tutti”, racconta Pioli. “Negli Usa c’è una differenza evidente da stato a stato. Per esempio a New York c’è una rigorosa attenzione ai vaccini, mentre in Florida (dove si gioca il torneo di Miami, ndr) è il contrario. Tra l’altro molti newyorkesi sono emigrati lì, soprattutto perché il governatore della Florida ha avuto tra i suoi cavalli di battaglia la non obbligatorietà al vaccino”. Nelle ultime ore ha anche inviato una lettera al presidente americano Joe Biden, in cui chiede di eliminare le restrizioni per permettere a Djokovic di entrare nel Paese e giocare almeno il 1000 di Miami.

Tornando al tennis giocato, come rivedremo il numero uno del mondo dopo questa pausa obbligata? “Secondo me è uno stop non troppo lungo perché già ad aprile ritornerà in campo per tutta la stagione sulla terra battuta. Il contraccolpo psicologico delle polemiche legate alla questione vaccino suppongo lo abbia ormai superato, mi sembra che sul campo non ne risenta. Lo scorso anno, invece, per lui è stata durissima, soprattutto dopo quello che è successo in Australia”, commenta Ferrero.

Oltre a Djokovic, quest’anno anche Nadal salterà i tornei di Indian Wells e Miami, ancora alle prese con gli infortuni. Sarà forse l’occasione per veder vincere qualche volto nuovo. Alcaraz e Medvedev sono le certezze, tanti gli outsider, tra cui il nostro Jannik Sinner. “Senza Federer, Nadal e Djokovic è ovvio che i tornei non assomigliano più a quelli giocati qualche anno fa, ma questo è il tennis, uno sport individuale che vive anche di combinazioni particolari”, conclude Ferrero.