Nessuna giocatrice italiana era mai arrivata né in semifinale né, di conseguenza, in finale a Wimbledon, il torneo di tennis più antico, più prestigioso e più affascinante al mondo. Un primato che, a conferma dello straordinario momento che sta vivendo il tennis azzurro, ha conquistato pochi giorni fa la ventottenne Jasmine Paolini, al momento ultimo suggello di una stagione in continua ascesa, iniziata col primo titolo WTA 1000 in carriera – sul cemento di Dubai – e proseguita con due finali slam consecutive: sul rosso del Roland Garros di Parigi e sul green di Wimbledon. Dall’altra parte della Manica e a poco più di un mese di distanza dallo 0-2 patito all’Open di Francia contro la n°1 al mondo Iga Swiatek, Paolini non riesce – stavolta per molto meno – a mettere la ciliegina sulla torta di un altro slam giocato da protagonista. La sconfitta arriva alla seconda sfida di sempre contro Barbora Krejčíková, testa di serie n°31 al torneo e più grande di Jasmine di soli 14 giorni. Per la tennista ceca è il secondo slam in carriera – dopo il Roland Garros 2021 – e l’ottavo titolo a livello individuale: due in meno rispetto a quelli vinti in doppio, dove è tra le poche del circuito ad aver vinto, in coppia, tutte le prove del Grande Slam.
La partita
La finale di Jasmine Paolini non inizia nel migliore dei modi, ricordando in parte la sofferta semifinale, poi ribaltata, contro Donna Vekic. Krejčíková inizia in maniera impeccabile: strappa subito il break all’azzurra e non concede punti sul proprio servizio, portandosi due giochi avanti. Paolini, dal canto suo, soffre l’aggressività e la varietà del repertorio dell’avversaria ma rimane in campo, almeno fin quando la ceca non si prende il secondo break, portandosi 1-4. Il set finisce per scivolare rapido a favore di Krejčíková per 2-6, che concede solo qualche errore e chiude con un’elevata percentuale di punti sulla prima palla (intorno al 90%).
Il copione si inverte presto nel secondo set: come spesso accaduto a Novak Djokovic in quello stesso Centre Court, la sosta in bagno alla fine del primo set si rivela rigenerante per Paolini, che trova fiducia nel servizio e sale in cattedra su quello dell’avversaria, trovando costante profondità nelle proprie risposte. Avanti 2-0, l’azzurra si complica la vita nel terzo gioco ma, oltre alla grinta e alla determinazione, c’è anche un’arma in più che la porta avanti di un ulteriore gioco: il suo sorriso – contagioso anche per lo stellare pubblico dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club – sfoderato anche dopo aver rischiato di concedere una palla break all’avversaria. Dall’altra parte della rete, Krejčíková non è la stessa del primo set: spesso nervosa e imprecisa sul lancio della palla, concede due doppi falli consecutivi e molti errori gratuiti, oltre ad abbassare parecchio la percentuale di punti con la prima. Un vistoso calo che rianima Paolini – capace anche di parare un violento smash dell’avversaria – e che manda la partita al terzo, con uno speculare 6-2 in favore della giocatrice di Castelnuovo di Garfagnana.
Prima del set decisivo, a rientrare nei bagni è la Krejčíková ma l’effetto rigenerante si rivelerà lo stesso. L’inizio del terzo set conferma comunque l’equilibrio maturato al termine dei primi due, con entrambe le giocatrici che non concedono punti sui rispettivi turni di servizio, sempre più pesanti alla stregua di calci di rigore. L’impasse si mantiene almeno fino al 3-2 in favore di Paolini: l’avversaria ottiene il 3-3 su un punto che, forse, avrebbe cambiato le sorti del match: la review elettronica dell’occhio di falco – esibita solo in favore degli spettatori tv, non essendo stata chiamata dalla Paolini – mostra infatti che la palla, se pur di un pizzico, è out. Nel game successivo, il settimo del set, la partita svolta definitivamente in favore della Krejčíková, che si prende il break in un momento di ritrovata fiducia e aggressività, approfittando dell’unico doppio fallo commesso nella partita dall’italiana. La vittoria del primo Wimbledon per la ventottenne della Repubblica Ceca – che diventa la quinta campionessa del torneo con questa nazionalità – arriva sul definitivo 4-6, dopo che Paolini ha annullato due match point ma anche sciupato, a sua volta, due palle break utili, per un attimo, a ridare linfa al proprio sogno.
Per il settimo anno consecutivo, Wimbledon ha una regina diversa dall’edizione precedente, sebbene Krejčíková abbia la stessa nazionalità della campionessa uscente Markéta Vondruošová, out quest’anno al primo turno. Per Jasmine Paolini, archiviato l’amaro in bocca, rimane la gioia e il merito di essere arrivata lì dove nessuna connazionale, prima di lei, era mai arrivata e dove lei, come ha ammesso negli scorsi giorni, sognava di essere quando, da piccola, guardava i champhionship dalla tv di casa. La grintosa e sorridente tennista azzurra ripartirà dalla seconda finale slam consecutiva che, nonostante la sconfitta, le garantisce la posizione numero 5 del ranking WTA – miglior risultato personale. Prossimo obiettivo, per la tennista toscana, l’imminente Olimpiade di Parigi, dove c’è grande attesa per lei anche nelle vesti di doppista in coppia con l’amica Sara Errani, inseparabile presenza nel box di Paolini nella quindici giorni di Wimbledon. Il torneo olimpico si giocherà su quegli stessi campi in terra battuta del Roland Garros, dove Jasmine ha sfiorato una delle due sue imprese di quest’anno. Ironia della sorte o segno del destino per un pronto e immediato riscatto?