Una polemica tira l’altra. Se in America tiene banco la decisione di escludere Novak Djokovic, privo di vaccinazione contro il Covid, dai tornei di Indian Wells e Miami, in Inghilterra si sta riaccendendo il dibattito sulla riammissione dei tennisti russi e bielorussi ai tornei che si giocheranno nel Regno Unito tra giugno e luglio. Secondo diverse testate locali, sembra che gli atleti di Russia e Bielorussia potranno tornare a competere in Inghilterra quest’estate. L’unico obbligo dovrebbe consistere nel firmare una dichiarazione con la quale si impegneranno a non glorificare e sostenere attivamente il conflitto in corso in Ucraina.
Ma da dove nasce questa storia? Un anno fa, dopo l’invasione della Russia in Ucraina, il governo inglese ha impedito ai tennisti russi e bielorussi di partecipare agli eventi organizzati in terra britannica, tra cui Wimbledon, il celebre torneo del grande slam. Questa decisione ha suscitato numerose polemiche e risposte concrete da parte delle principali organizzazioni tennistiche. L’Atp e la Wta, rispettivamente rappresentanti del circuito maschile e femminile, hanno deciso di non calcolare nelle classifiche mondiali i punti ottenuti dai giocatori durante l’edizione di Wimbledon 2022. Inoltre, le due associazioni hanno multato la federazione tennistica inglese (Lta) per un complessivo di 2 milioni di euro.
Per evitare nuovamente le pesanti sanzioni subite l’anno scorso, la federazione tennistica inglese potrebbe permettere agli atleti russi e bielorussi di partecipare ai tornei organizzati in Gran Bretagna.
Nelle scorse settimane la battaglia politica tra le associazioni e Lta si è riaccesa. Atp e Wta, infatti, hanno minacciato di cancellare le edizioni 2023 di Queens, Eastbourne, Nottingham e Birmingham, i quattro tornei inglesi pre-Wimbledon e posti sotto la loro giurisdizione, in caso di mancata riammissione dei tennisti russi. Per quanto riguarda lo slam londinese, non gestendo direttamente il torneo, Atp e Wta si sono detti pronti nel caso a non assegnare nuovamente i punti valevoli per le classifiche. La Lta è consapevole di non poter sostenere ulteriori sanzioni, sia livello economico che a livello di immagine, e sta cercando di convincere il governo inglese a dare il via libera agli atleti russi e bielorussi.
Questo dibattito scaturisce da un evento che va ben oltre lo sport. Ma il dubbio sorge spontaneo: è giusto che la politica invada il mondo dello sport? È corretto che l’Inghilterra penalizzi dei singoli atleti solo perché provenienti dalla Russia? Per Federico Ferrero, giornalista sportivo di Eurosport, non è facile dare una risposta: «Da un lato non ci sono dubbi sul fatto che la Russia vada condannata per aver invaso l’Ucraina. E non ci sono dubbi sul fatto che l’Inghilterra ha tutto il diritto di prendere questo tipo di decisioni. Dall’altro lato non è bello vedere classifiche e tornei un po’ alterati dall’assenza forzata di alcuni giocatori. E soprattutto tutte queste battaglie politiche intestine tra organi tennistici sono penalizzanti».
Ferrero mostra invece scetticismo per quanto riguarda la dichiarazione contro la guerra da far firmare ai tennisti russi: «La firma di questa carta non cambierebbe nulla. Poi non ho mai sentito nessun giocatore russo o bielorusso promuovere la guerra. Anzi, tennisti di alto livello come Andrej Rublev e Daria Kasaktina si sono spesi più volte davanti ai microfoni per chiedere la pace. E in ogni caso non dimentichiamo che sono solo atleti spesso privi di strumenti per poter valutare un evento di così ampia portata come una guerra». Ma infine il giornalista di Eurosport sottolinea un aspetto importante: «È normale che le decisioni dei singoli stati prevalgano sullo sport. Il tennis è uno sport che si gioca in tutto mondo, anche in paesi dove i diritti umani e civili non sono rispettati. Molte nazioni hanno specifiche restrizioni e i giocatori ne devono essere sempre consapevoli».
In attesa quindi di una decisione definitiva da parte dell’Lta, in questi giorni hanno fatto rumore alcuni gesti e dichiarazioni divergenti su questo tema, da parte di alcuni tennisti ucraini. Da un lato Marta Kostjuk che domenica scorsa, dopo aver vinto il suo primo titolo in carriera nel Wta 250 di Austin, si è rifiutata di stringere la mano alla sua avversaria: la russa Varvara Gracheva. Dall’altro lato le frasi del doppista Oleg Prihodko: «Condannare gli atleti russi non fa altro che alimentare il conflitto. Tutto diventa strumento di guerra e perdi di vista i principi dello sport. Non ho mai condiviso il ban ai tennisti provenienti da Russia e Bielorussia».