Se la montagna non viene a Maometto, Maometto va a Steccato di Cutro. Per la presidente del consiglio Giorgia Meloni quella di oggi è una giornata cruciale. Perché ciò che farà e dirà davanti a quel mare che non ha ancora restituito tutti i corpi dei naufraghi sarà un messaggio inequivocabile anche per l’Europa. Accusata dalle opposizioni di aver disertato le rive del naufragio, dove sono morti almeno 72 migranti,Meloni e il suo staff ragionano da giorni su un gesto «dal forte valore simbolico» dopo la bufera politica per il ritardo dei soccorsi. Per questo motivo la riunione di oggi si terrà proprio nel luogo della tragedia avvenuta la notte tra il 25 e il 26 febbraio.

La soluzione resta quella di un unico decreto. Le misure che il Consiglio dei ministri potrebbe adottare oggi cercheranno di seguire questo schema: rimpatri più rapidi per chi entra illegalmente, ma anche meno burocrazia per chi entra nelle quote di migranti legali.Uno dei punti certi è l’inasprimento delle pene per gli scafisti e la costruzione più rapida dei Cpr (i centri di permanenza per i rimpatri).Si metterà poi l’accento anche su nuovi corridoi umanitari, su finanziamenti ad hoc per i comuni per l’attività di inclusione, su una maggiore apertura ai flussi migratori regolari, sul rafforzamento dei centri di accoglienza. Si tenterà di rendere più efficaci anche le espulsioni verso Paesi sicuri: dossier che si sta sviluppando insieme all’Europa e ad alcuni Stati nordafricani. Ma su questo punto non si è ancora trovata un’intesa.

Il consiglio dei ministri, previsto per oggi pomeriggio nel municipio della cittadina calabra, ha tra i suoi buoni propositi quello di trovare un’ equilibrio tra la linea dura del leader della lega Matteo Salvini e le aperture all’accoglienza degli alleati. Ieri non ci si è riusciti e la riunione di preconsiglio che infatti è slittata a oggi data la delicatezza della situazione. La bozza ieri a tarda sera era ancora soggetta a lunghi dibattiti, giuridici e politici.

Ed effettivamente la contrattazione interna alla maggioranza per la preparazione del decreto è stata complessa, speciecon un Salvini scatenato che proprio ieri aveva lodato sui social le parole del premier britannico Rishi Sunak: “Se arrivi illegalmente nel Regno Unito non puoi chiedere asilo, non puoi beneficiare del nostro sistema di protezione dalla schiavitù moderna, non puoi pretendere tutele umanitarie”. Il tutto mentre è oggetto di discussione l’ipotesi di arrivare anche in Italia ad una stretta sui permessi di soggiorno, a partire da quelli concessi per ragioni umanitarie.

C’è da dire che Giorgia Meloni è stata perentoria nel ribadire che ai decreti Sicurezza, “figli di un’altra stagione”, non si torna. Anche perché vorrebbe evitare un nuovo braccio di ferro con il Quirinale, che li ha già bocciati due volte.A infastidire i vertici della Lega, oltretutto, è stata la scelta dell’esecutivo di cambiare la regia della questione migranti che adesso è passata nelle mani di Palazzo Chigia testimonianza che il “caso” Piantedosi non è ancora chiuso. Con il nuovo decreto, infatti, viene di fatto depotenziando il margine decisionale del ministro degli interni.

Per il premier britannico Rishi Sunak, “se arrivi illegalmente nel Regno Unito non puoi chiedere asilo, non puoi beneficiare del nostro sistema di protezione dalla schiavitù moderna, non puoi pretendere tutele umanitarie”

Ma una piccola vittoria il ministro dei trasporti l’ha anche strappata. Infatti, su richiesta della Lega, potrebbe entrare una nuova norma che porta il nome di Soumaoro – deputato eletto con Sinistra italiana e Verdi la cui famiglia è stata coinvolta in indagini sulla gestione dei migranti. Il provvedimento è pensato per intensificare gli strumenti di controllo nei confronti delle cooperative che si occupano di immigrazione e per facilitarne l’eventuale commissariamento in caso di irregolarità.

Su una cosa, però, Meloni e Salvini sono pienamente d’accordo:non bisogna più parlare di scafisti, ma di «trafficanti di esseri umani», e nel farlo si citano le parole di papa Francesco all’Angelus di domenica.Per i trafficanti, dunque, le pene – che oggi vanno da uno ai cinque anni di carcere – verranno aumentate, forse addirittura raddoppiate. Al ministero della Giustizia è stato chiesto di trovare il modo di inserire nel codice penale un’aggravante in caso di morte delle persone trasportate e se c’è stato un trasbordo tra una nave e un’altra sotto minaccia o estorsione.

Ma quello che la delegazione dei “big” dell’esecutivo si troverà davanti in Calabria non è un contesto facile. Già stamattina all’alba su una parete lungo la Statale 106 è apparsa la scritta “Cutro non difende Piantedosi”. Poi, ad aspettare i ministri,c’è anche un gruppo di familiari delle vittime del naufragio che hanno inscenato una sit-in contro l’ipotesi di trasferire le salme al cimitero islamico di Borgo Panigale a Bologna anziché rimpatriarle, come promesso dal presidente della Repubblica, che era giunto in visita settimana scorsa. Ma, come ha spiegato un funzionario della prefettura ai manifestanti, i rapporti specie con l’afghanistan sono difficili, per non dire impossibili e perciò molte richieste dei familiari non potranno essere esaudite. Ma in paese, anche stamattina, l’aria si taglia col coltello.

Da parte del governo però l’atteggiamento da seguire rimane quello del pragmatismo, anche nel dialogo con l’Europa. Una strategia, forse obbligata, per la quale le divergenze profonde sull’accoglienza dei migranti vengono in qualche misura attenuate. In questo senso le parole di plauso per l’Italia pronunciate ieri dal premier olandese Mark Rutte in visita dalla Meloni sono state sorprendenti.L’obiettivo sembra quello di provare ad estendere una collaborazione assai meno scontata, e meno ondivaga di quanto sia accaduto finora, sul modo di governare l’immigrazione.

L’ipotesi di un viaggio in alcuni Paesi africani, da fare insieme Meloni e Rutte, indica un piano ancora tutto da costruire per fermare le partenze e per fornire aiuti alle nazioni dalle quali arriva l’immigrazione clandestina. Tuttavia quello con i partner europei rimane un rapporto essenziale e fa capire come il tentativo di Meloni sia quello di trasformare la strage di Cutro in un’opportunità per spingere l’Europa a cambiare schema a vantaggio di tutti.