Matteo Lenardon, meglio noto come Bucknasty, è un giovane giornalista che vanta numerose collaborazioni da Vice a Uomo Vogue.

Qual è il social network che utilizzi con più frequenza? Perché lo usi di più rispetto agli altri? Quali altri utilizzi al momento, e in che misura?

Twitter. Il più utile perché ti permette di farti leggere agli estranei, senza che loro debbano entrare nella tua vita privata, o viceversa, non è autoreferenziale come Facebook e mi permette automaticamente di lanciare tutto ciò che scrivo su Facebook, così non devo frequentarlo troppo. Su Facebook pubblico invece video musicali o canzoni per le persone che conosco meglio, cose che creerebbero troppo rumore su Twitter. Uso anche LinkedIn, ma non mi è mai servito a nulla, se non per avere una vaga infarinatura generale delle persone con cui mi capita di avere a che fare per lavoro. Per il resto uso Instagram e Path. Foursquare e Yelp solo per informarmi su locali e ristoranti. Branch.com per leggere le uniche discussioni interessanti sul web.

Lo usi solo per scopi professionali (diffusione del tuo lavoro, contatti) o anche personali (amicizia, altro)?

Lo uso per diverti e confrontarmi. Lo uso per diffondere i miei articolivideo e ogni tanto cose strane che scopro. Seguo direttamente solo persone che mi fanno divertire. Poi ho delle liste private composte solo da giornalisti politici e così via per quando devo usare Twitter per lavoro o informarmi. Mischiare tutto, come fanno molti, crea solo rumore e distrazione.

In che misura i social network hanno influito sul mondo dell’informazione? È un bene o un male?

Funzionano un po’ da segnale di fumo, specialmente per i media nostrani così provinciali, capaci di credere che un trending topic lanciato da 3040 persone (quando va bene) sia una massa rilevante di opinione nazionale, sia il popolo della rete. Sono utili, ovviamente, per diffondere notizie e opinioni, ma la loro forza è largamente sopravvalutata. L’idea che Twitter e Facebook abbiano spazzato i regimi della Primavera Araba è una stupidaggine creduta solo in occidente. I social network ci hanno permesso di vedere cosa accadeva, certo, ma il lavoro e il sangue ce lo hanno messo milioni di persone che non hanno mai usato internet nella loro vita.

Per informarti su internet, che canali utilizzi?

Siti, giornali online (quali), feed, download di giornali, applicazioni… Uso aggregatori come Flipboard, News Republic e Google Reader. Ora quest’ultimo è morto, quindi sto utilizzando Feedly. Sono abbonato su iPad al New Yorker, Bloomberg Businessweek, New York Times. Quando c’è qualche reportage o articolo interessante compro le singole copie delle altre riviste americane in digitale. Leggerei volentieri i quotidiani italiani in questo modo, ma sono tutti orribili su tabletsmartphone. Ci sono migliaia di sviluppatori e designer geniali in Italia, ma gli editori di riviste e quotidiani nostrani hanno questo particolare talento per scovare i peggiori in assoluto. Uniche note positive: Il Sole 24 Ore e Link Magazine. Siti: leggo Metafilter, The Morning News, McSweeney’s, Pop Loser, Reddit, Kottke.org, Waxy.org, Gawker, The Awl, It’s Nice That, The Verge, The Post Family e altri troppo noiosi perfino per essere trascritti.

Quanta parte delle informazioni che ottieni da internet passa attraverso i social network? Cosa pensi dell’informazione filtrata in questo modo?

Pochissima, mi è capitato qualche volta di leggere qualche notizia devastante sui social, ma la prima cosa che faccio è andare sui siti di informazione per avere conferma che sia vera. E spesso capita che non lo sia. Proviamo a immaginare il Tg3 o la CNN se ogni settimana dicessero che 8, 9 persone note sono morte, o che hanno catturato il responsabile di “X” però poi ti accorgi che così non è. Nessuno li ascolterebbe più, eppure c’è gente che si informa solo così sui social. Che crede istantaneamente a quelle stronzate. A questo vanno aggiunti tutti i giornalisti, solitamente seri, che durante le crisi soffrono di ansia da prestazione, presi dall’eccitazione di dover essere i primi a scoprire il dettaglio, a chiosare con una frase brillante. È inutile essere primi, se si dicono cazzate. Per i social, alla fine, vale lo stesso adagioclichè della carta stampata: informarsi da più fonti, mai da una sola.

Come giudichi la tua reputazione in rete? Quanto peso pensi che abbia per chi ti legge?

Sul web vali come l’ultima cosa che hai fatto. Se hai scritto qualcosa di buono sei “un genio”, se hai scritto qualcosa che non merita il termine “genio” allora  “sei uno stronzo”. Non ci sono vie di mezzo;  sei il nuovo DFW oppure il peggior essere vivente sulla terra. La reputazione è comunque influenzata da fattori esterni, che spesso esulano dalla rete. Sul web è molto più semplice che qualcuno ti segua non per “la reputazione”, ma perchè semplicemente a quel qualcuno piace ciò che fai. E il “piacere a qualcuno” è qualcosa di così gassoso e instabile che si risolve con un click di unfollow.

Come reagisci quando non hai accesso a internet? Quanto spesso ti accade?

Normalmente non mi disturberebbe, non ho bisogno di essere connesso stile hive mind 24/7, però mi capita solo quando sto lavorando. Ho un abbonamento internet 3 e quando non c’è una connessione “perfetta” va in roaming, ergo mi cade la connessione. Questo accade spesso in luoghi chiusi, o durante concerti e manifestazioni in cui la rete viene sovraccaricata e muore.

Cosa resterà dei tuoi profili sui social network tra 5 anni? Pensi che quelli attuali resisteranno fino ad allora? Quanti ne hai già abbandonati? Li hai cancellati o esistono ancora?

L’unica cosa che rimarrà sempre sarà la mail. La danno continuamente per vetusta e superata, ma resisterà sempre perché è uno standard che tutti possono utilizzare e a cui tutti possono interfacciarsi. Avremo client più intelligenti che renderanno più utile e moderna la mail. In 5 anni probabilmente il panorama non cambierà molto, Twitter rimarrà la cosa che serve per leggere cosa pensa Gerry Scotti della guerra in Syria e Facebook il coso per vedere le foto delle serate degli amici a cui non parli. Sicuramente perderanno smalto, diventeranno sempre più istituzionalizzati e quindi apriranno la porta a nuovi social targhetizzati “per gggiovani” (magari disponibili solo in mobile) o legati a soddisfare passioni particolari. Ho cancellato Pinterest quando mi sono accorto che avevo un pene di troppo per utilizzarlo. È molto più probabile che esistano accountprofili orfani di qualche app inutile che ho provato.

C’è qualcuno a cui ti ispiri nell’uso dei social network? Chi?

Non lo so, ma spero di fare il contrario di qualunque cosa dicano le persone che nella bio hanno scritto social media addict o social media strategist.