Se sei un appassionato di TikTok e segui gli ultimi trend avrai sicuramente comprato un bicchiere del trofeo di hockey sul ghiaccio Stanley Cup, un piccolo massaggiatore facciale per il viso o un indumento modellante della linea SKIMS di Kim Kardashian. Tutti prodotti che tra una settimana o un mese non saranno più virali. Sebbene sia chiaro che i follower sono disposti a spendere i loro soldi per gli articoli recensiti dagli influencer, ultimamente c’è stata una crescente discussione sull’integrità di questi commenti e sull’effettivo utilizzo degli articoli stessi.

Per queste ragioni è nato l’hashtag #deinfluencing, che ad oggi conta oltre 50 milioni di visualizzazioni: un hub per migliaia di TikTokers che smascherano il fascino dell’influencer e le recensioni sui prodotti di bellezza diventati virali. Un fenomeno simile all’anti-haul nato su YouTube per far vedere tutti quei prodotti che i creators si rifiutano di comprare. La crescita di questa tendenza è una risposta all’infinità di oggetti che gli influencer consigliano ai propri follower, perché semplicemente li devono avere. L’utente medio trascorre più di un’ora e mezza al giorno su TikTok, consumando una grande quantità di contenuti. La conseguenza è il continuo peggioramento dell’atteggiamento degli influencer, che spingono i follower a comprare sempre più prodotti. Spesso i video in cui vengono recensiti degli oggetti sono sponsorizzazioni e a volte si può essere pagati anche attraverso la condivisione sul proprio profilo di un link o di un codice di affiliazione. In questo modo ogni volta che un utente acquista, cliccando dal link suggerito, l’influencer riceverà una piccola percentuale.

Nonostante l’industria dell’influencer marketing o marketing di influenza abbia raggiunto oltre 16 milioni di dollari l’anno scorso e per quanto la Generazione Zeta ami TikTok, molti si stanno preoccupando della sostenibilità e desiderano ridurre i propri modelli di consumo e di spesa.

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