“C’è ancora lo stigma di essere un senzatetto”. Morena Galimberti, volontaria di ProTetto, spiega a magzine.it che chi non ha una casa in cui dormire è spesso visto con diffidenza e, a volte, con paura. “Il primo, vero, nemico dei clochard è proprio l’indifferenza”, scandisce. Ed è per invertire questa tendenza che donne e uomini di questa associazione, che a Milano fornisce cibo e assistenza alle persone senza fissa dimora, si riuniscono tutte le settimane.
I volontari sono spesso giovani, i senzatetto spesso anziani o padri che sono caduti e hanno perso tutto. La rete che li sostiene è composta da associazioni come ProTetto: “Noi ci auto sosteniamo, non prendiamo soldi dal comune”
Dalla casa alle tende
“Noi cuciniamo in casa e il cibo che distribuiamo ai nostri amici viene preparato direttamente dai volontari”. Sono circa quaranta, molti giovani. A differenza dei senzatetto, spesso anziani italiani: “Ci diamo appuntamento in via San Pietro all’Orto, nel centro della città, dove ci sono molti bisognosi. Fanno una fila ordinata e distribuiamo il pasto”. Poi la giornata continua: i volontari raggiungono le tende di chi ha bisogno. Spesso non vogliono abbandonarle. “Hanno paura di venire derubati e succede abbastanza spesso”, spiega Galimberti.
A volte sono gli stessi senzatetto a chiedere l’aiuto della Associazione, perché i canali istituzionali, quando funzionano, seguono i tempi della burocrazia. Non mancano i padri che hanno lasciato i figli in case famiglia e vanno a vivere per strada. “Noi non prendiamo soldi dal comune e non siamo legati a nessun partito”, chiarisce. Spesso i volontari di ProTetto scelgono di appoggiarsi ai media: “Portiamo le storie di singole persone in televisione, in modo da risolverle”. I media fanno da cassa di risonanza, dunque, e le persone che hanno trovato un tetto sotto cui stare in questo modo sono diverse.
Umberto, 84 anni, di cui cinque in strada
“Grazie all’attenzione mediatica, un benefattore gli ha donato un appartamento”. Dopo alcuni anni, però, la persona che gli aveva messo a disposizione la propria casa ha avuto necessità di riaverla. Quindi Umberto è diventato, di nuovo, un senzatetto. Ma come mai un uomo di oltre 84 anni è in strada? “Il Comune, ogni volta, per un cavillo non riesce a fare nulla”, taglia corto Galimberti. Poi aggiunge: “Si è dimenticato di rinnovare l’Isee. Ma non è una azienda il cui fatturato può variare: Umberto vive per strada e l’amministrazione lo sapeva. Che Isee poteva avere?”. Per questo, però, è precipitato nella graduatoria degli alloggi popolari. “Umberto spesso si scusa, ha paura che noi perdiamo il nostro tempo con lui”. Ora, grazie a una raccolta fondi pubblicizzata sulla pagina Instagram Milano bella da dio sta in un appartamento, ma non potrà stare lì per sempre.
Un boccone con il cuore
“Tutti gli anni invitiamo i ristoratori a ospitare un pranzo o una cena. A chi lo fa diamo un adesivo da mettere in vetrina”. Il progetto si chiama Un boccone con il cuore e si ripete tutti gli anni e la solidarietà, talvolta, è contagiosa. “Un ragazzo, una volta, è stato preso a bottega da un ristoratore. Un giorno mancava un lavapiatti e il senzatetto si è proposto per prendere il suo posto”. Per Galimberti è la dimostrazione che “lo stare insieme, il fare rete, porta anche alla creazione di posti di lavoro”. Questo non è l’unico progetto che tiene insieme cucina e beneficenza: “Ogni anno organizziamo il pranzo di Natale: solitamente lo offre don Sergio del teatro Gregoriano di Milano”. Quest’anno c’è una novità: “Il 28 di dicembre saremo al Diana Majestic Hotel. Ci riempie il cuore sapere che a servire i pasti saranno anche i Ragazzi del sorriso, persone con la sindrome di down”. Tutti invitati, quindi. Perché spesso la povertà la si conosce non solo commissionando studi da dentro le istituzioni: “meglio fermarsi e guardare dentro i finestrini delle macchine parcheggiate in strada”, conclude Galimberti.