Favorire il dialogo fra islam e cristianesimo con una piattaforma per fare incontrare studiosi europei e mediorientali, su comuni lavori di ricerca. È questo uno degli obiettivi di Pluriel, sito web che raccoglie materiali e dialoghi sulle tematiche di confronto tra le due culture.

«Pluriel è l’anagramma di Plateforme Universitaire de Recherche sur l’Islam en Europe et au Liban. Fanno parte del nostro network tredici università, membre del FUCE (Fédération des Universités Catholiques Européennes)» spiega il professor Paolo Luigi Branca, docente di lingua e letteratura araba e storia dei Paesi islamici all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, oltre che membro della direzione di Pluriel. «Vorremmo espandere il network soprattutto nelle aree anglosassone, nell’Europa dell’Est e nei Paesi arabi del Mediterraneo: aree dove non siamo ancora riusciti ad arrivare. L’invito è aperto anche ai singoli ricercatori e alle università non cattoliche: Pluriel vuole creare una rete mediterranea di esperti che si occupano di integrazione fra il mondo islamico e quello cristiano stiamo tentando di creare una rete euro-mediterranea di esperti di queste tematiche, che ancora oggi vengono approfondite senza un network di confronto delle proprie conoscenze».

Se l’auspicio del professor Branca si realizzerà, Pluriel potrà pensare inoltre seriamente di inserirsi nelle graduatorie per i finanziamenti europei. Ad esempio quelli del progetto Horizon 2020, un’iniziativa della strategia Europa 2020 che stanzia un budget di 80 miliardi di euro per favorire la ricerca e l’innovazione dell’UE in vari ambiti, tra i quali, in particolare, quello della coesione sociale.
Pluriel, oltre a divulgare ricerche e pubblicazioni accademiche, vuole favorire l’incontro con le realtà di integrazione direttamente attuate sui territori, in modo da pensare a delle strategie inclusive delle minoranze etnico-religiose che vivono da lungo tempo in Europa. In primis quella islamica.

«È importante conoscere e imparare dalle realtà di Paesi che vivono già da tempo fenomeni di immigrazione e integrazione. Ad esempio nel Regno Unito è ben radicata una massiccia comunità indo-pakistana, così come in Germania comunità turche. Quindi bisogna sfruttare le peculiarità di ciascun Paese per arricchire le proprie pratiche di coesione sociale e abbandonare la nostra mentalità localista. Solo così potremo ipotizzare una gestione del fenomeno di integrazione della comunità islamica che per ora stiamo subendo» continua il professor Branca. «Nell’ultimo anno, di fronte a eventi che hanno colpito l’attenzione dei cittadini europei (come le tragedie che accompagnano le migrazioni attraverso il Mediterraneo), ci sono stati dei picchi mediatici che fanno percepire la questione solo come un’emergenza, ma la realtà non è questa: siamo di fronte a un processo di lungo periodo e purtroppo manca un progetto che guardi ai decenni a venire Secondo il prof. Branca, islamici e cristiani si troveranno a convivere in un’unica società: per questo è essenziale un progetto di integrazione di lungo periodo È brutto da dire, ma siamo noi che abbiamo il potere e quindi la responsabilità di trovare una soluzione. Inutile dire che una strategia seria non può avere un fine elettorale (commuovere o sconvolgere l’opinione pubblica), ma quello di favorire nei prossimi decenni una convivenza».
Pluriel si rivolge all’Europa, in cui si stanno radicando molte comunità musulmane e al Medioriente in cui si sono sviluppate comunità cristiane.

La governance è composta da nove membri: il professor Branca; Leïla Babès, professoressa di sociologia delle religioni all’Università Cattolica di Lille; Valentino Cottini, direttore dell’Istituto Pontificio di Studi Arabi e d’Islamistica (PISAI) di Roma; Mohamed-Ali Mostfa, docente di letteratura inglese alla Cattolica di Lione; Emmanuel Pisani, direttore dell’Istituto di Scienza e Teologia delle Religioni (ISTR) di Parigi; Thom Sicking, a capo del Centro di Studi di Interpretazione di religione (CEDIFR) a Beirut; Vianney Vendrely, dell’Università Cattolica di Lione come Michel Younès, professore di teologia nel medesimo istituto. Infine Gonzalo Villagrán professore di etica cristiana a Granada.

Il team internazionale si riunisce due volte l’anno in una città europea o mediorientale e organizza un congresso biennale: nell’ultimo anno gli incontri di Lione, Milano e Beirut sono stati propedeutici all’organizzazione del prossimo congresso di Pluriel, il primo, che si terrà dal 6 al 9 settembre a Lione e avrà come titolo: L’Islam au Pluriel. Pensée, foi et société.

Il progetto è attivo da un anno, ma ha richiesto un lungo periodo preparatorio, un processo graduale di sviluppo per assicurare un’elevata qualità del risultato.
In futuro si prospetta la possibilità di coinvolgere nel network anche organizzazioni o singoli impegnati nei campi di interesse di Pluriel, anche se non appartenenti al mondo accademico. Perché, come chiosa il professor Branca: «Così facendo si rischia che gli accademici rimangano ai loro discorsi teorici senza un feedback da chi è a contatto tutti i giorni con le realtà di integrazione».