Come si usano immagini satellitari e dati geospaziali per inchieste che riguardano i crimini ambientali nel mondo, ma non solo? A margine del Festival Internazionale del Giornalismo 2023, Fernanda Wenzel, reporter freelance brasiliana, ha spiegato a Magzine.it come è stato possibile realizzare la sua inchiesta Ladrões de floresta, pubblicata da The Intercept Brazil. La serie racconta come alcuni gruppi imprenditoriali si stiano appropriando di terreni pubblici in Amazzonia per trasformarli in pascoli e aree per la vendita di legname, con l’avallo delle autorità statali brasiliane. Wenzel fa parte del Rainforest Investigations Network, un’organizzazione del Centro Pulitzer che si occupa di sostenere i progetti dei giornalisti che vogliono far luce sull’impatto che il cambiamento climatico e le politiche dei Paesi della foresta pluviale hanno sul territorio.
Quali sono i punti chiave di questo lavoro?
La mia indagine riguarda l’accaparramento di terre in Amazzonia, in particolare in alcune aree pubbliche. Nel 2020 si è verificata la più alta deforestazione nella storia della foresta amazzonica: nello stato di Pará in soli quattro mesi sono stati disboscati 16mila acri di terreno, l’equivalente di 6500 campi da calcio, per trarne profitto rivendendoli. L’obiettivo principale di questo mercato immobiliare sono le terre pubbliche non assegnate che appartengono al popolo brasiliano. Sono le ultime aree protette dell’Amazzonia ed è per questo che la maggior parte dell’accaparramento di terre e della deforestazione sta avvenendo in queste zone.
Nella pratica, qual è stato il supporto fornito dalla tecnologia?
Mi sono detta: “Ho bisogno del più grande esempio di deforestazione se voglio raccontare questa storia”. Sono andata su Mapbiomas, una piattaforma brasiliana che raccoglie le segnalazioni di deforestazione dai sistemi satellitari del Paese e ho trovato i dati relativi allo stato di Pará. Poi ho inserito i file su Qgis (un software che permette di analizzare graficamente dati spaziali, ndr) perché dovevo incrociare i dati della mappa dell’area deforestata con le terre federali brasiliane, che sono pubbliche. In Brasile, abbiamo anche archivi pubblici sulle multe per reati ambientali quindi ho potuto incrociare questi dati con le ricerche effettuate sulle aree deforestate e ho potuto individuare i soggetti coinvolti.
Quanto è stato decisivo l’utilizzo di questi dati?
Non avrei mai fatto questa indagine senza questo tipo di dati perché avevo bisogno di capire cosa stesse succedendo nell’area che stavo investigando e chi fossero le persone coinvolte nell’accaparramento di terre e nella deforestazione. L’unico modo per farlo era attraverso l’utilizzo dei dati geospaziali, così ho utilizzato questo metodo di indagine fin dall’inizio. Questo tipo di strumenti accessibili a tutti e l’analisi dei dati permettono di andare maggiormente a fondo nelle storie che raccontiamo.
Abbiamo detto che questi strumenti sono una sorta di rivoluzione, ma quanto è ancora importante il lavoro sul campo?
Ho fatto molto lavoro prima di andare sul campo utilizzando gli strumenti che avevo a disposizione, ma essere andata sul posto dove le cose stavano accadendo si è rivelato fondamentale. Abbiamo trascorso quasi un mese a pianificare il viaggio soprattutto per motivi di sicurezza. All’epoca era ancora più complicato perché eravamo nel bel mezzo delle elezioni presidenziali e in quell’area del Brasile la maggior parte degli abitanti sosteneva Bolsonaro. Quindi abbiamo svolto la maggior parte del lavoro sotto copertura. Solo andando sul posto ho potuto davvero capire quali fossero le dinamiche dell’area della Foresta amazzonica, il funzionamento dell’economia e l’atmosfera del luogo. Credo che il lavoro sul campo permetta di fornire al lettore della storia un’esperienza totalmente diversa.