«Sarà impossibile vincere la guerra se non distruggiamo l’UNRWA, e questa distruzione deve iniziare immediatamente». Così un ricercatore israeliano ha dichiarato alla Knesset, il parlamento israeliano, come l’eliminazione dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi sia un passaggio necessario per la vittoria della guerra. Da tempo, infatti, l’agenzia Onu è presa di mira dagli organi di informazione israeliani: l’accusa sarebbe quella di avere legami, diretti o indiretti, con il gruppo di resistenza palestinese di Hamas e di essere pertanto coinvolta nell’attacco terroristico del 7 ottobre. Insinuazioni che hanno indotto molti dei Paesi sostenitori a interrompere temporaneamente i loro finanziamenti a favore dell’ente.
L’UNRWA è stata creata nel 1949 per far fronte al contesto conseguente alla Nakba, quando più di 700mila palestinesi sono stati costretti da gruppi paramilitari sionisti a un esodo forzato dalle loro case per liberare il territorio e poter istituire lo Stato di Israele. Il suo scopo principale, come suggerito dallo stesso nome, è il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi e la realizzazione del loro diritto a tornare in patria. Questo progetto trova forte opposizione nel governo israeliano che, al contrario, mira a un’espulsione permanente dei profughi per poter continuare la sua occupazione del territorio.
In risposta a queste accuse, l’Agenzia Onu ha deciso di sospendere alcuni suoi dipendenti e avviare un’indagine interna, ma ha anche sottolineato come Israele non abbia fornito alcuna prova sostanziale delle sue tesi. Secondo quanto dichiarato dal portavoce dell’organizzazione, le uniche dichiarazioni di collusione con Hamas proverrebbero da alcuni funzionari delle Nazioni Unite, che avrebbero rilasciato queste affermazioni durante la detenzione israeliana perché sottoposti a tortura.
Sul punto si sono concentrate le attività del gruppo israeliano di controllo della disinformazione Fake Reporter, i cui risultati sono stati poi resi noti dal quotidiano israeliano Haaretz. Secondo quanto emerso, l’operazione di contrasto all’UNRWA sarebbe parte di un ampio progetto di propaganda israeliano detto “Hasbara”, volto a plasmare l’opinione pubblica globale. La narrazione contraria all’UNRWA sarebbe stata sostenuta da portali di informazione creati appositamente e condivisa, poi, da migliaia di account social falsi, nonché da influencer pro-Israele incaricati di amplificarne la diffusione.
La narrazione contraria all’UNRWA sarebbe stata sostenuta da portali di informazione creati appositamente e poi condivisa da migliaia di account social falsi, nonché da influencer pro-Israele incaricati di amplificarne la diffusione
Nel dettaglio, le tre fonti create specificamente per la propaganda anti UNRWA sarebbero: l’UnFold Magazine, che si presenta come fonte primaria di news da Israele; la Non-Agenda, che si mostra come una testata imparziale di notizie israeliane; la Moral Alliace, un’organizzazione apartitica celebrativa dei valori del mondo occidentale. Queste pagine vantano sulle varie piattaforme Facebook, Instagram e X un totale di 44.000 followers, ma la maggioranza sono fake. Sempre secondo Harretz, Israele avrebbe anche adottato un sistema tecnologico in grado di destinare contenuti parametrati al tipo e all’età degli utenti dei social per disincentivare la narrazione pro-palestinese nell’opinione pubblica. L’azione sarebbe avvenuta con l’utilizzo di bot per bombardare i social di articoli fortemente critici dell’UNRWA e sostenitori della sua abolizione. Tra questi pezzi ha avuto particolare diffusione un testo del Wall Street Journal, che però si è poi rivelato esser stato scritto con l’aiuto di un soldato israeliano in formazione e sulla base esclusivamente di affermazioni non comprovate.
L’emergere di tutti questi elementi non fa che aggravare la situazione di scarsa credibilità in cui versa Israele, che è ormai percepito da larga parte dell’opinione pubblica come carnefice di un genocidio più che come semplice vittima di un attacco. Sarà quindi interessante vedere che strategia adotterà e se deciderà di implementare i progetti di disinformazione per cambiare la narrativa che si sta diffondendo. Del resto, con la diffusione di internet e dei social media, la guerra si è trasferita su un ulteriore piano rispetto al semplice campo di battaglia: quello della comunicazione. Da quando i mezzi tecnologici di informazione e i social hanno raggiunto una così larga scala si cerca in ogni modo di veicolare informazioni, spesso anche false, che possano plasmare l’opinione pubblica a proprio favore.
Da quando i mezzi di comunicazione tecnologici e i social hanno raggiunto una così larga diffusione il conflitto si è spostato anche sul piano dell’informazione Avere la maggioranza della popolazione a proprio favore può essere un grande strumento politico, che può orientare scelte importanti per il destino dei conflitti: le decisioni dei vari Stati in merito a come prendere parte o meno ai vari sconti tengono sempre conto di quale sia l’opinione pubblica sul punto.
Qui l’articolo completo di Haaretz: https://www.haaretz.com/israel-news/security-aviation/2024-03-19/ty-article-magazine/.premium/israeli-influence-op-targets-u-s-lawmakers-on-hamas-unrwa/0000018e-5098-d282-a19f-7dd95cc70000