Inflazione, caro vita e affitti sempre più alti: gli studenti che decidono di trasferirsi in grandi città italiane per intraprendere un percorso di studi universitario si trovano a dover affrontare questi scogli. Il problema non riguarda solo Milano e coinvolge anche altre città universitarie. Tuttavia, la città meneghina offre gli esempi più lampanti di un mercato saturo e sempre più salato.

Milano, Bologna Venezia sono tra le mete più ambite dai fuorisede. Città di cultura, buon cibo e ottima istruzione che da diversi anni hanno visto i prezzi delle case impennarsi fino a toccare – come nel caso di Milano – anche i 22 euro al metro quadro di media. Un prezzo notevole se consideriamo che moltiplicati per i 40 mq di un monolocale di base fanno ben 880 euro solo per avere le chiavi dell’appartamento a cui, poi, vanno aggiunte le spese.  A Venezia e Bologna la situazione non cambia: le due città hanno un prezzo al metro quadro di poco superiore ai 17 euro al metro quadro. Un prezzo ben oltre la media delle rispettive regioni.

Questo dato è però solo una parte del racconto: un altro numero molto importante è quello temporale. Dal 2021 in avanti il prezzo medio di queste città è schizzato verso l’alto. A questo ha contribuito molto l’aumento dei prezzi ma uno dei fattori che hanno influenzato questa impennata è stata la speculazione. Per fare un esempio, solo la città di Bologna negli ultimi quattro mesi ha visto il prezzo salire di 1,60 euro al metro quadro: in linea con Milano, ma in contro tendenza rispetto a Venezia che è leggermente diminuita.

Eppure, queste sono tra le tre città più attrattive per gli studenti: basti pensare che a Milano, nel 2022, ci sono stati più di diecimila fuorisede che rappresentano il 45% degli universitari. Bologna supera questa soglia e si attesta intorno al 46%. Molto meno Venezia, ma comunque un numero considerevole: più del 30% degli iscritti nelle università della Serenissima sono fuorisede, quasi 5000. Proprio il capoluogo veneto è quello con l’incremento più alto rispetto all’anno accademico precedente con quasi 4000 matricole in più.

Nuove matricole vuol dire più gente in città e giro economico più ampio. Tuttavia, questi tre comuni spendono poco per aiuti a famiglie e studenti. Stando ai dati dei bilanci comunali, negli ultimi due anni qualcosa è migliorato, ma la situazione resta piuttosto grave. Non sappiamo a chi e in quali somme sono indirizzati i soldi pubblici di Milano, Venezia e Bologna, ma rimane il fatto che gli aiuti sulla casa non superano i 20 euro pro capite del capoluogo meneghino, un valore troppo basso per poter essere considerato accettabile.

Vivere a Milano, da lavoratrice fuori sede

«Sto facendo di tutto per restare a Milano, ma è una lotta tutti i giorni». Viviana Astazi ha 29 anni e viene da Roma. Si è trasferita a Milano nel dicembre del 2019 per frequentare la scuola di giornalismo. Viviana, che ora è giornalista professionista, ha vissuto l’evoluzione del mercato degli affitti, ha visto i prezzi dimezzarsi durante la pandemia e ora aumentare di ben tre volte. La sua stanza singola in un appartamento condiviso con altre cinque persone in zona Lorenteggio, periferia Sud-vest di Milano, è l’emblema delle difficoltà che un lavoratore fuori sede deve affrontare.

«I prezzi durante la pandemia si sono dimezzati per attrarre le persone. Tuttavia, chi è rimasto bloccato con il lockdown, come è successo a me, ha continuato a pagare la tariffa intera. Ora i prezzi sono triplicati rispetto al 2020/2021 per permettere ai proprietari di ‘rifarsi’ dei guadagni persi.  Ho anche visto i vari coinquilini che si sono succeduti nel tempo e ad ogni nuovo contratto il prezzo delle singole saliva sempre di più».

Viviana ha trovato la stanza su “DoveVivo”, un portale usato da chi ha poco tempo per trovare una sistemazione o chi è costretto a cercarla da lontano e non può dunque vederla di persona. Scorrendo gli annunci, si nota come in questo momento questa “agenzia a distanza” stia scontando i prezzi delle singole, ma le cifre rimangono comunque elevate.  «Una stanza – racconta Viviana – in via Bassini, zona Lambrate, ha un prezzo intero di 820 Euro al mese però fino al 31 agosto il portale propone un’offerta a 575 Euro. Sono tutti prezzi al rialzo. Un’altra stanza singola, in zona Loreto, ha il prezzo intero di 955 Euro, con l’offerta arriva a 670. Spesso si va a scatola chiusa: nell’urgenza di trovare una sistemazione, c’è chi accetta questi prezzi».

I prezzi proposti per una stanza dal portale “DoveVivo”

Questi prezzi fuori controllo vengono proposti anche da agenzie più grandi, come Immobiliare e Idealista. «Il problema – continua Viviana – non è solo di un’agenzia in particolare. Basta fare ricerca su siti più grandi e ci sono comunque prezzi che sono esorbitanti. Ad esempio una stanza doppia in via Giovanni Pacini 61, zona Lambrate, è a 830 Euro ma poi sotto c’è scritto che sono da aggiungere 70 Euro di spese condominiali, oltre alle utenze e alla tassa sui rifiuti. Si rischia di arrivare a 1000 Euro al mese, per una stanza, in una zona neanche centrale».

Questa corsa al rialzo coinvolge anche le altre cinque stanze presenti nell’appartamento di Viviana: «La camera vicino alla mia è la più costosa, è arrivata a 775  Eu, ma fino a novembre scorso costava 580 Euro. Nell’arco di due settimane c’è stato questo incremento di oltre 200 Euro. La ragazza è stata costretta ad accettare il prezzo perché viene da Aversa e ha preso la stanza a scatola chiusa. Ma, in questo modo, dà la metà del suo stipendio in affitto». Un altro coinquilino di Viviana, un ragazzo giapponese, è costretto a vivere in una stanza ricavata da quello che era un bagno di servizio, e paga un affitto altrettanto alto: «Stendendo le braccia riesci a misurare la grandezza della stanza. Non sono nemmeno nove metri quadrati: c’è un letto a una piazza, un armadio con una sola anta, una finestra. Il prezzo attuale di questa stanza è 640 Euro, 30 Euro in più rispetto a quanto pago io».  

Stanza singola ricavata da un piccolo bagno

Viviana, mentre guarda la lavastoviglie che perde acqua ma che non le verrà cambiata finché non si romperà del tutto, non vuole rinunciare a vivere in questa città: «Continuerò a lottare. Però mi rendo conto che per studenti fuori sede o semplicemente per giovani lavoratori che cercano di farsi un futuro qui è molto difficile perché quando metà del tuo stipendio se ne va per pagare un affitto di un monolocale o di una stanza, come nel mio caso, vedere un futuro roseo diventa complicato. Tengo alta la speranza».

Gli universitari e il diritto negato di vivere a Milano

«Tutto è partito lo scorso ottobre, quando abbiamo fatto un sit-in davanti Palazzo Marino». Ivan Zeduri si sta specializzando in Scienze Politiche all’Università Statale di Milano. Ivan conosce bene il problema del caro affitti. Lo vive ogni giorno, da quando è costretto a fare da pendolare dalla provincia di Bergamo, non potendosi permettere una stanza a Milano. Ma lo conosce anche attraverso le decine di storie dei suoi colleghi universitari. Per questo motivo si sta facendo loro portavoce all’interno dell’Unione degli universitari (Udu). Con questa organizzazione studentesca e sindacale è sceso in piazza per chiedere delle risposte.

«Siamo stati ricevuti dall’assessore al welfare e da lì è nata una discussione con l’amministrazione, che si è risolta nella creazione di un tavolo di lavoro sugli affitti che comprende tutte le rappresentanze studentesche sul territorio di Milano, sia pubbliche che private. Vorremmo trovare un sistema che permetta a tutti di usufruire di un’abitazione a Milano, ma non a prezzi insostenibili com’è successo lo scorso autunno».

Manifestazione di Udu davanti Palazzo Marino, ottobre 2022

Ivan sta portando avanti con Udu la battaglia per il diritto all’abitare, una questione che non riguarda solo gli studenti: «Ultimamente siamo anche impegnati con il Comitato Abitare di via Padova. La zona sta subendo una forte gentrificazione, che non tiene conto delle esigenze delle persone che abitano in quel quartiere storico. Il nostro obiettivo è trovare un dialogo con l’amministrazione comunale in modo che si riveda il progetto di gentrificazione».

Ivan Zeduri dell’Unione Universitari (Udu); «Gli studentati per le università pubbliche non sono abbastanza perché in Lombardia non esiste un ente regionale per il diritto allo studio»

Un altro problema è la mancanza di studentati, ormai sempre più inaccessibili: «Gli studentati per le università pubbliche non sono abbastanza perché in Lombardia non esiste un ente regionale per il diritto allo studio – denuncia Ivan – quindi non c’è una progettualità di concerto sulle residenze universitarie. Attualmente solo sulla Statale di Milano risultano oltre 1400 idonei non beneficiari di alloggio, ragazzi che hanno diritto a un alloggio ma l’università non ha il posto dove metterli a dormire e quindi non possono trasferirsi qui a Milano. Sono costretti a rivolgersi al mercato del privato che ha dei prezzi ormai inaccessibili».

La sua storia di pendolare che da quattro anni fa avanti e indietro da Bergamo a Milano non è dissimile da quella di molti altri ragazzi:«E’ impegnativo, considerando un’ora e mezzo di tragitto e il fatto che il costo di TreNord non vale il servizio, ma non mi posso trasferire a Milano per la bolla inflazionistica sul mercato degli affitti».

«Una mia compagna – racconta Ivan – è costretta a fare da Milano a Novara tutti i giorni, due ore di viaggio all’andata e due al ritorno. Un altro mio compagno è disabile, e questa è una questione che non viene considerata né all’interno degli studentati né all’interno delle strutture universitarie per studenti fruitori della borsa di studio. Quando una persona con disabilità va dal privato, si trova la porta sbattuta in faccia, in luoghi dove spesso non c’è nemmeno l’ascensore». Ivan continua a farsi portavoce di queste storie per cercare di accendere un faro sull’emergenza abitativa. «Milano – conclude con amarezza – è tutto tranne che accessibile».

Cercasi stanza disperatamente: gli annunci sui gruppi social

Scorrendo gli annunci che inondano i gruppi di affitti su Facebook, ci si imbatte in richieste piuttosto inusuali, spesso rivolti a ragazze under 30. Molto diffuso è il fenomeno degli affitti brevi, soprattutto in quelle zone strategiche e coinvolte da trasformazioni come lo scalo di Porta Romana, proprio davanti a Fondazione Prada e dove il villaggio olimpico in costruzione lascerà il posto ad uno studentato.  

Un’altra tendenza è quella di cercare un affittuario disposto a condividere la casa con il proprietario. In un annuncio viene offerta una singola all’interno di un “appartamento signorile” a 850 euro al mese in zona Primaticcio, ma si condivide l’appartamento con la proprietaria e il suo cane. In un altro annuncio, una stanza doppia viene affittata a due persone, “preferibilmente donne”, in una casa da condividere per un massimo di sei mesi con l’anziana madre della proprietaria. Il prezzo di questa casa in zona Bonola, a Nord-Ovest di Lampugnano, non è indicato.

In vista del Salone del Mobile che si svolgerà a Milano dal 18 al 23 aprile, si chiedono fino a  cento euro al giorno per una stanza nel quartiere di NoLo, a Nord di Loreto. Al termine dell’appuntamento più atteso dal mondo del design, la stanza sarà affittata a quasi 800 Euro, ma sempre per periodi brevi.

Il problema del far west degli affitti a breve termine, soprattutto in vista di eventi anche internazionali che vengono ospitati a Milano, è stato affrontato anche dal recente Forum dell’abitare , in cui le amministrazioni si sono incontrate per cercare di dare una risposta ad un mercato ormai fuori controllo. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala e l’assessore comunale alla casa Pierfrancesco Maran hanno sottolineato l’esigenza di una strategia abitativa per limitare gli affitti turistici brevi e incontrollati, e regolamentare gli affitti a lungo termine e farli rientrare in limiti accessibili. Inoltre, il Comune ha creato il portale “Sos Affitti” per segnalare abusi, richieste esagerate e illegali e cercare di mappare le situazioni più critiche riscontrate da chi sta cercando una stanza o un appartamento in affitto.

 

“Case da incubo”: denunciare gli annunci su Tiktok

«Sono nata e cresciuta a Milano. Nonostante il legame con questa città, ora come ora meriterebbe di essere abbandonata». A parlare è Noemi Mariani, milanese doc che denuncia il mercato immobiliare milanese in una versione del tutto originale: attraverso dei video divertenti su TikTok.

Case da incubo” è il format video ideato dalla copywriter trentaquattrenne che ha spopolato in pochi mesi sul social più di tendenza degli ultimi anni. Centinaia di giovani studenti e lavoratori in difficoltà nella ricerca di stanze e appartamenti nella città meneghina si sono rivisti nei video-commenti comici dell’influencer milanese.   «Tutto è cominciato quando, un giorno, ho iniziato a navigare sui siti immobiliari. Ero incredula rispetto a ciò che leggevo: prezzi di case improponibili, il più delle volte relativi a stanze fatiscenti al limite della legalità – racconta Noemi -. Avevo una disponibilità economica di 160mila euro per il mutuo e ben presto mi sono resa conto che, con quella cifra, avrei potuto permettermi solamente un box auto».

Così, dal quel momento, Noemi ha iniziato a commentare e condividere in maniera comica alcuni video che ritraevano situazioni abitative inaccettabili. La risposta da parte dei followers è stata immediata: «Da un giorno all’altro hanno iniziato a seguirmi in tantissimi proprio perché le persone sentivano vicina la questione del caro affitti, soprattutto chi come me lavora e magari potrebbe permettersi qualcosa in più rispetto a chi è ancora studente».

Stanze buie, piccole e al limite del vivibile. Cucine cadenti e bagni indecenti. Sono queste le immagini degli annunci proposti sui siti di agenzie immobiliari e gruppi Facebook, con prezzi decisamente fuori mercato.

Stanze buie, piccole e al limite del vivibile. Cucine cadenti e bagni indecenti. Sono queste le immagini degli annunci proposti sui siti di agenzie immobiliari e gruppi Facebook, con prezzi decisamente fuori mercato. «Ricordo ancora il primo appartamento che visitai. Era su un piano rialzato, forse di venti metri quadri. Il water era praticamente attaccato al muro davanti, tanto da non consentire neanche di sedersi. Una cosa folle. Fortunato chi, grazie all’aiuto dei genitori, può permettersi una casa da solo senza coinquilini, per progettare anche una famiglia».

Dal racconto di Noemi trapela tutta l’incertezza per il futuro: «Ho trentaquattro anni e non ho intenzione al momento di crearmi una famiglia e neanche riesco ad immaginarla se la situazione resta tale. A questo punto bisognerebbe fare come fanno gran parte delle persone che vivono a Milano: subaffittare. Anche per pochi giorni, magari quando si è fuori per le vacanze. E’ triste pensare che c’è gente che lo faccia, che si metta a subaffittare le proprie mura domestiche. Ma a volte diventa necessario».

Il mercato immobiliare galoppa all’impazzata e la città diventa inaccessibile per sempre più persone: «Sono sempre di più i lavoratori fuori sede che rinunciano alla vita milanese. Chi è arrivato in città, anni fa, con la speranza di un futuro diverso, migliore, si ritrova ora a dover fare i conti con una realtà oramai troppo scomoda.  Ritornare nella propria città d’origine, quindi, sta diventando un’opzione sempre più comuneSono molto orgogliosa di essere stata una delle prime a sollevare il problema quando ancora non era di moda parlarne – conclude la giovane influencer -:  spero possa accadere qualcosa di simile a ciò che è successo a Napoli, dove si possono segnalare eventuali abusi in termini di affitto. Non so se possa concretamente aiutare, però questa potrebbe essere una tra le tante soluzioni possibili. Non so in che modo potrebbero cambiare le cose, sta di fatto che ognuno ha diritto a viversi la città in maniera serena e dignitosa. Sarebbe bello se chiunque vivesse e lavorasse a Milano, non finisse per adattarsi a ciò che c’è solo perché non ha scelta».