Come si sta evolvendo la professione del giornalista? Quali scenari si aprono nell’informazione del futuro?

Lo abbiamo chiesto a Marco Bardazzi (@marcobardazzi), giornalista, digital editor e caporedattore centrale alla Stampa. Come cronista dell’ANSA, tra il 1988 e il 2000, ha seguito alcune tra le maggiori vicende giudiziarie del paese. Dal 2000 al 2009, sempre per l’ANSA, è stato corrispondente dagli USA. In campo multimediale, è stato co-fondatore con Marco Pratellesi della webzine Reality Magazine (1996-1998). Ha curato l’ultima versione del sito dell’ANSA e si occupa attualmente dei progetti digitali della Stampa.

Qual è il futuro prossimo della professione giornalistica?

Il futuro del giornalismo per noi è già presente. Il lavoro sarà legato al contenuto a prescindere dal contenitore: non ci si dovrà più preoccupare della piattaforma attraverso la quale il contenuto viene fruito, ma si dovranno creare contenuti che sono adatti a tutte le piattaforme. L’integrazione tra carta e web, infatti, non è più un obiettivo, è qualcosa che si da già per acquisito. Ora è il momento di chiedersi cosa viene dopo. Viene un giornalismo multipiattaforma in cui chi racconta una storia deve saperla raccontare usando diversi mezzi. I due settori chiave del 2015 saranno i video e il mobile, non solo inteso come versione adattata dei siti, ma anche come app costruite ad hoc. Questo pone nuove sfide per i giornalisti, soprattutto per la vecchia guardia che deve acquisire competenze che vanno oltre quelle giornalistiche. Si può continuare all’infinito a fare battaglie per la difesa della tradizione, ma noi abbiamo bisogno di proporre ciò che ci sembra al pubblico possa piacere. Infine, è necessario che le redazioni cambino il loro metabolismo: se una volta la giornata lavorativa di un giornalista iniziava davvero solo nel pomeriggio, oggi noi registriamo il picco di visite al sito alle 9 di mattina. Non sarebbe professionale lasciare che questo accada mentre la redazione è deserta, perciò bisogna cambiare turni e organizzazione del lavoro.“L’integrazione carta-web è già un risultato acquisito, non più un obiettivo. Ora è il momento di chiedersi cosa viene dopo”

Come la tecnologia influenzerà i contenuti e le modalità di lavoro nelle redazioni?

La tecnologia sta già influenzando l’organizzazione del lavoro dal punto di vista della contaminazione. I giornalisti devono abituarsi a lavorare a stretto contatto con figure professionali nuove all’interno delle redazioni: giornalisti, sviluppatori, grafici, designer e creativi di ogni genere devono lavorare insieme e le nuove leve devono portare con sé competenze tecnologiche oltre che giornalistiche.

Alla ricerca del Sacro Graal della sostenibilità: dai paywall al native advertising, quale via per salvare le testate?

Non c’è un modello di business chiaro e compatibile per tutti in questo momento, ma in futuro le testate dovranno cercare fonti di guadagno diversificate. Magari meno proficue, ma più numerose. Non ci si potrà più basare solo sulla pubblicità. Nel 2015 vedremo sempre di più proposte di contenuti a pagamento o sistemi a consumo a importo fisso che ricalcano i modelli dei fortunati Spotify e Netflix. I giornali continueranno a esserci, ma con minore foliazione e magari come strumento di approfondimento del secondo o terzo giorno. Tutto ciò che si identifica con una testata continuerà a rivestire una grande importanza e a rappresentare una garanzia soprattutto in un periodo in cui si fa fatica a distinguere tra i vari contenuti quali sono quelli di qualità.

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