Google, Apple, Amazon: è corsa contro il tempo tra le big tech americane per investire nelle intelligenze artificiali come ChatGPT. Il mercato sta attirando svariati miliardi di euro, ma nel nostro continente non c’è ancora un quadro normativo per tutelare gli utenti. Ecco perché l’Unione Europea sta definendo una serie di leggi per regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale (IA) nei prossimi anni. Il percorso è iniziato nel 2021 e da dicembre 2022, al Parlamento europeo, si sta discutendo sugli emendamenti alla proposta di Regolamento. Il confronto dovrebbe terminare già a marzo di quest’anno, ma sono ancora diversi i nodi da sciogliere.

La proposta di legge, chiamata AI Act, è composta da 85 articoli divisi in tre aree principali: l’utilizzo dell’IA in situazioni a rischio, come il controllo dei confini e la sorveglianza delle infrastrutture critiche; l’uso dell’IA nei prodotti e nei servizi che possono influenzare la salute e la sicurezza dei consumatori; e, infine, l’uso in sistemi di decisione automatizzati come quelli utilizzati per il riconoscimento facciale.

Le nuove regole prevedono la creazione di un sistema di valutazione del rischio per le applicazioni potenzialmente pericolose e la necessità di garantire l’accesso ai dati di formazione utilizzati per creare gli algoritmi dell’intelligenza artificiale. Questo permetterà agli utenti di poter utilizzare questi strumenti nella massima trasparenza possibile conoscendo il modo in cui l’IA gestisce i propri dati.

Inoltre, l’Ue si sta attrezzando affinché le aziende che utilizzano l’IA siano tenute a fornire informazioni dettagliate sulla loro tecnologia. Molti esperti di IA hanno accolto con favore la proposta di regolamento, ma alcuni sostengono che potrebbe ostacolare l’innovazione e l’adozione del grande cervello meccanico da parte delle aziende. L’attenzione di Bruxelles è, comunque, orientata a porre il cittadino al centro, tutelando i suoi diritti di fruizione. Un piccolo passo per la macchina, un grande passo per l’umanità.

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