Sul web ormai la conoscono come Afrodite K, ma dietro questo nome da  supereroina c’è Daniela Fregosi, 46 anni, consulente formativa aziendale grossetana e malata di cancro al seno. La sua storia è simile a quella di molti altri lavoratori autonomi che scoprono di avere un tumore. Cosa rende le vicende di Daniela così particolari? Per aiutare le altre persone nella sua stessa situazione ha aperto un blog che parla del suo tumore.

Il calvario di Daniela è iniziato nell’estate del 2013, quando ha scoperto di avere un cancro al seno. Da quel momento ha iniziato a informarsi sugli aiuti previsti per i lavoratori a partita Iva che hanno un tumore. «È stata una sensazione bruttissima – racconta Daniela – chiedevo informazioni su quali aiuti fossero previsti per casi come il mio, le cercavo su Internet e non trovavo niente. Solo indicazioni rivolte ai lavoratori dipendenti. Mi sono sentita abbandonata».

Ed è per questo motivo che ha deciso subito di aprire il suo blog, dietro lo pseudonimo di Afrodite K. «Non voglio – continua – che gli altri malati debbano ritrovarsi nella situazione di smarrimento che ho dovuto affrontare io nei primi mesi dopo la diagnosi. L’idea del nickname? Mi è venuta ricordando il cartone animato Mazinga Z, di cui ero fan da piccola: Afrodite A era un robot femmina con il seno di ferro. Visto che dopo la mastectomia mi è stato inserito un espansore molto duro sotto la pelle, mi è venuto subito in mente questo personaggio. Poi ho cambiato la lettera “A” con la “K” perchè in questo modo viene spesso chiamato, tra i malati di tumore, il carcinoma».

L’ironia con la quale Daniela è riuscita a raccontare la sua vicenda le è valsa da subito la solidarietà di tantissime persone che si sono imbattute nel suo blog. «Ho aperto una petizione su Change.org – racconta Daniela -, indirizzata al Presidente del Consiglio e al Ministro del Lavoro, che ha raccolto 5 mila firme in soli dieci giorni. Ogni giorno ricevo mail di ringraziamento per ciò che sto facendo sul blog». Daniela, infatti, oltre a raccontare la sua storia e a denunciare la condizione dei lavoratori autonomi in materia di assistenza sulle spese sanitarie, condivide tutte le informazioni che riesce a raccogliere grazie a un grande lavoro di ricerca che l’ha resa una vera esperta in materia: «Ho speso intere giornate in fila agli uffici pubblici e ad informarmi sulla legislatura vigente. Una volta mi è capitato anche di “istruire” un funzionario Inps riguardo ad una circolare in materia del maggio 2013».

Sono proprio i soldi il problema principale dei lavoratori autonomi malati. «Un libero professionista – spiega – ha diritto a un massimo di 61 giorni di malattia all’anno. Inoltre, deve dimostrare di aver accumulato almeno tre mesi di contributi nei 12 precedenti la richiesta di malattia. Tralasciando il fatto che per i lavoratori dipendenti i mesi di malattia previsti arrivano fino ad un massimo di 18, prorogabili nel caso in cui vi sia un peggioramento delle condizioni del malato, secondo voi è giusto che chi, come me, ha pagato 75.530 euro di contributi in 22 anni di lavoro debba vedersi negare l’indennità di malattia solo perchè nell’ultimo anno non ha potuto lavorare?». Nei sette mesi successivi alla diagnosi, Daniela ha pagato 6444 euro per curarsi, senza poter lavorare. «Sono andata avanti grazie ad un piccolo aiuto da parte della mia famiglia – conclude – e alla generosità di persone che nemmeno conosco e che mi hanno inviato delle donazioni per ringraziarmi dell’impegno con cui, attraverso il blog, aiuto gli altri malati nelle mie stesse condizioni».