La necessità del Kyiv Independent di farsi conoscere anche in Italia si capisce dai dettagli. All’intervista Daryna Shevchenko, amministratrice delegata della testata, si presenta con una borsa di tela brandizzata con il nome del giornale e quando sale il vento si mette una felpa con la stessa scritta. L’immagine conta anche in guerra e la start up è stata fondata tre mesi prima dello scoppio nel febbraio 2022 della “big war”, come la chiamano gli ucraini per distinguerla da quella nel Donbass iniziata nel 2014. Da allora i giornalisti che ci lavorano non hanno mai posato la penna.

Quaranta persone in redazione per fare inchieste e coprire la guerra in tempo reale. L’amministratrice delegata: “Fondamentale dare un contesto ampio alle notizie. E se la situazione precipita abbiamo un piano B per continuare a lavorare”

Durante il Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, Shevchenko ha tenuto insieme a colleghi giornalisti il panel Kyiv Independent: il successo senza precedenti di una startup giornalistica nell’Ucraina in piena guerra. La sala riservata all’incontro è quella per le grandi occasioni: l’Auditorium San Francesco. Ibridazione è la parola chiave per descrivere la testata. Il modello di business è a cavallo tra il giornalismo locale e divulgativo, mentre il sito riesce a tenere i piedi in due scarpe: breaking news e inchieste approfondite. 

Come è organizzato il vostro lavoro?
Siamo una squadra di circa 40 persone, la maggior parte è ucraina. Lavoriamo e aggiorniamo il sito 24 ore su 24, senza mai fermarci. Per questo due di noi fanno il turno di notte. Abbiamo un gruppo di giornalisti che si occupa di indagare sui crimini di guerra, con la scrittura di longform e di approfondimenti. Poi c’è anche una redazione a parte per le breaking news e per scrivere di ciò che accade in tempo reale.

Qual è il tipo di giornalismo più difficile da fare in tempo di guerra?
Ciascun tipo ha le proprie specificità e le difficoltà. Sicuramente il giornalismo investigativo richiede molto tempo e anche diverse risorse economiche. Portare avanti anche solo un’inchiesta può richiedere mesi. Per questo sono felice che il nostro lavoro inizi a essere conosciuto e riconosciuto anche in Italia.

La vostra redazione è a Kiev. Quali sono le principali difficoltà di lavorare sul territorio?
La situazione in Ucraina e nelle diverse città cambia molto rapidamente. A volte i pericoli che si corrono ci potrebbero spingere a pensare di spostare la redazione da un’altra parte, ma siamo il Kyiv Indipendent, già dal nome si capisce che dobbiamo rimanere lì. Stare sul territorio, poi, per noi non è solo una decisione da prendere a tavolino. A Kiev abbiamo tutto: dalla famiglia agli amici.

E se la guerra dovesse peggiorare? Davvero non cambierebbe nulla per voi?
Noi restiamo sempre giornalisti locali che scrivono quello che sta succedendo per un pubblico internazionale. In questo senso siamo un ponte tra l’Ucraina e il resto del mondo. Quindi, non ci sposteremo mai da Kiev con tutta la redazione. Però sì, abbiamo un piano B nel caso la situazione sul campo dovesse precipitare.

Voi raccontate una guerra a lettori che spesso non sono in Ucraina. Qual è la chiave?
 Il segreto è assicurarsi che negli articoli le notizie vengano sempre inserite in un contesto più ampio. È una parte molto importante del nostro lavoro, perché i lettori che ci leggono avrebbero sempre buone ragioni rivolgere la propria attenzione ad altro. Ci interessa in particolare fare comprendere quali siano le nostri radici culturali e storiche, ad esempio, per capire meglio questa guerra.

A proposito di cultura, spesso agli ucraini vengono mosse accuse di nazionalismo.
Il nostro nazionalismo è molto diverso dal nazionalismo che si trova in altri paesi. All’estero si conosce davvero poco della nostra storia e solo con questa guerra la gente ha scoperto l’Ucraina sulla mappa geografica e che non è un paese satellite della Russia. Noi ci siamo costruiti la nostra democrazia con il sangue e con le lacrime. Ora vogliamo difenderla.

Daryna Shevchenko, 33 anni, è amministratrice delegata del Kyiv Independent

Daryna Shevchenko, 33 anni, è amministratrice delegata del Kyiv Independent

Come valuta la comprensione di questa dinamica in Italia?
Purtroppo, in Italia questo si capisce davvero molto poco. La situazione è parecchio confusa, ma non è un problema circoscritto al vostro paese. Ovunque hanno ormai preso piede narrazioni false dell’Ucraina e molte di queste sono state portate avanti dalla propaganda russa da prima della guerra. Così le notizie false che sono state diffuse – come la non corretta comprensione del nostro concetto di nazionalismo – ora sono molto radicate.

Che ruolo gioca, in conclusione, il fronte informativo in questo conflitto?
L’informazione e la cultura sono fondamentali. Ogni sfumatura della nostra identità nazionale è importante, dalla lingua che parliamo all’arte. Anche il giornalismo – così come i documentari e i film – e tutto ciò che in un certo senso si inserisce in un processo creativo è coinvolto nella guerra. Molti sostengono che l’Ucraina abbia già vinto sul fronte informativo, ma non è così. Per questo è importate che i nostri giornalisti continuino il loro lavoro.