Occhi puntati sulle elezioni europee in Germania, dove a guadagnare terreno è il gruppo di estrema destra Alternative für Deutschland. Domenica 9 giugno gli elettori si recheranno alle urne per scegliere quale partito li rappresenterà al Parlamento europeo. Un voto, quello nel Paese, influenzato dai temi che più animano la tribuna politica tedesca: dalle migrazioni alla difesa, fino alla crisi climatica. E a giocarsi il tutto e per tutto sono tre grandi blocchi: la coalizione formata dal partito socialdemocratico, liberali e verdi, la destra di stampo cattolico della Christlich Demokratische Union Deutschlands e della Christlich-Soziale Union e, infine, il già citato Alternative für Deutschland. Ed è proprio la campagna elettorale di quest’ultimo partito a chiudersi nel sangue: lo scorso 5 giugno un candidato del gruppo alle elezioni locali di Mannheim è stato ferito con un coltello da un uomo affetto da disturbi psichici. Secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine, il 25enne stava danneggiando alcuni manifesti elettorali quando è stato avvicinato dal politico che ha poi colpito.
L’ascesa dell’Afd procede a ritmo costante, nonostante le ultime vicissitudini con protagonista proprio il capolista alle europee Maximilian Krah. Tra le accuse di aver stretto legami con Cina e Russia e le sue ultime dichiarazioni di matrice nazista, l’Afd resta uno dei partiti più chiacchierati – e al tempo capaci di attrare elettori – del Paese. Se da una parte la crescita dell’estrema destra tedesca è ormai evidente, dall’altra è impossibile ignorare la perdita di consensi da parte del Partito Socialdemocratico. «È probabile che alle europee i tedeschi non votino per la coalizione: una sorta di punizione per le ultime scelte dei socialdemocratici – spiega Susanne Fengler, docente dell’Eric-Brost Institut für internationalen Journalismus –. I conservatori e l’Afd potrebbero ottenere decisamente più preferenze».
Sono tanti gli errori commessi dall’Spd tedesco: a partire da una comunicazione inefficiente e poco accattivante fino alle politiche rivolte a favorire prettamente uno spicchio di elettori ben delineato, quello dei pensionati. «I socialdemocratici perdono tanti voti e lo fanno molto velocemente: è un partito che non parla la lingua dei giovani», spiega Fengler. Le nuove generazioni, però, sono interessate alla politica, vogliono esserne parte attiva e ritagliarsi un proprio spazio nel mondo: «Sono alla ricerca di figure che rappresentino i loro ideali, ciò in cui credono. Molti ragazzi votano i partiti che prendono a cuore le tematiche green, ma anche i liberali. Ci sono anche giovani, soprattutto maschi provenienti dalle aree rurali, che votano Alternative für Deutschland», aggiunge la professoressa.
E tra i temi che hanno infiammato la campagna elettorale non poteva mancare la gestione dei flussi migratori.Una questione divisiva e polarizzante che da tempo spacca in due l’elettorato dell’intera Unione europea. «Qui gli approcci sono di vario tipo: da una parte abbiamo l’Afd che si pone l’obiettivo assurdo di ripulire la Germania dagli stranieri. Un’aspirazione che, se raggiunta, provocherebbe gravi danni all’economia del Paese, dato che abbiamo bisogno di migranti – racconta Fengler –. Dall’altra abbiamo la restante fetta di partiti che ha preso alla leggera la questione, scegliendo di non affrontare di petto temi come l’immigrazione o il radicalismo islamico. Tutti fattori che influenzano una società che, ancora oggi, si aspetta di ricevere una risposta, o meglio una spiegazione, dalla classe politica».
Nelle ultime settimane i giornali del Paese hanno iniziato a produrre contenuti sulle elezioni, per fornire ai tedeschi le giuste coordinate per votare con consapevolezza, conoscendo in maniera completa i programmi elettorali e la storia dei partiti da cui vorranno farsi rappresentare. In Germania l’informazione ha assolto al proprio dovere, ma a farsi da parte, sfuggendo alle domande più stringenti e spinose, sono stati proprio i politici tedeschi: «Sono rimasti a distanza dai media che, in questo preciso momento storico vogliono vederci chiaro su temi come la guerra in Ucraina – spiega Susanne Fengler –. Questa è stata, a mio avviso, una vera occasione persa per confrontarsi e trovare un punto di contatto con l’elettorato».