Nel 2023 l’informazione corre veloce. Complici più di tutto i social media e i motori di ricerca, che con un click possono aprire un mondo. A volte falso e disinformato, a volte puntuale e veritiero. La disinformazione è un problema serio e lo sanno bene i giornalisti minacciati, imprigionati o assassinati. Così, per la prima volta, una comunità internazionale di reporter investigativi ha deciso di far luce su un business che fa molta paura: quello dei mercenari della disinformazione. L’indagine #StoryKillers parte dall’assassinio della giornalista Gauri Lankesh, che aveva denunciato le “fabbriche di bugie” nell’India centrale. A partire dallo scorso anno, più di 100 giornalisti di 30 media in tutto il mondo, coordinati dall’organizzazione Forbidden Stories, hanno continuato il lavoro di indagine sulla disinformazione globale.

Spesso questa minaccia, diffusa in tutto il mondo, è invisibile, ma, grazie al Rapporto dell’Oxford Internet Institute, nel 2021 oltre 80 Paesi hanno fatto ricorso alle campagne di manipolazione sui social media. Tra i media partner di #StoryKillers ci sonopiccole e grandi testate, tra cui alcune molto note come The Guardian, Le Monde, The Washington Post, Der Spiegel, El País e IRPI.

Una delle aziende individuate dai reporter è Eliminalia, che cerca di cancellare contenuti indesiderati per conto di terzi. La sede principale è in Spagna, ma conta uffici in diverse parti del mondo e ogni ufficio ha il compito di far sparire ciò che non è gradito ai propri clienti. Quando si fa una ricerca su Google, i primi link che si leggono sono quelli capaci di fare più visualizzazioni, ed è proprio contro l’algoritmo di quei link che lavora il team di Eliminalia. Inizia con l’inivare delle mail intimidatorie da indirizzi come egal-abuse.eu@pec.it o italy@abuse-report.eu, per poi passare all’attacco chiedendo direttamente a Google di rimuovere il link e, se Google ci casca, il gioco è fatto. Rimettere un contenuto online, infatti, è un procedimento complesso e il nuovo link finirebbe comunque per essere indicizzato nelle seconde o terze pagine di Google, dunque Eliminalia l’avrebbe vinta comunque. Nel 2022 sono state depositate 1.4 milioni di richieste di rimozione di 5.3 milioni di link. La maggior parte, per fortuna, non andate a buon fine.

Quando le email non bastano, però, entrano in campo le fake news. L’indagine #StoryKillers ha dimostrato anche che Eliminalia ha prodotto oltre 3mila articoli falsi, raccolti su 600 siti web, collegati a 48 nomi di clienti. Per salire di posizione nelle pagine di Google, occorre condividere la notizia su forum e blog. Google, infatti, prende in considerazione il numero di volte in cui quel link è stato incluso in altri siti web, secondo la logica del cosiddetto “backlink”. Eliminalia crea, così, backlink verso siti web fasulli per aumentare il traffico. Rimuovere un singolo link costa tra i 200 e 2mila euro, pagati da clienti anche italiani, e questo dà la misura del giro d’affari dell’azienda, attiva sul web dal 2013.


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