Gli occhi dei giocatori quando l’arbitro fischia la fine dell’incontro dicono tutto: c’è chi pone lo sguardo al cielo e piange di gioia, chi non sembra capire cosa stia succedendo. C’è chi è visibilmente scosso, triste, conscio di aver perso una bellissima occasione. E poi ci sono gli occhi orgogliosi di Gerard Piqué, il padre della neonata Kings League, che scende in campo per congratularsi con gli atleti e per godersi da una prospettiva che lui conosce bene lo spettacolo del Camp Nou.

Il 27 marzo, a gridare, applaudire e cantare sono in 90mila, mentre altri 2 milioni di spettatori seguono l’evento in streaming. Si tratta di un torneo di calcio a 7 per 12 squadre, in onda gratis tutte le domeniche su Twitch, Tik Tok e Youtube. Le rose comprendono calciatori professionisti ancora in attività, ex giocatori, streamers, ma soprattutto sconosciuti scelti dal pubblico

Il 27 marzo, a gridare, applaudire e cantare sono in 90mila, mentre altri 2 milioni di spettatori seguono l’evento in streaming. Immaginare un successo di questa portata – specie se si considera che si trattava della prima edizione del torneo – era impensabile, persino per i suoi ideatori. Ma facciamo un passo indietro. A gennaio, poco dopo il suo addio al mondo del calcio, Piquè presenta, insieme allo streamer spagnolo Ibai Lanos, una nuova competizione, si chiamerà Kings League. Si tratta di un torneo di calcio a 7 atipico che vede coinvolte 12 squadre, in onda gratis tutte le domeniche su Twitch, Tik Tok e Youtube. Le rose comprendono calciatori professionisti ancora in attività, ex giocatori, streamers, ma soprattutto sconosciuti scelti dal pubblico. Per comporre le squadre, Piquè si è infatti inventato una specie di Draft in stile NBA, con gli utenti che, collegati in diretta su Twitch, potevano scegliere i protagonisti di ogni team. Dei 13 mila candidati, ne sono stati selezionati 120, 10 per ogni squadra partecipante. Il regolamento – anche questo votato direttamente dal pubblico – assomiglia a quello di un videogioco: due tempi da 20 minuti ciascuno, in caso di pareggio si va ai rigori in movimento, i famosi “shoot-out”. Il calcio d’inizio non esiste, o meglio, è rivisitato in chiave “Kings League”. La palla viene posizionata al centro del campo e al fischio dell’arbitro, un po’ come avviene nella pallanuoto, i giocatori corrono verso il centro per prendersela. A rendere il tutto ancor più spettacolare è poi l’anarchia che si respira tra le panchine delle due squadre. Gli allenatori, oltre alle sostituzioni illimitate, possono infatti contare su una serie di “armi segrete”, in grado di stravolgere l’andamento della gara.

Prima dell’inizio del match, ogni squadra pesca dal mazzo una carta che potrà poi giocarsi in qualsiasi momento. A conoscerne il contenuto sono però solo il presidente e l’allenatore della squadra. Ogni card permette di ottenere un vantaggio per chi la usa: alcune raddoppiano il valore dei gol o tolgono un giocatore all’avversario; altre permettono ai presidenti delle 12 squadre di scendere in campo per tirare un rigore. E se nei match delle ultime settimane ad illuminare i campi della Kings League sono stati campioni del calibro di Ronaldinho e Hernandez, non sono mancate le stelle neanche nelle Final four di domenica. Tanti i vip presenti al Camp Nou, a cominciare dal presidente del Barcellona Joan Laporta, passando per David Villa, Aguero e Casillas, gli ultimi due in veste di presidenti delle rispettive squadre. A trionfare è stata El Barrio, la squadra del Tiktoker catalano Contreras.

Il messaggio che Piqué ha lanciato sembra chiaro: i giovani appassionati di calcio sono sempre di meno. Affinché questi tornino ad interessarsi è necessario che il calcio stesso cambi, che si adatti ad un pubblico che ormai è abituato a un catalogo di fruizione vastissimo, e che se annoiato cambia canale. Insomma, è necessario rendere questo sport più spettacolare. E per fare questo, quale modo migliore se non quello di contaminarlo con le logiche del gaming e dello streaming? I numeri, almeno per ora, stanno dalla parte dell’ex difensore blaugrana. Basti pensare che solo l’evento di domenica è fruttato, tra merchandising, biglietti e cibo venduto all’interno dello stadio, oltre 3 milioni di euro, per non parlare degli introiti legati alle sponsorizzazioni (Cupra, Spotify, InfoJobs e McDonalds su tutti). Il modello, insomma, sembra funzionare alla grande, tanto che gli organizzatori, oltre a realizzare una versione femminile del torneo (la Queens League), puntano già al Sudamerica. Il Brasile si è già fatto avanti e nel caso potrebbe contare su due presidenti di lusso come Ronaldinho e Neymar, entrambi ex compagni di Piqué. La palla ora passa all’ex difensore blaugrana.