Il Teatro di posa 5 degli studi di Cinecittà, a Roma, ha ospitato la cerimonia di consegna dell’edizione numero 69 dei premi David di Donatello, riconoscimenti tra i più prestigiosi per la cinematografia italiana, organizzati dall’Accademia del Cinema italiano. Anche quest’anno l’evento è stato trasmesso in diretta televisiva su Rai 1, con la conduzione di Carlo Conti ed Alessia Marcuzzi. In contemporanea, per la prima volta, Rai Radio 2 ha coperto la cerimonia in radiovisione – grazie al canale 202 del digitale terrestre – allestita nel backstage del teatro e affidata ad Andrea Delogu e Stefano Fresi.
Ad aprire le danze, nel vero senso della parola, un omaggio coreografico a Federico Fellini – autentico “padrone di casa” di quel Teatro 5 in cui lavorò a lungo – curato da Luca Tommassini e accompagnato dalle musiche di Ennio Morricone e dall’esibizione live di Mahmood, primo ospite della serata, che ha visto anche le performance di Giorgia e Irama, oltre che ad una serie di omaggi tra cui quello alla coppia d’oro Loren – Mastroianni e quello a chi è scomparso nel mondo del cinema durante l’ultimo anno.
La prima statuetta della serata, il David dello Spettatore per il film più visto nelle sale italiane, è andata a Paola Cortellesi col suo C’è ancora domani, tra i protagonisti annunciati dell’edizione a partire dal record di candidature ricevute nei mesi scorsi (19) e che si è aggiudicato sei premi. Nel cast dell’opera prima della Cortellesi c’è anche Emanuela Fanelli, che anche quest’anno si aggiudica il David come “migliore attrice non protagonista”, condividendo la propria emozione, tra gli altri «con mamma e papà, che sono in lacrime sul divano», oltre che con la propria regista. Cortellesi che salirà sul palco altre quattro volte, aggiudicandosi anche il David per la “miglior sceneggiatura originale” – condiviso con Furio Andreotti e Giulia Calenda – per la “regia esordiente” e per la “miglior attrice protagonista”. Al film, che mette a fuoco la condizione femminile nel Secondo Dopoguerra, è andato anche il David Giovani, ottenuto grazie ai voti di studenti provenienti da scuole superiori italiane. A tal proposito, Cortellesi ha condiviso l’augurio che «gli insegnanti usino il cinema come supporto didattico» e che «gli studenti continuino ad andare al cinema e abbiano come materia scolastica l’educazione all’affettività per praticare il rispetto tutti i giorni».
Alle scuole, agli insegnanti e agli studenti italiani si è rivolto anche l’altro protagonista della serata, Matteo Garrone, che con il suo Io capitano ha fatto incetta di sette statuette, tra cui spiccano anche i David alla miglior regia e quello, più ambito, al miglior film : «Penso che nelle scuole sia anche l’ora di insegnare il cinema, l’arte che raccoglie tutte le altre e che più si avvicina ai giovani. E grazie anche agli insegnanti che, con questo film, hanno fatto capire ai giovani che dietro ai numeri delle vittime dei naufragi ci sono spesso anche ragazzi come loro». Il regista romano ha condiviso il palco anche con i due attori debuttanti protagonisti della pellicola, Seydou Farr e Moustapha Fall («Se il film è arrivato così lontano è per la loro interpretazione così pura e intensa; purtroppo non hanno potuto concorrere ai premi perché non recitano in Italiano») e con uno dei migranti sopravvissuti, Mamadou, che con altri ha condiviso con Garrone le storie che hanno ispirato il film: «Grazie a Matteo che ha creduto nella mia storia e che ha cercato di raccontare quella di tante persone alla ricerca del sogno di un futuro migliore». Non sono mancati anche un ringraziamento alle attività di salvataggio di ONG e associazioni umanitarie, uno stop ai morti in Palestina e un messaggio all’Europa: «È importante che aiuti, che accolga, che integri le persone che arrivano». Il racconto cinematografico di «un’Odissea contemporanea», come lo ha definito il suo stesso regista, incassa anche i premi alla “miglior produzione”, “miglior suono”, “migliori effetti visivi” insieme a quelli per la “miglior fotografia” e per il “miglior montaggio”, ricevuti dalle mani del co-conduttore Fabrizio Biggio sotto il mega ledwall del sontuoso Studio 18 di Cinecittà.
A Biggio, intrattenitore anche del pre-serata sul red carpet ha assegnato alcuni premi anche tra i set cinematografici dello studio 14. In questa location, Rapito di Marco Bellocchio si è aggiudicato il David alla Migliore scenografia (Andrea Castorina e Valeria Vecellio) e quello per i Migliori costumi, vinti da Daria Calvelli e da uno stizzito Sergio Ballo, che ha polemizzato per la scelta organizzativa di non ricevere il premio nella sala principale («il nostro lavoro è spesso visto come quello di vetrinisti») e che non ha risparmiato una pesante accusa all’Europa: «È un periodo molto triste per tutti noi, dove c’è un ritorno dell’antisemitismo perverso». Un accenno di polemica per la consegna di una sola statuetta a due premiati c’è stato anche da parte di Bellocchio, che ha vinto anche il premio per la Migliore sceneggiatura non originale (con)diviso con Susanna Nicchiarelli. Al film sono andati anche il Miglior trucco (Enrico Iacoponi) e la Miglior acconciatura (Alberta Giuliani).
Tra i più premiati della serata c’è anche il primo film diretto da Michele Riondino, Palazzina Laf, che ha portato sul grande schermo le problematiche sociali e ambientali che ruotano intorno all’ex Ilva di Taranto e che gli sono valse tre statuette. Il cantautore Diodato ha vinto il suo secondo David per la “Miglior canzone originale” (ai Subsonica, invece, il premio “Miglior compositore” per la colonna sonora di Adagio) mentre i due principali interpreti Michele Riondino ed Elio Germano si sono aggiudicati le statuette dedicate al miglior attore, rispettivamente protagonista e non protagonista.
Una statuetta a testa è andata anche a due documentari: The meatseller di Margherita Giusti per il “Miglior cortometraggio” e Laggiù qualcuno mi ama, premiato come “Miglior documentario”, che rappresenta il quinto David nella carriera del regista Mario Martone.
Tra i premiati speciali di quest’edizione c’è Milena Vukotic con il David alla Carriera, che è andato anche al compositore Giorgio Moroder, artefice di iconiche colonne sonore dance e techno degli anni ‘80. Standing ovation, dopo quella in mattinata al Quirinale, per Vincenzo Mollica, primo cronista a ricevere un David speciale per il giornalismo, dopo averne raccontati tanti. Nonostante le nomination, restano a digiuno, tra gli altri, Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti, La chimera di Alice Rohrwacher, Cento domeniche di Antonio Albanese e Comandante di Edoardo de Angelis. A fine serata, la presidentessa dell’Accademia, Piera Detassis, ha annunciato l’istituzione di un altro premio per la prossima edizione, in cui verrà assegnato il David al miglior casting.