Ari Aster aveva in testa questo film da dieci anni e doveva trovare solo il coraggio di girarlo. Beau ha paura è un’opera che non scende a patti con nessuno, nemmeno con se stessa. La trama è in apparenza semplice: abbiamo un uomo adulto, sulla cinquantina, di nome Beau (Joaquin Phoenix) che vive da solo in un appartamento semivuoto arredato solo con mobili essenziali, in una cittadina ad altissimo tasso di criminalità. La sua vita è scandita da un’ansia sociale costante e il suo unico rapporto umano è con sua madre Mona Wesserman (Patti LuPone), proprietaria di un’importante impresa. Beau non ha invece mai conosciuto suo padre. La trama inizia a farsi intricata quando il protagonista esce di casa per andare a prendere l’aereo e volare da sua madre che non vede da tempo.

Ari Aster costringe lo spettatore in un labirinto di sensazioni e generi: non si tratta di un horror, ma di un film grottesco che spazia dal thriller al melodramma passando persino per un sognante intermezzo animato. Ormai da qualche anno a Hollywood si sta assistendo a una rinascita del genere della paura, non più ancorato ai jump scares e alle tematiche classiche, ma più impegnato e corrosivo. Jordan Peele (Get Out, Us, Nope), Robert Eggers (The Vvitch, The Lighthouse, The Northman) e appunto Ari Aster. Beau ha paura, così come Midsommar, diventa un’occasione per esplorare nuovi mondi e nuovi modi di fare cinema. Stavolta si può azzardare e parlare di una rilettura moderna del complesso di Edipo.

Il tratto distintivo del regista statunitense rimane la lenta e studia costruzione della tensione: movimenti di camera, montaggio a corrente alternata – talvolta veloce, talvolta assente – e transizioni inaspettate. In questo nuovo film, l’aspetto tecnico è corredato da una sceneggiatura eccentrica che mescola realtà esteriore e interiore. Idee su idee che ricordano l’abbondanza di Everything Everywhere All at Once (2022), d’altronde siamo sempre nel terreno di A24.

Per questo motivo [Mark]Beau ha paura è un film divisivo[/mark]: c’è chi si commuoverà e lo amerà alla follia e chi non amerà l’idea di essere intrappolato in un labirinto senza via d’uscita.

A questo link la diciottesima puntata di CiakMag