Quest’anno alla Fiera dell’Artigianato la parola chiave è rinascita. Alle dieci del mattino di un giorno feriale le metropolitane sono piene, le code ai controlli già lunghe e i padiglioni brulicano di visitatori che si trascinano dietro trolley e borsoni pronti da riempire. Se si chiede in giro, il mantra è uno solo: dopo la pandemia, la fiera è finalmente tornata a vivere come un tempo. A confermarlo sono gli stessi espositori che hanno fatto del concetto di nuova vita anche la propria filosofia professionale. «Partiamo dal neoprene riciclato per realizzare borse e accessori lavabili e durevoli –  dice Consuelo Salvucci, fondatrice del marchio sostenibile Ap Bag di Macerata -. Per noi è la quarta volta qui, ma un’affluenza così non la vedevamo da prima del Covid. Il bilancio è positivo, siamo ottimisti».

Artigiano in Fiera arriva alla sua ventisettesima edizione con otto padiglioni, 2550 espositori e 86 Paesi rappresentati. La Tunisia è lo Stato ospite dell’esposizione milanese

Di rinascita ne sa qualcosa anche Linda Richieri, alla sua prima partecipazione ad Artigiano in Fiera: «La nostra azienda, Elel – di Pozza di Fassa, in Trentino -, è nata con l’idea di creare gioielli in ceramica. Dopo la tempesta “Vaia” del 2018 però, abbiamo fatto partire il progetto Alberel: produciamo alberelli in ceramica colorata smaltati a mano, tutti pezzi unici, ciascuno dei quali simboleggia un albero vero abbattuto dalla tempesta. Comprarne uno significa partecipare alla riforestazione dei boschi trentini colpiti», afferma.

FOTO STAND

Otto padiglioni, uno in più rispetto all’anno scorso, 2550 espositori e 86 Paesi rappresentati. Dovunque si respira un clima familiare, con gli artigiani che si affannano a richiamare clienti per offrire assaggi di prelibatezze tipiche tra la folla. Gli odori di spezie orientali, dalla curcuma al cumino, si mescolano al profumo della carne argentina e al ritmo del flamenco. C’è anche un anziano vasaio tunisino: ha un occhio bianco e un turbante in testa. Regala vasetti in terracotta alle donne che gli passano accanto. E tunisino è Osama Drif, ormai un veterano alla sua sedicesima edizione. Se ne sta in piedi al centro del suo stand, tra montagne di piccoli manufatti in legno d’ulivo, mentre chiacchiera con i passanti e spiega loro come li realizza. «I nostri sono tutti prodotti bio. Usiamo le olive non destinate alla raccolta e la carta vetrata per lisciare la superficie del legno da cui ricaviamo vassoi, scacchiere e taglieri – dichiara -. Abbiamo clienti storici che tornano regolarmente per fare i regali di Natale ed è una grande soddisfazione, considerato soprattutto il ruolo che la mia terra ricopre in questa edizione». La Tunisia, infatti, quest’anno è il Paese d’onore dell’esposizione e presto avvierà con l’Italia una collaborazione finalizzata al sostegno della propria economia e all’investimento sulle persone.

Nella fiera della ripresa passeggia un frenetico microcosmo di umanità: ci sono coppie di pensionati milanesi come Paolo e Luisa, interessati soprattutto ai padiglioni del Sudamerica e della Giamaica in cui andranno in viaggio tra qualche mese. Ma anche scolaresche in visita e gruppi di amiche in trasferta. Gli studenti come Cristian e Alessandro prediligono gli stand orientali, primo fra tutti quello giapponese dedicato ad anime e manga. «Le regioni italiane rimangono il top», concordano invece Betti e Maria Teresa da Lecco, gesticolando con i sacchetti pieni di specialità nostrane.