Tra i giornalisti, gli editori, i fotoreporter e gli esperti di comunicazione, l’85,3% ritiene di doversi formare di più, il 36,3% ha frequentato qualche corso base ma soltanto l’11,1% delle redazioni possiede un’unità specializzata. Di cosa stiamo parlando? Ovviamente di uno dei temi che da più di un anno fa passare notti in bianco a tutti i giornalisti: l’intelligenza artificiale. L’acronimo AI diventa adesso anche un gioco di parole, grazie a un prossimo evento organizzato dal direttore di SlowNews, Alberto Puliafito, e ospitato da Fondazione Feltrinelli: “AI – Artificially Informed – combattere la disinformazione nell’era dei contenuti generati dall’intelligenza artificiale” e in collaborazione con il Consolato generale degli Stati Uniti a Milano.

Ospiti internazionali esperti di AI

Informarsi sulle intelligenze artificiali, insomma, è un nome esplicativo per un’iniziativa che ha come obiettivo quello di creare consapevolezza sulle AI negli operatori dei media, sensibilizzando al loro utilizzo e alle loro potenzialità. L’evento si terrà a Milano, il prossimo 21 maggio 2024 in via Pasubio 5, e per l’intera giornata numerosi esperti accoglieranno i partecipanti in discussioni, panel e laboratori. Tra questi ci saranno Walter Quattrociocchi, docente di Data Science all’Università Sapienza di Roma, che ha da poco pubblicato uno studio su Nature sulle dinamiche delle conversazioni tossiche online; da 12 anni, inoltre, lavora su milioni di video online studiando il fenomeno della disinformazione.

Altro nome noto è quello di Giuseppe Attardi, professore all’Università di Pisa ed ex ricercatore all’MIT, una delle voci sull’AI che Puliafito definisce «inascoltate». Attardi, infatti, quasi tremta anni fa suggerì di costruire un centro di ricerca europeo sulle intelligenze artificiali, progetto preso in considerazione solo recentemente. Il suo compito durante l’evento sarà quello di fornire ai giornalisti le basi teoriche per capire come funzionano le intelligenze artificiale e gli LLM (Large Language Model).

Un altro laboratorio è quello di Gabriele Cruciata, giornalista e docente Google News Lab, con il quale si esploreranno gli strumenti di AI capaci di aiutarci a riconoscere se un’immagine è reale o sintetica, ovvero creata o modificata artificialmente.

Ci saranno poi delle personalità influenti provenienti dagli Stati Uniti d’America, con cui il progetto collabora: tra questi Nikita Roi, ricercatrice di AI e responsabile del programma d’informazione per giornalisti all’Università di New York; Aron Pilhofer, Chief Product Officer ed esperto di nuove tecnologie da inserire nelle redazioni; Megan Murphy, direttrice dei programmi formativi dell’Online News Association che porterà la prospettiva dei giornali locali americani.

Infine, gli ultimi due nomi sono quelli di Mia Shah-dand, la fondatrice di Women in AI Etichs, che con il suo progetto si occupa di divulgare i nomi e le ricerche delle eccellenze femminili che operano nel campo delle intelligenze artificiali (un mondo ancora molto maschiocentrico), e Barbara Zanon, artista e fotoreporter che non soltanto ha creato l’immagine promozionale di Artificially Informed (approcciandosi all’utilizzo delle AI nella fotografia), ma che porterà anche la sua testimonianza in quanto vittima di hating online per aver creato una mostra fotografica totalmente fatta da intelligenze artificiali.

artificially informed

Il rapporto tra AI, fake news e democrazia

L’intelligenza artificiale e la disinformazione sono due temi che oggi vengono spesso associati: mentre le nuove tecnologie dell’IA promettono di ottenere risultati sempre più sbalorditivi, suscitando lo stupore del grande pubblico, allo stesso tempo chi produce contenuti fuorvianti spesso ne fa uso per generare immagini e contenuti fake ai danni degli utenti online e della corretta informazione. Di questo tema ne ha parlato da Massimiliano Tarantino, direttore della Fondazione Feltrinelli, evidenziando come la questione sia problematica per la democrazia: «Disinformazione e in civiltà informativa, polarizzazione e discorsi d’odio, complottismo e radicalizzazione, datificazioni algoritmica e uso dell’intelligenza artificiale nei contesti della comunicazione politica: è in questo quadro che riteniamo urgente capire quali anticorpi possono essere attivati per fronteggiare i rischi che provengono da questi ambiti».

Secondo il console degli Stati Uniti a Milano, «Artificially Informed saprà unire l’esperienza americana e italiana per approfondire la comprensione a livello globale dell’intelligenza artificiale e del suo impatto sul mondo dei media».«Ma è anche un dibattito che deve spingerci ad acquisire e a trasmettere una cosa che mi sta molto a cuore – continua Tarantino – il gusto per il confronto ragionato, il piacere della diversità delle opinioni e delle informazioni. Un confronto rispettoso ed equilibrato, andando oltre le facili etichettature, gli stereotipi e le polarizzazioni, che di questi fenomeni sono il frutto più velenoso». A spiegare il motivo per cui è stato organizzato questo evento lo ha specificato invece Douglass Benning, console generale degli Stati Uniti a Milano: «Siamo convinti che Artificially Informed saprà unire l’esperienza americana e italiana per approfondire la comprensione a livello globale dell’intelligenza artificiale e del suo impatto sul mondo dei media».

Un altro degli obiettivi di questo evento è anche di fare chiarezza. L’attenzione mediatica nei confronti dell’intelligenza artificiale è aumentata esponenzialmente negli ultimi anni, tanto che c’è ampia confusione su che cos’è concretamente l’AI e cosa comporta: «Abbiamo anche un problema anche di definizione. Faccio formazione sull’intelligenza artificiale anche nelle classi delle scuole primarie, e una volta una bambina mi ha fatto una domanda molto bella: perché una calcolatrice non può essere definita come intelligenza artificiale? Riflettendoci ho pensato che in un mondo in cui non esistono le calcolatrici, questa potrebbe essere definita come intelligenza artificiale nel momento in cui qualcuno la inventasse. C’è una definizione, secondo la quale “è intelligenza artificiale tutto quello che oggi una macchina non sa ancora fare”».