Sono gli ultimi due giorni di maggio 2024. A Milano il sole è nascosto da un cielo plumbeo, che minaccia pioggia. Una condizione atmosferica quasi di sospensione che riverbera anche tra i grandi chiostri bramanteschi dell’edificio di Largo Gemelli, sede principale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. È raro imbattersi in questo luogo senza sentire il suono vibrante che l’intera comunità universitaria produce tra queste mura nel suo affaccendarsi quotidiano. Eppure, giovedì 30 maggio, in questi corridoi la vita accademica trascorre composta e silente. È già tempo di esami e sessione universitaria, c’è chi ripassa e raggiunge le aule. Ma soprattutto, c’è un gran via vai intorno alla Cappella del Sacro Cuore, al cui interno è stato disposto il feretro del Magnifico Rettore Franco Anelli, scomparso la scorsa settimana e destinato a rimanere negli annali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Una mente brillante, come ricordato da chi l’ha conosciuto, un giurista di statura non indifferente ma anche un professore rispettato e un accademico aperto agli studenti – atteggiamento non scontato tra la cerchia elitaria dell’istruzione superiore: questo era Franco Anelli, rettore di lungo corso, dal 2013 al 2024, coi suoi tre mandati. Originario di Piacenza, Anelli, in questo ateneo, era stato prima studente di Giurisprudenza, in seguito alumno, poi ordinario di Diritto privato, il temuto esame che il professore era solito suddividere in due parti per andare incontro agli allievi del corso. Come ricorda Roberto, uno studente di 24 anni, «Anelli godeva di grande fama: a detta di tutti era un ottimo giurista e un docente molto umano che sapeva far appassionare tutti alla sua materia. Lo dimostra anche il fatto che fosse l’unico tra i suoi colleghi a dividere in due parti la prova, che è il grande scoglio del primo anno. E poi era noto che preferisse l’’insegnamento alla carriera da avvocato».
Col passare delle ore, molte persone si sono recate alla Cappella del Sacro Cuore, rispettando un ossequioso silenzio. C’è chi ha sostato per poco, chi più a lungo, chi si è raccolto nel silenzio e chi ha scelto la preghiera: in piedi, in ginocchio o a capo chino, con gli sguardi ai piedi dell’altare, dove si trovava il feretro, adagiato su un tappeto e su cui non spiccano i fiori ma il tocco e gli altri tradizionali paramenti dell’uniforme da magnifico rettore.
Nelle enormi difficoltà di questi anni, la linea di Anelli si è sempre caratterizzata da un approccio pragmatico e coerente, da uomo di legge. «Le università nascono per essere luoghi di insegnamento, non soltanto centri di ricerca», raccontava in un’intervista fatta al Corriere della Sera, in occasione del centenario della Cattolica nel 2021. «Gli studenti pagano la retta non perché i professori studino, ma perché insegnino loro: gli atenei sono luogo di “elaborazione” del sapere. Sono spazi di creatività e questo significa fare un passo in più rispetto al mantra dell’innovazione. Viviamo in un mondo fluido: modificandosi la realtà si modifica quello che è necessario sapere. Da qui occorre individuare percorsi nuovi, ma senza inseguire la conoscenza di dettaglio, quella di moda in un certo, spesso breve, momento, perché su questo sappiamo che si fanno errori clamorosi». La “missione” di Anelli era dunque disegnare una università che non servisse solo a «licenziare persone con la testa riempita di nozioni». Lo scopo era, al contrario, permettere il costruirsi di una “indipendenza di pensiero” dal valore sociale e politico. Non si tratta di semplici parole, bensì di un vero e proprio progetto che Anelli ha provato a realizzare e che molti degli studenti e degli alumni che hanno frequentato la Cattolica conoscono, laddove i percorsi di studi offerti dalle sue facoltà hanno tutti un elemento in comune: l’approccio umano, corroborato da una sensibilità religiosa che abbraccia anche gli atei o i membri di altre comunità di fede. L’ampliamento delle strutture nella caserma Garibaldi, adiacente alla sede di Gemelli, è testimonianza di una filosofia chiara, di spazio e inclusione. Il rettre ha portato avanti questi fini alti anche nei suoi altri ruoli, tra cui quello di vice-presidente della fondazione che promuove la nascita di nuovi business nel continente africano, E4Impact, e come membro per la Congregazione dell’educazione cattolica, eletto a componente nel 2022 proprio da papa Francesco.
«Non l’ho frequentato molto, ma per me è sempre stata una persona ironica ed auto-ironica», ricorda il professor Giuseppe Lupo, docente dell’ateneo. «Credo che amasse il suo lavoro e fosse attento al destino dei giovani, che è un po’ la missione dell’università». «Come comunità dobbiamo farci forza e andare avanti in questo momento» commenta invece un altro docente, il professor Luca Monti, che aggiunge: «Lo ricordo come una persona molto umana, di grande forza e anche di una certa ironia, capace di andare oltre la rigidità delle gerarchie accademiche». Sedute nel chiostro principale, mentre danno un’ultima lettura agli appunti prima dell’esame, ci sono due studentesse, Anna e Matilde: «Mi dispiace tanto, è sempre una grande perdita quando viene a mancare una mente brillante e il professore lo era», commenta ancora incredula la prima. «Sono rimasta molto toccata. Si è sempre dedicato a questo posto, ai giovani, al sapere», le fa eco la seconda.
Le nuvole segnano la giornata di lutto d’ateneo e la sospensione di tutte le attività didattiche. È il giorno del commiato della comunità universitaria e dell’ultimo saluto al rettore Franco Anelli. Alle 9.40, nell’Aula Magna di Largo Gemelli, sede prescelta della funzione, i posti sono esauriti. Pochi minuti dopo, le soffuse note dell’organo riempiono la sala mentre da fuori arrivano i rintocchi delle campane della vicina Basilica di Sant’Ambrogio. Il commiato inizia in perfetto orario, presieduto da S.E. monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano: «Preghiamo per il nostro rettore e lo consegnamo al mistero di Dio. Chiediamo la grazia di passare dalla curiosità morbosa alla discrezione del compatire», dice all’interno della propria riflessione. «Chiediamo la grazia e preghiamo per passare dall’inquietudine sul futuro all’assunzione delle responsabilità, perché ciascuno si impegni a servire il bene della comunità universitaria, ciascuno offra il suo pensiero e disponibilità affinché si scriva una storia che erediti tutto il bene e che si avvii su nuovi cammini», aggiunge. Alla fine della breve funzione, c’è spazio anche per i messaggi e il ricordo, non senza commozione, della comunità studentesca, del direttore generale e del prorettore vicario, oltre che del cardinale Matteo Zuppi, in rappresentanza della Santa Sede.
A prendere la parola per prima è la portavoce della comunità studentesca, nonché allieva di Anelli, Elisabetta Del Campo: «Il cuore umano è un insondabile mistero. La morte del Professore suscita in noi una serie di interrogativi urgenti, ma lo studio e l’esperienza in questa comunità universitaria possono aiutarci ad approfondirliNon possiamo perdere il naturale grido alla vita che ci obbliga alla ricerca incessante di un senso e, affinché ognuno di noi possa trovare il suo posto nel mondo, questo orizzonte deve continuare a esistere. A partire dalla sessione e dallo studio che ci aspettano nel corso delle prossime settimane, anche se dentro di noi c’è qualcosa che non capiamo e che ci supera» legge, riflettendo lo smarrimento di migliaia di compagni. Poi, al leggìo posizionato a pochi metri dalla bara arriva Paolo Nusiner, direttore amministrativo dell’Università Cattolica: «In occasione del centenario dell’Università Cattolica, gli avevo regalato un antico cannocchiale di marina, come quello che i capitani dei velieri usavano per scrutare l’orizzonte. L’ho scelto perché raffigurava in qualche modo la sua capacità di saper guardare lontano. Era un uomo capace di immaginare il futuro ma allo stesso tempo di dare forma e concretezza ai sogni del presente trasformando la visione in azione» ricorda. Il riferimento è al progetto della caserma Garibaldi, «che il Rettore desiderava diventasse un campus urbano, un luogo di comunità aperto e capace di rendere vivo con la presenza dei giovani il cuore della città di Milano» e allo sviluppo della fondazione Policlinico Gemelli, «una delle tante occasioni significative per il destino dell’ateneo». Chiude il suo intervento un ritratto del defunto, cesellato sui contorni di una personalità illuminata sul piano professionale e relazionale: «Voglio ricordare la sua concretezza e la competenza nell’affrontare anche i tanti aspetti amministrativi che la gestione di un’università grande e articolata come la nostra comporta. La Cattolica per lui non era solo un luogo di lavoro, ma anche di incontro con gli studenti, dei quali sapeva ascoltare le attese. Ci lascia un patrimonio grande e prezioso, che siamo chiamati a declinare nel nostro impegno quotidiano». È quindi la volta del prorettore Vicario, il professre di Microbiologia Piersandro Coconcelli. Non trattiene le lacrime mentre si rivolge direttamente all’amico e collega con una lettera accorata: «Caro Franco, i numerosi messaggi che ci giungono da tutto il mondo testimoniano la perdita di un uomo straordinario. Era e resterà uno dei più grandi membri del nostro ateneo – prosegue poi rivolgendosi all’aula gremita- la cui dedizione è evidente nelle tante opere che ci ha lasciato e che proseguiremo. I suoi insegnamenti non saranno dimenticati. Ricordiamo la sua strenua difesa della libertà di tutti, dell’indipendenza del pensiero, perché è grazie ad essa che nascono idee creative, e la scienza può progredire. È stato questo a permetterci di guidare l’ateneo preservandone la storica identità. Non è il passato, ma l’attenzione al futuro che definisce la nostra istituzione e sono certo che, dallo smarrimento di queste ore, trarremo la forza per continuare a scrivere insieme la storia della nostra grande famiglia». Conclude la cerimonia di commiato il presidente della Conferenza Episcopale Italiana Zuppi: «Esprimo a nome della Cei la vicinanza al dolore di tutti e rivolgo un pensiero alla cara mamma del professore Anelli. Ha vissuto intensamente la vocazione dell’università, che coltiva la passione per l’uomo e la sua realizzazione. Portiamo con noi la testimonianza di una vita spesa a costruire uomini e donne capaci di costruire un futuro. Riposa in pace, caro fratello».
Sono le 10.50 quando la commozione e il dolore dell’Aula Magna si sciolgono in un lungo applauso. Il feretro del rettore Franco Anelli viene portato fuori ed attraversa per l’ultima volta il chiostro dell’Università. Sotto la pioggia, il carro funebre parte alla volta di Piacenza, città natale del professor Anelli, nella cui cattedrale sono stati celebrati i funerali.