I contrasti tra Stati Uniti e Cina continuano, ma stavolta si spostano su TikTok. Il social media cinese da un miliardo di utenti, oggi, corre due rischi: il divieto di essere usato negli Stati Uniti e la vendita forzata a un’azienda americana da parte della società madre cinese ByteDance.
Il ceo di TikTok, Shou Zi Chew, ha cercato di placare le preoccupazioni del governo americano sia rispetto ai problemi di privacy e tutela dei dati da parte di TikTok, ma anche sulla possibilità che la Cina influenzi gli americani attraverso la piattaforma. «Penso che molti dei rischi segnalati siano ipotetici e teorici: non ho visto alcuna prova», ha spiegato Chew
Qualche giorno fa il ceo di TikTok, Shou Zi Chew, ha parlato alla Commissione per l’energia e il commercio della Camera degli Stati Uniti. L’amministratore delegato ha cercato di placare le preoccupazioni del governo americano sia rispetto ai problemi di privacy e tutela dei dati da parte di TikTok, ma anche sulla possibilità che la Cina influenzi gli americani e la loro opinione politica attraverso la piattaforma. «Penso che molti dei rischi segnalati siano ipotetici e teorici: non ho visto alcuna prova», ha spiegato Chew.
Ma cos’è successo durante il processo? L’udienza, durata oltre cinque ore, si è caratterizzata per l’acceso dibattito nato tra i membri americani del comitato e Shou Zi Chew. Gran parte delle domande hanno riguardato la possibile connessione di Chew con i dirigenti della ByteDance che, secondo i legislatori, avrebbero dei legami con il Partito Comunista Cinese. «Non saremo influenzati da alcun governo perché la sicurezza è la priorità della nostra piattaforma», si è difeso l’imprenditore. Neal Dunn, un repubblicano della Florida, ha poi chiesto se ByteDance abbia “spiato cittadini americani”. La domanda non è arrivata a caso: di recente, infatti, alcuni rapporti hanno svelato il tentativo della società di avere accesso alle informazioni dei giornalisti americani per cercare di identificare quali dipendenti avessero fatto trapelare determinate notizie. «Lo spionaggio non è il modo giusto per descrivere tutto questo», ha dichiarato Chew. Ma durante il processo è stato anche considerato l’impatto di TikTok sulla salute mentale dei propri utenti. Il deputato repubblicano Gus Bilirakis ha condiviso la storia di Chase Nasca: il sedicenne morto suicida un anno fa perché “preso di mira” su TikTok con contenuti autolesionisti non richiesti. «Voglio ringraziare i suoi genitori per essere qui oggi. Signor Chew, la sua azienda ha distrutto le loro vite», ha affermato Bilirakis. Dall’udienza sono emerse non poche preoccupazioni rispetto alla sicurezza dei giovani, con TikTok che diffonderebbe contenuti relativi all’autolesionismo e ai disturbi alimentari. Il social media cinese, in questi mesi, sta affrontando delle cause legali proprio per le “sfide” mortali diventate virali sull’app. Chew si è difeso affermando che TikTok, nell’ultimo periodo, ha introdotto delle funzionalità apposite tra cui limiti di tempo automatici per i minorenni. E alla domanda di un membro del Congresso, che gli chiedeva della diffusione di messaggi su TikTok legati all’uso di oppioidi, il ceo ha dichiarato: «TikTok non permette l’uso di droghe».
Quest’udienza è arrivata tre anni dopo che TikTok è stato preso di mira dal governo Trump. L’ex presidente americano, infatti, con un ordine esecutivo aveva vietato alle società statunitensi di fare affari con ByteDance. Biden ha poi revocato l’ordine nel giugno del 2021, a condizione che il comitato americano per gli investimenti esteri conducesse una revisione della società. Quando la revisione si è bloccata, lo stesso Biden ha chiesto a TikTok di vendere le sue azioni di proprietà cinese o di affrontare un divieto negli Stati Uniti.
La reazione dell’America dopo l’incontro? Non buona. Il rappresentante della Camera, Mike Gallagher, ha ribadito la possibilità del governo statunitense di bandire la piattaforma grazie al nuovo decreto legge del Restrict Act e si è mostrato scettico anche verso il Project Texas. Il “Progetto Texas” è la nuova strategia di TikTok per la protezione dei dati degli americani, ma Gallagher ha detto: «A questa strategia manca un controllo dell’algoritmo. Il problema non è solo estrarre dati da un telefono americano, ma anche ciò che Pechino è in grado di inviare agli americani stessi tramite l’algoritmo». E poi ha concluso: «La Cina vuole controllare il nostro senso della realtà e le nostre scelte elettorali».