Se non suoni per un anno il palco può diventare il tuo più grande nemico, fatto di legno, amplificatori e strumenti musicali. Può diventare una chimera ancora più grande se il palco dove andrai a suonare non è nel tuo paese, l’Italia, ma all’estero, a Berlino. I Fast Animals and Slow Kids, band alternative rock formata da Aimone Romizi (voce), Alessio Mingoli (batteria), Jacopo Gigliotti (basso) e Alessandro Guercini (chitarra), non si esibiva live da da un anno. Ultima data il 18 marzo scorso nella loro città natale, Perugia. Fuori dal Bi Nuu una fila chilometrica di persone attende l’apertura delle porte. Parlano tutti di Aimone e di quanto siano emozionati all’idea di vedere i FASK. Sono pronti a pogare e a cantare a squarciagola le loro canzoni preferite.
Le aspettative sono altissime. Quella che segue è un’ora di musica, divertimento, stage diving e pogo scatenato. I FASK sono in ottima forma. Cantano i loro pezzi più amati, da “Coperta” a “A cosa ci serve”, che mandano in visibilio la folla.
Aimone, tra i più carismatici frontman della scena indipendente italiani parla tantissimo, e racconta di quest’ultimo anno passato senza suonare di fronte ad un pubblico. È un animale da palcoscenico. E’ perfettamente a suo agio anche quando, dopo essersi lanciato sul pubblico, che lo trasporta fino all’area bar, torna a cantare con la camicia completamente strappata. I FASK convincono tutti. Sono spontanei e la naturalezza con cui si muovono sul palco è incredibile, segno che si può essere una band ormai affermata sulla scena italiana senza montarsi la testa. Quando il concerto sta per finire, fanno anche un piccolo regalo ai fan: Alessio Mingoli sveste i panni del batterista e impugna il microfono, un po’ in imbarazzo, per cantare Baba O’Reiley degli The Who, regalando al pubblico la sua voce potente e un momento ancora più magico con Andrea Appino, leader degli Zen Circus, che sale sul palco per supportare la band e cantare con Alessio i cori di questa pietra miliare della musica. Dopo un anno senza concerti la voglia di suonare live si sente e i Fast Animals and Slow Kids riescono così a regalare al pubblico un concerto incredibilmente potente e autentico.
Incontrati la seconda sera del festival, nel backstage del Bi Nuu, Aimone e Alessio si raccontano, tra sorrisi e stanchezza. “Suonare dopo un anno è stato emozionate – dice Aimone – Siamo una band che suona tantissimo dal vivo e fermarci ci devasta, non è mai stato contemplato. Questa volta però abbiamo detto basta, perché erano cinque anni che facevano concerti senza prenderci mai una pausa”. “Suonare qui, a Berlino, non è stato tanto diverso dal suonare in Italia”, spiega Alessio. “Ci è sembrato di essere stati teletrasportati in una bolla d’Italia da qualche parte del mondo”.
Quest’anno di fermo è stato comunque produttivo per il gruppo, che ha lavorato al nuovo album. I Fast Animals and Slow Kids hanno all’attivo quattro album, tutti registrati in studio. I loro precedenti lavori raccontano emozioni e sensazioni tipiche dei 20 anni: lo smarrimento, le passioni e le relazioni personali difficili. Tutta l’empatia e la forza dei testi, però, viene fuori realmente solo durante i loro live. Ma la band avrà mai pensato, in questi 10 anni di attività, di fare un disco live? “In realtà no, perché comunque un disco live non sarebbe come essere ad uno dei nostri concerti” risponde Alessio. “Il problema della nostra band è che non riusciamo ad incanalare la nostra musica negli strumenti di registrazione – spiega Aimone -. Questo per noi è drammatico, perché vorremmo comunicare lo stare insieme, l’empatia che si crea durante i concerti, e purtroppo non sempre con un album registrato in studio ci riusciamo”. Secondo gli amici dei FASK ascoltare un loro disco senza vedere un loro concerto non ha molto senso. Perché i Fast Animals and Slow Kids sono poco una band da doccia e molto una band dal vivo.