Secondo le prime proiezioni, nonostante la crescita delle destre europee la coalizione formata da PPE, S&D e Renew Europe potrà ancora contare su una maggioranza nel prossimo Parlamento. Di seguito i seggi attribuiti ai gruppi politici:

Partito Popolare Europeo: 189

Socialisti e Democratici: 135

Renew Europe: 80

Conservatori e Riformisti: 72

Identità e Democrazia: 58

Verdi: 52

Sinistra: 36

Non iscritti 46

Altri: 52

Il presidente del PPE Manfred Weber ha intanto invitato Socialisti e Liberali a formare «un’alleanza per la democrazia», confermando di fatto una riedizione della “maggioranza Ursula”.

Le prossime tappe dell’UE
Dopo la chiusura delle urne nei 27 Paesi membri dell’Unione Europea, è tempo di confronti e negoziazioni, con vista sugli appuntamenti in calendario. Il primo è in programma il 27 e il 28 giugno, quando si alzerà il sipario sul Consiglio Europeo in cui i primi ministri nomineranno il/la Presidente della Commissione Europea, che si sottoporrà al voto – probabilmente a settembre – del Parlamento Europeo e inizierà il proprio mandato il 1°dicembre. A luglio, invece, il Parlamento Europeo sarà impegnato nella prima sessione di lavoro.

Italia: il centrodestra conferma la supremazia

Per quanto riguarda l’Italia, i primi dati mostrano una tenuta complessiva dei partiti della maggioranza di centrodestra. Fratelli d’Italia si conferma primo partito mentre Forza Italia supera la Lega. Tra le opposizioni cresce il Partito Democratico mentre perde terreno rispetto alle ultime elezioni politiche il Movimento 5 Stelle. Tra i partiti minori, sopra la soglia del 4% Alleanza Verdi e Sinistra; in bilico Stati Uniti d’Europa e Azione. Di seguito le proiezioni Rai effettuate su un campione dell’8% dei voti:

FdI: 27,7%

PD: 23,7%

M5S: 11,1%

FI: 10,5%

Lega: 8%

AVS: 6,6%

SUE: 4%

Azione: 3%

Francia: Le Pen doppia Macron, che scioglie il Parlamento

Se il voto europeo sembra aver rafforzato il governo italiano, in Francia le cose sono andate ben diversamente. Il partito del presidente Emmanuel Macron, Renaissance, è stato doppiato dal Rassemblement National di Marine Le Pen (31,5% a 14,5%). La débâcle ha spinto l’inquilino dell’Eliseo a sciogliere l’Assemblea nazionale. I francesi torneranno quindi al voto tra tre settimane, il 30 giugno, per eleggere il nuovo parlamento.

Germania: crollano i partiti di governo

In Germania i democristiani della CDU sono i veri trionfatori delle europee, con oltre il 30% dei voti. Exploit per l’estrema destra dell’AfD che, con il 16%, raccoglie il suo miglior risultato di sempre. Si tratta di un balzo in avanti per il gruppo che alle ultime elezioni europee del 2019 aveva ottenuto solamente l’11%; un risultato, quello del 9 giugno, che rimane, però, al di sotto delle valutazioni dei sondaggi di inizio anno. L’SPD del cancelliere Olaf Scholz crolla, invece, ai suoi minimi storici: secondo i conteggi parziali, infatti, i socialdemocratici riescono a raccimolare solo il 14%, rispetto al 15,8% del 2019. Dalle urne escono nel complesso fortemente ridimensionati tutti i partiti al governo: i Verdi sono al 12%, mentre cinque anni fa uscivano vittoriosi dalle europee con il 20,5%, i Liberali si bloccano al 5%.

Spagna: il PP supera il PSOE, in calo Vox
In Spagna il Partito Popolare ha vinto con il 34%, mentre i Socialisti del primo ministro Pedro Sánchez si sono fermati al 30%. In controtendenza rispetto al resto d’Europa, dove le destre hanno aumentato i loro consensi, Vox: il partito di estrema destra ha ottenuto solo il 9% dei voti (alle politiche dell’anno scorso prese il 12%).

Malta: vittoria laburista risicata
Il Partito Laburista, alla guida del governo nazionale dal 2013, ha vinto, ma non convinto. Il vantaggio sul Partito Nazionalista è stato di poco più di 8mila voti (+3% circa): 45,3% contro 42%. Cinque anni fa, il divario era di oltre 30mila voti (+13% circa). Sui 6 seggi in palio nel Parlamento Europeo, i laburisti ne hanno perso uno: da 4 a 3. Quindi, è parità. A dare la spinta ai nazionalisti è stata anche Roberta Métsola, la segreteria generale del partito e presidente dell’emiciclo che, con oltre 87mila preferenze, è la candidata più votata dall’ingresso nell’Unione Europea dello Stato. L’estrema destra, incarnata da Imperium Europea, invece, ha ottenuto il 2,6%.

Svezia: pari al primo posto Popolari e Socialisti

I popolari perdono un seggio in favore del gruppo GUE della sinistra. Due dei maggiori partiti che formano la coalizione di governo, i Moderati e i Cristiano democratici, del Ppe, porteranno in europarlamento 5 rappresentanti. Pari il risultato dei Socialisti e democratici. Restano 3 i seggi dei partiti che fanno capo a Renew, così come i Verdi e i Democratici svedesi di Ecr. L’affluenza si ferma al 50.60% contro la previsione del 55%.

Ungheria: lotta tra ex alleati

I Non iscritti di Fidesz, il partito del primo ministro Victor Orbán, perdono due punti rispetto ai 12 del 2019. Sono tallonati da Tisza, guidato dall’ex dirigente dello stesso Fidesz Péter Magyar che porterà 8 europarlamentari nel gruppo dei Popolari. Bassi i voti per i Socialdemocratici di S&D, che si fermano a 2 seggi.

Ma l’Ungheria è legata all’Italia dal caso Salis. Candidata con Alleanza verdi e sinistra, ha ricevuto a ora 180mila preferenze. Il partito di Bonelli e Fratoianni ha raggiunto il 6,7% secondo gli ultimi dati, potrà quindi coprire 6 seggi nell’emiciclo di Strasburgo, 5 in più rispetto alla scorsa legislatura. Il padre di Ilaria Salis si dice felice, ma attende dichiarazioni del ministro degli Esteri Tajani riguardo al ritorno della figlia in Italia.

Grecia: Nuova Democrazia ancora primo partito
Vincente, ma sotto le aspettative. Nuova Democrazia, espressione del governo di centrodestra, lascia le briciole agli oppositori di SYRIZA, ma non quanto avrebbe voluto il primo ministro, Kyriakos Mitsotakis. Il 27,5% ottenuto dai conservatori (+12% rispetto al centrosinistra) è distante dal 33% desiderato ed è sotto di 13 punti rispetto alle elezioni politiche di un anno fa. Il risultato ha portato il partito di governo a parlare di «vittoria di Pirro», e potrebbe comportare un rimpasto nella maggioranza di Atene.

Belgio: dimissioni per Alexander De Croo e conferma per N-VA

In Belgio oltre alle europee questo weekend si votava anche per le elezioni federali e locali. Open VLD, il partito del premier belga Alexander De Croo ha perso molti voti sia in termini di seggi che di preferenze. Per questa sconfitta De Croo ha annunciato le sue dimissioni. I partiti di destra e estrema destra sono saliti in percentuale. Si conferma, comunque, la spaccatura del paese nelle varie aree di influenza linguistica – culturale: separatisti si confermano nelle Fiandre, gli unionisti in Vallonia. Il partito Vlaams Belang ha raccolto il 20% dei voti nella regione di lingua olandese, ma è stato battuto dal partito nazionalista N – VA, che ha ottenuto il 24% dei consensi.

Olanda: destra in calo, vince l’alleanza Laburista-Verdi

L’alleanza dei Laburisti-Verdi, con il leader Frans Timmermans, vince le Europee in Olanda, battendo l’estrema destra di Geert Wilders, leader euroscettico e anti-Islam. I dati definitivi parlano di 31 seggi eletti su 720 al Partito Europeo. GroenLinks-PvdA ottiene 9 seggi, seguito da PVV con 6 seggi raggiunti. Seguono con 4 seggi i liberali di destra del premier uscente Mark Rutte, guidati da Dilan Yesilgoz  e i cristiani-democratici prendono 3 seggi. L’affluenza alle urne, secondo le stime, è stata circa del 47%, in aumento rispetto a cinque anni fa (42%).

Portogallo: la partita se la giocano socialisti e Alleanza Democratica

In Portogallo lo scontro politico è tra due grandi gruppi: da una parte il Partito Socialista, con il 32%, dall’altra l’Alleanza Democratica al 31%. Uno scarto minimo quello che allontana di poco le due aree politiche. Il movimento di estrema destra Chega si ferma al 9,7% e, poco distanti, ci sono i liberali con il 9% dei voti. L’affluenza alle urne è stata del 37,5%, mentre per le europee del 2019 il dato si aggirava attorno al 30,7%. Una tendenza in lieve aumento che, in ogni caso, non raggiunge la tanto auspicata soglia del 50%.

Lussemburgo: le politiche green perdono terreno

Nel Paese, intanto, a fare incetta di voti è il Partito Popolare Cristiano Sociale con il 22,9% dei voti. In lieve svantaggio il Partito Operaio Socialista Lussemburghese con il 21,7% e il Partito Democratico con 18,3%. Crollo vorticoso dei Verdi fermi all’11,8%. In Lussemburgo l’affluenza alle urne è stata dell’82,2%.

Polonia: i conservatori perdono il primato
Dopo dieci anni e tre elezioni europee, Legge e Giustizia non è il partito polacco più rappresentato a Strasburgo. È stato spodestato da Coalizione Civica: i centristi, dopo aver riconquistato il governo nazionale guidati da Donald Tusk, ha ottenuto il numero più alto di seggi, sebbene di poco meno di un minuto percentuale rispetto ai conservatori (37,6% contro 36,16%). Gli altri due componenti della maggioranza di governo, invece, hanno deluso, scavalcati anche dal gruppo di estrema destra Confederazione, terzo col 12,08%. La nota dolente riguarda l’affluenza, la più bassa dal 2014: 40,65%.

Austria: primato dell’estrema destra 

L’Austria elegge 20 seggi sui 720 al Parlamento europeo. L’estrema destra è in crescita, secondo i primi exit poll, infatti, il Partito della Libertà (Fpö) è il primo con circa il 27% dei voti. Al secondo posto, il Partito popolare di centrodestra, che guida il governo, con il 23,5%. I Verdi, invece, partner minore nella coalizione di maggioranza, ottengono l’11% insieme ai liberali di Neos. Il risultato è storico: Fpö per la prima volta è formazione politica del Paese – cinque anni fa aveva ottenuto il 17%.