10 luglio 2018. Il colpo di mercato che sembrava pura utopia è diventato realtà. Cristiano Ronaldo sbarca a Torino, pronto a vestire la maglia della Juventus. Un affare da oltre cento milioni che avrebbe dovuto garantire un’ulteriore crescita ai bianconeri, sia in termini strettamente calcistici che economici. In realtà, è stata la miccia che ha acceso una vera e propria bomba.

Si inizia con la rottura del rapporto con il direttore generale Beppe Marotta, che aveva risollevato la società, riportandola ai vertici italiani ed europei. Si prosegue con i continui cambi in panchina – da Allegri a Pirlo passando per Sarri, fino al ritorno di Allegri – e in campo europeo non arrivano i successi sperati. I conti iniziano a non tornare e le pressioni sui vertici societari si fanno sentire, fino all’esplosione definitiva: si dimette tutto il consiglio di amministrazione, incluso il presidente Andrea Agnelli e con lui il suo vice Pavel Nedved e l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene. Una polveriera causata dallo stesso presidente durante l’ultimo cda, riunitosi per gestire una situazione che si era ulteriormente complicata dopo le segnalazioni della Consob – l’autorità che vigila sugli operatori finanziari – e le indagini della Procura di Torino sulle cosiddette plusvalenze “fittizie” e sulla gestione degli stipendi. Una mossa che di fatto evita ad Agnelli la peggiore delle ipotesi, quella dell’arresto. Facendosi da parte, l’ormai ex presidente non correrà il rischio di finire in carcere per reiterazione del reato o per inquinamento delle prove.

Polveriera in casa Juve: tutto il consiglio di amministrazione si è dimesso, compreso il presidente Agnelli. Pesano le accuse di falso in bilancio e le indagini sulle plusvalenze fittizie e gli stipendi “ritoccati”.

La lente di ingrandimento della Guardia di Finanza è puntata sui bilanci degli ultimi tre anni, dal 2019 al 2021, tutti in profondo rosso. Le accuse sono quelle di falso in bilancio e di false comunicazioni al mercato. In particolare, sono due gli aspetti incriminati che pendono sulle coscienze juventine. Il primo riguarda le plusvalenze “fittizie”, che si verificano quando due club intavolano uno scambio tra giocatori, la cui valutazione viene “gonfiata” per mettere a bilancio dei valori più alti di quelli che avevano in precedenza. La società si è difesa richiamando le due sentenze con cui la giustizia sportiva ha riconosciuto la piena regolarità nei conti. Ma resta da chiare un’altra questione, quella degli stipendi. Si parla di una sorta di manovra correttiva messa in atto dalla dirigenza in accordo con giocatori e staff tecnico. Secondo i pm, l’intesa tra la società e i suoi tesserati non prevedeva la rinuncia alle quattro mensilità da marzo a giugno 2020 come dichiarato in bilancio – con una riduzione di 90 milioni complessivi – ma a una sola, pur dichiarando questi 90 milioni. Tradotto, la Juventus ha dichiarato di aver tagliato quattro mesi di stipendio, ma in realtà ne ha tagliato solo uno, “nascondendo” il tutto nel bilancio. Quella che in epoca Covid venne presentata come una scelta coraggiosa e apprezzabile, si è rivelata una mossa fittizia.

E ora cosa rischia la Juve? Dall’esclusione dalle coppe europee ai punti di penalizzazione in campionato, fino allo spettro della retrocessione.

Ma ora che succede?A livello europeo, la Uefa potrebbe indagare su eventuali violazioni del fair play finanziario – misura più o meno rispettata che dovrebbe fungere da controllo finanziario dei club europei – e all’orizzonte si prospetta una tanto temuta quanto improbabile esclusione dalle coppe europee. Nel nostro Paese, invece, oltre a Guardia di Finanza e Procura si è mossa la Figc, che ha aperto un’indagine per analizzare anche le conversazioni private tra i giocatori e la dirigenza. Diversi gli scenari possibili: dalla semplice ammenda ai punti di penalizzazione fino alla retrocessione in Serie B, scenario che al momento sembra improbabile, ma che basta per rievocare i fantasmi di Calciopoli.

Unici superstiti di questo Titanic bianconero, il direttore sportivo Federico Cherubini e l’allenatore Massimiliano Allegri, quello che più di tutti sembrava sull’orlo del baratro e che si ritrova ora a essere l’unica certezza di questa Juve. Toccherà a lui mantenere stabilità all’interno dello spogliatoio e far dimenticare i problemi della società, almeno finché il pallone gira.