Sono molto promettenti i risultati presentati dai ricercatori del MICO, Media in Context. Il centro di ricerca europeo, che si propone di sviluppare software  in grado di recuperare in modo efficiente informazioni dagli oggetti digitali presenti in rete (immagini, audio e video), ha pubblicato i primi risultati del loro studio.

Per ottimizzare la ricezione degli articoli da parte degli utenti, i ricercatori hanno sviluppato un nuovo editor semantico, Wordlift (un plugin per WordPress), e lo hanno usato sul magazine online di Greenpeace (uno dei partner del progetto insieme a Shoof, una start-up che sviluppa un’applicazione per Android per i contenuti generati dagli utenti). Utilizzando il tagging semantico, che consiste nell’associare le informazioni a un termine specifico, a una parola chiave o a un concetto, tutti i creatori dei contenuti possono associare una serie di concetti, che emergono dal contenuto prodotto, con il testo dell’articolo. In WordLift questi concetti sono raccolti applicando un vocabolario interno.

Durante i test di validazione con Greenpeace Italy è emerso che questo vocabolario interno porta a un nuovo livello di consapevolezza del contenuto. L’associazione dei concetti permette, infatti, di collegare contenuti diversi, non solo testuali, e di classificarli secondo nuovi schemi: sarà quindi più semplice capire come  sono collegati i diversi oggetti digitali e per quale motivo, ma soprattutto come raggiungerli tramite una ricerca online. Al termine di questo processo la nuova classificazione fornirà informazioni utili sui contenuti e su come diffonderli in rete, in modo che vengano raggiunti più facilmente dagli utenti, in base ai loro interessi e alle loro esigenze.

Secondo la ricerca del MICO le testate giornalistiche potranno arricchire i loro flussi editoriali attraverso analisi tra i diversi mezzi di comunicazione e nuovi strumenti come Wordlift: in questo modo sarà possibile ottimizzare la fruizione dei contenuti pubblicati.

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