Quanto sono sicuri i social media oggi? Ma, soprattutto, rappresentano un luogo protetto per tutti quei bambini che ne fanno utilizzo? La maggior parte delle persone sono d’accordo sul fatto che bisognerebbe porre grande attenzione agli effetti di dipendenza che i social possono creare.

Se, da un lato, i social media sembrano particolarmente dannosi per i giovani, dall’altro sono anche il modo in cui essi riescono ad esprimersi e trovare amicizie. Quindi, in che modo possiamo tener d’occhio i più piccoli? Fissare dei limiti di utilizzo dei social e del web in generale potrebbe essere una prima soluzione. Allontanare i propri figli dai dispositivi durante la giornata implicherebbe, esporrli meno ore ai rischi che quest’ultimo può portare.

Ad affrontare questo tema è stato Vivek Murthy, medico chirurgo statunitense, il quale sostiene che bambini di età inferiore ai 14 anni non dovrebbero avere accesso ai social media. Lo scorso mese, nello Utah, sono state approvate due proposte di legge che rispondono a questa preoccupazione: lo Stato, infatti, ha limitato drasticamente l’utilizzo dei social da parte dei bambini.

Le nuove leggi richiedono a chiunque abbia meno di 18 anni di ottenere il consenso dei propri genitori per mantenere o creare un account e consentono pieno accesso ai genitori ogni qualvolta questi lo ritengano opportuno. Non solo: la vera e propria novità è l’istituzione di un coprifuoco: in questo modo gli adolescenti possono essere maggiormente controllati e salvaguardati dalla dipendenza dalla rete.

Come lo Stato intenda far rispettare queste politiche non è stato ancora definito, ma pare si stia pensando a multe o ad azioni legali nei confronti delle società di social media. Tutti gli schieramenti politici sembrano concordare su questo tipo di restrizioni e, a livello federale, sta circolando al Congresso una proposta simile: il Social Media Child Protection Act.

Le conseguenze di tali limitazioni sulle libertà civili sono evidenti: la legge dello Utah e altre simili in tutto il Paese «limiterebbero», infatti, «la capacità degli adolescenti di esplorare e decidere in autonomia su tutto, dall’identità di genere al sesso sicuro, alla politica, senza il coinvogimento dei genitori», sostiene il Progetto A.C.L.U. (American Civil Liberties Union) su Libertà di Pensiero, Privacy e Tecnologia.

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