Notizie isolate e confinate ai margini dell’agenda delle comunicazioni; mancanza di informazioni adeguate e sviluppate sulle basi di una conoscenza approfondita; dati quantitativi incapaci di fuoriuscire dai confini della pura teoria per invadere quelli della pratica quotidiana delle persone. Il nuovo report Climate Journalism That Works: between knowledge and impact (Il giornalismo climatico che funziona: tra conoscenza e impatto, ndr) muove dalla consapevolezza dei limiti che connotano l’informazione sul clima. La ricerca, commissionata dalla EBU European Broadcasting Union, l’Unione europea di teleradiodiffusione, è stata realizzata da Alexandra Borchardt con il contributo di Katherine Dunn e Felix M. Simon e include una serie di casi studio che forniscono la prova concreta su come innovare il giornalismo climatico.
Uno di questi riguarda l’agenzia di stampa francese AFP Agence France-Presse. A partire dal 2019, il responsabile delle notizie globali dell’agenzia Phil Chetwynd ha reso «il futuro del pianeta una priorità editoriale», creando l’hub Future of the Planet (Il futuro del Pianeta, ndr). «La storia di domani ha iniziato a essere una storia di oggi» ha dichiarato dopo che quell’estate la Francia aveva toccato temperature bollenti. Lo scopo era quello di sostituire storie di scienza o di politica aride e incuranti dell’impatto sociale e degli aspetti economici con una visione più ampia, in cui un ruolo centrale spettasse alla trasformazione ecologica dell’economia. Nel 2022 l’AFP ha unito i desk di economia e ambiente e all’inizio del 2023 più di 20 giornalisti con conoscenze specifiche sul cambiamento climatico hanno iniziato a lavorare presso l’hub, a Parigi. I reporter del clima sono e saranno, però, dislocati in uffici locali di tutti i continenti, anche in luoghi rilevanti per il cambiamento climatico come Manaus, ai margini dell’Amazzonia e Bangkok, in Thailandia.
L’approccio di AFP si distingue da altre realtà giornalistiche per l’attenzione alle immagini di qualità, e quindi al ruolo dei fotografi sul campo e degli addetti alle ricerche iconografiche, e alla formazione, nella convinzione che i redattori debbano possedere alcune nozioni scientifiche basilari per poter scrivere adeguatamente del fenomeno. Per questo motivo oltre 200 giornalisti sono stati formati, ad esempio, per saper riconoscere il fenomeno del greenwashing e lavorare come fact-checkers in quest’ambito: è stato spiegato loro su cosa focalizzare l’attenzione, quali domande porre e come distinguere i buoni propositi dalla pratica. «Non trasmettere troppe emozioni, ma basarsi sui fatti» afferma Chetwynd: è questo il principio guida che ispira il metodo di lavoro di AFP.
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