Si è conclusa ormai da due giorni la 73esima edizione del Festival della Canzone italiana e, anche quest’anno, il teatro Ariston si è confermato palco non solo della musica, ma di temi sociali e politici. Tra i principali argomenti discussi un ruolo centrale l’ha avuto la questione femminile. Le donne, che un tempo erano semplici vallette, sono state “promosse” a co-conduttrici che recitano monologhi e si fanno portavoce di una realtà spesso taciuta: quella della donna che non vuole diventare madre, o quella della donna che non è solo madre .

Prima tra tutte Chiara Ferragni. L’imprenditrice e influencer è stata la prima a scendere le vertiginose scalinate del teatro con i suoi abiti-manifesto. “Sentiti libera”, recitava il primo: un messaggio per tutte le donne, per liberarsi dalle limitazioni di una società ancora profondamente maschilista. Poi “l’abito senza vergogna”, un vestito nude con il quale l’imprenditrice digitale si è fatta portavoce del corpo delle donne, della libertà di piacere solo a se stesse. A seguire, “l’abito contro l’odio” con ricamati gli insulti peggiori che la Ferragni subisce ogni giorni sui social network e, infine, “l’abito-gabbia”, per liberare le donne dagli stereotipi di genere nei quali sono spesso ingabbiate. Tutti i vestiti dell’infuencer sono stati studiati insieme a Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa di Dior, per trasmettere un messaggio di solidarietà nei confronti di tutte le donne che ogni giorno devono combattere per la parità di genere . Non è mancato poi il monologo, sempre dedicato alle donne: una lettera che la Ferragni ha scritto alla “Chiara bambina” per incoraggiarla a guardare il futuro senza paura: “essere donna non è un limite, lottiamo per cambiare le cose”, ha detto.

Finisce l’era delle vallette al Festival di Sanremo e si apre l’epoca della co-conduzione femminile. Ma, tra monologhi, polemiche e vestiti-simbolo, il gap di genere si ripropone tra  gli artisti vincitori

Ma Chiara Ferragni non è stata l’unica a parlare di femminismo a Sanremo. Un momento attesissimo è stato il monologo della scrittrice Chiara Francini che, sul palco dell’Ariston, ha portato il tema delle donne che non sono madri. “Anche quando si fa un monologo leggero si possono veicolare dei messaggi forti”, aveva anticipato in conferenza stampa. Infatti, la Francini ha veicolato un messaggio molto importante, partendo dalla sua personale esperienza: ha affrontato il tema della maternità mancata, condizione che fa sentire le donne “sbagliate” solo perché non hanno avuto un figlio. “Io da qualche parte penso di essere una donna di merda perché non so cucinare, perché non mi sono sposata e perché non ho avuto figli. Razionalmente so che va bene così ma, da qualche parte, dentro di me, c’è questa voce, esiste. E io, alla fine, penso che abbia ragione lei, che io sia sbagliata”, recitava il monologo. È attraverso questo testo e l’emozione spesa nel declamarlo che l’attrice ha portato a Sanremo parole, pesanti e, insieme, sincere, su uno dei grandi tabù della società italiana odierna: la storia di tutte quelle donne “ormai adulte” e senza figli che ogni giorno dovrebbero sentirsi “sbagliate” .

Eppure, cinque co-conduttrici donne e tanto dialogo sul femminismo non sono bastati nemmeno quest’anno a ridurre il gap di genere: il podio del Festival è stato tutto al maschile e il vincitore della kermesse, Marco Mengoni, ha criticato la top five senza donne . “Dedico questa vittoria alle artiste donne che hanno partecipato”, ha dichiarato il cantante durante la premiazione. Ma non solo, Mengoni avrebbe ribadito lo stesso concetto anche nelle ore successive, lamentando che la mancanza di donne sul podio fosse causata dall’arretratezza del nostro Paese sul concetto di uguaglianza.