In quella che il filosofo tedesco Peter Sloterdijk ha definito “l’età dei neo-cinici”, ossia la nostra contemporaneità, esistono i buoni samaritani?Lo scorso 23 marzo, sono arrivati a Pratica di Mare, 30 km a sud di Roma, nove Ilyushin – IL-76MD – con 120 medici militari russi e aiuti per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Ad accogliere il primo velivolo c’erano il ministro degli Esteri Di Maio, il Capo di Stato Maggiore della Difesa generale Enzo Vecciarelli e l’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov.

Gli scatoloni contenenti il materiale sanitario mostrano la scritta “From Russia with love”, ovvero “Dalla Russia con amore”, citazione che ricorda il titolo del secondo film della serie di James Bond, ispirata ai romanzi di spionaggio scritti da Ian Fleming.

Si tratta di aiuti disinteressati? Secondo Luigi Curini, professore di Scienza Politica all’Università di Milano, la risposta è chiaramente no.“Da parte della Russia c’è un messaggio manifesto. Sono arrivati medici del comparto militare, per cui parliamo di una presenza militare in tempi di pace in un Paese dell’area Nato. In un momento normale non sarebbe mai potuto accadere”.

Ma per comprendere che cosa sta succedendo dobbiamo andare indietro nel tempo e partire dalla cosiddetta Grande Strategia della Russia, che è andata definendosi negli ultimi 10 anni. La data ufficiosa sarebbe il 27 febbraio 2007, quando Putin si recò alla conferenza Transatlantica di Monaco di Baviera, dove tenne un discorso che fece intendere come la Russia volesse ristabilire lo status di grande potenza mondiale o perlomeno di nazione in grado di agire su importanti scenari. Uno degli strumenti attraverso cui Putin ha perseguito questo obiettivo è quello di indebolire il fronte transatlantico, che la Russia vede inevitabilmente ostile, poiché più forte sul piano geopolitico, finanziario, diplomatico e militare.

Come fa la Russia a dividere il fronte internazionale? Punta tantissimo sui rapporti bilaterali e questo ha  un impatto diretto sull’Unione Europea, che è un ibrido sovra-nazionale di Stati, i quali possono essere approcciati su base bilaterale nel momento in cui possono ottenere vantaggi da parte del Cremlino.

Secondo Riccardo Alcaro, coordinatore delle ricerche dell’Istituto Affari Internazionali (IAI):“Putin si è esplicitamente posto come possibile alternativa alla democrazia liberale, presentandosi come massimo esponente di un sistema di governo autoritario, basato sulla forza e sulla repressione del dissenso, ma anche sulla creazione di consenso attraverso il controllo dei mezzi di informazione, nonché come depositario di un’autentica tradizione conservatrice cristiana, che tendenzialmente – al contrario del corrotto occidente, ateo, secolare, globalista, – vuole mostrarsi come una nazione compatta e capace di stringersi attorno ai propri leader nel perseguire, anche con sacrifici, grandi obiettivi storici.”

Ma come fa la Russia a dividere il fronte internazionale? Punta tantissimo sui rapporti bilaterali e questo ha evidentemente un impatto diretto sull’Unione Europea, che è un ibrido mezzo sovra-nazionale di stati, i quali possono essere approcciati su base bilaterale nel momento in cui possono ottenere vantaggi da parte della Russia. Chiaramente è necessario dire che la Russia non è l’unica nazione ad agire in questo modo, ma queste strategie vengono adottate anche dall’America, dalla Cina e da tanti altri Paesi. In questo senso Covid 19 sembrerebbe aprire delle opportunità alla Russia, soprattutto in Europa, dove l’Ue potrebbe essere la maggiore vittima del Coronavirus, perlomeno se non dovesse trovare il consenso per una risposta comune.

Tuttavia,la strategia russa dettata dalla campagna “Dalla Russia con amore”, sembrerebbe muoversi su due filoni: uno interno ed uno esterno. Il primo si ricollega alla votazione pubblica per la modifica costituzionale, che si sarebbe dovuta tenere il 22 aprile, data poi posticipata a causa dell’emergenza Coronavirus, che mostra dati preoccupanti anche in Russia.

Se il voto dei cittadini russi dovesse sancire la modifica della Costituzione, Vladmir Putin potrebbe continuare a governare anche dopo la scadenza del suo attuale mandato – nel 2024, quando per le regole vigenti non potrebbe essere più rieletto.Il presidente potrebbe quindi restare in carica almeno fino al 2036. Ed è qui che gli aiuti forniti all’Italia, ma anche ad altre nazioni, giocano un ruolo propagandistico importante. Il messaggio che il governo russo trasmette al suo popolo è la forza e il controllo sull’emergenza, superiore rispetto a quello di altri Paesi.

Su Channel 1, primo canale statale russo, è stato dichiarato che Putin sia stato l’unico leader ad avere avuto il coraggio di visitare i malati di Coronavirus in un ospedale, notizia falsa secondo il sito di fact-checking The Insider. Mentre il propagandista Dmitry Kiselov ha raccontato come l’Ue stia collassando a causa dell’emergenza. L’emittente televisiva NTW ha poi diffuso false informazioni sull’impreparazione dei medici americani rispetto a quelli russi. Ma non solo, i media vicini al Cremlino stanno raccontando quello che la strategia di Putin effettivamente comprenderebbe, ovvero aiutare i Paesi europei come l’Italia, affinché questi lavorino per revocare le sanzioni imposte alla Russia.

Ed è proprio a questo ultimo punto che si ricollega il filone esterno delle strategie propagandistiche di Putin.Secondo Riccardo Alcaro “la Russia si sente in uno scontro geopolitico con gli Stati Uniti. L’Europa e i paesi europei sono visti dalla Russia come un’appendice dell’egemonia americana. Per i russi esistono pochissimi Stati al mondo autenticamente indipendenti, capaci di prendere le loro decisioni in autonomia-  e gli europei non sono tra questi. La Russia ha subìto un regime sanzionatorio dopo la crisi ucraina, provocata nel 2014 – e queste sanzioni hanno un effetto. Ma Putin tende a vedere in ogni crisi un’opportunità e sa che in Europa il consenso sulle sanzioni, per quanto forte, è scardinabile, perché attualmente c’è risentimento nei confronti dell’Ue. Per cui tende a spingere sul fatto che in qualche modo bisogna reimpostare le relazioni in maniera differente e la revoca delle sanzioni sarebbe ovviamente un grande passo verso questa direzione”.

Proprio per questo la Russia ha mandato aiuti anche agli Stati Uniti, dove le sanzioni sono molto più pesanti.“E’ chiaro che Putin vede in iniziative di questo genere un modo per accattivarsi ancora di più la simpatia di Donald Trump ed arrivare forse ad ammorbidire le sanzioni. Il paradosso è poi che tra gli aiuti forniti dai russi agli americani, ci sono anche i ventilatori polmonari prodotti da una compagnia russa che è nella lista delle società sanzionate dagli Stati Uniti. Ma il problema per Putin è che le sanzioni americane sono state trascritte all’interno di leggi votate dal Congresso e quindi Trump, pur avendo una certa discrezionalità nel poterle applicare o meno, non ha il potere di revocarle del tutto. Però è chiaro come questo sia un tentativo da parte dei russi per ridefinire il rapporto con gli americani, a patto che questi offrano qualcosa in cambio”.

L’idea di Vladimir Putin è portare il Bel Paese dalla propria parte nel rapporto tra Ue e Russia. Questa è l’idea dietro la campagna umanitaria: noi vi abbiamo aiutati, il cittadino italiano lo percepisce, c’è una migliore predisposizione verso la Russia e quando ci si ritroverà ad un tavolo per discutere delle sanzioni verso la Russia, gli italiani potrebbero cambiare idea.

Ritornando all’Italia,l’idea di Vladimir Putin è portare il Bel Paese dalla propria parte nel rapporto tra Ue e Russia. Per cui l’idea dietro questa campagna umanitaria potrebbe essere la seguente: noi vi abbiamo aiutati, il cittadino italiano lo sa, lo percepisce, c’è una migliore predisposizione verso la Russia e quando ci si ritroverà ad un tavolo per discutere delle sanzioni verso la Russia, gli italiani potrebbero cambiare idea.

“La Russia e la Cina hanno capito che l’Italia è l’anello debole della Nato, cioè è un Paese che per tutta una serie di ragioni, di sue debolezze, è paradossalmente più sensibile ad un certo tipo di ricollocazione all’interno delle alleanze internazionali. La Cina e la Russia sono ovviamente interessate a questo e vogliono capire se questo anello può spezzarsi. Quella russa è un’operazione poco costosa economicamente, perché hanno inviato un team qualificato ma contenuto, però, al contempo, è anche molto redditizia in termini d’immagine. Per cui è una scelta strategica”, sostiene Curini.

Ed effettivamente Cina e Russia non stanno giocando per niente male le loro carte.Secondo un sondaggio di SVG per il tg La7 dello scorso 6 aprile, se nel 2019 la fiducia degli italiani nell’Unione Europea riportava un 42%, nel 2020 cala al 27%. Ma non solo, l’indagine demoscopica mostra che il 53% degli elettori del M5S e il 45% degli elettori del PD sostiene che l’Italia debba avvicinarsi di più alla Cina. “Ora se tra gli elettori dei due partiti al governo comincia ad esserci questa percezione positiva rispetto ad un paese come la Cina – tenendo presente che il controllo e la violenza sistemica sulla popolazione in Cina è maggiore rispetto a quella russa – è evidente che gli italiani non si rendano conto che questi regimi sono altro rispetto a qualcosa di democratico”.

A questo punto sorge spontanea una domanda: da che cosa è determinato questo euroscetticismo? Ebbenela Cina, ma soprattutto la Russia con la guerra dell’informazione, spingono uno storytelling secondo cui sembrerebbero aiutare l’Italia più di quanto non faccia l’Unione Europea.

Effettivamente l’Europa sta rispondendo con lentezza alle necessità economiche prodotte dal virus e gli aiuti umanitari sono arrivati in ritardo. L’Ue ha mostrato inizialmente scarsa solidarietà nei confronti dei Paesi colpiti e l’incapacità di reagire assieme all’emergenza richiede una veloce inversione di tendenza affinché il concetto stesso di “unione” venga preservato. Tuttavia, è anche vero che paesi come la Russia non stanno facendo tanto di più. Dobbiamo poi tenere presente che il materiale sanitario arrivato dalla Cina non è stato donato, ma acquistato con presidi non a norma.

Germania, Francia e Austria hanno mandato milioni di mascherine all’Italia; la Repubblica Ceca 10mila tute protettive; la Germania ha inviato aiuti e spostato malati italiani verso reparti di terapia intensiva tedeschi,; mentre gli americani, oltre ad aver fatto costruire due ospedali da campo, uno donato dalla Ong Samaritans Purse e l’altro dalla US Army, hanno inviato alla base di Aviano un En-Route Patient Staging System (Erpss), ovvero un’unità di terapia intensiva trasportabile, che può trattare fino a 40 pazienti in 24 ore.

Eppure queste attività non hanno ricevuto la stessa attenzione del supporto russo o cinese, né da parte dei media, né da parte degli organi di governo italiani. Il ministro degli Esteri non era ad attendere gli aerei tedeschi in pista, e non era nemmeno presente a ricevere i cargo del Pentagono, ma all’arrivo di russi e cinesi era in prima fila. “Sembrerebbe che queste dinamiche siano coerenti con un certo tipo di narrazione, che sia il governo che l’opposizione stanno portando avanti, per cui l’Europa non sta facendo nulla e dovrebbe fare di più”, sostiene Curini. “E i giornali, anche quelli mainstream, hanno seguito questo storytelling incentrato sul racconto di un’Europa egoista”. Per cui questa disinformazione da parte dei russi si aggiunge alla percezione alimentata dalla narrazione nazionale, insomma: la ciliegina sulla torta.

Ma l’eccezione che ha smosso le acque è arrivata e non con poche conseguenze. “Fonti politiche di alto livello hanno riferito a La Stampa che tra quelle forniture russe l’80% è totalmente inutile, o poco utile all’Italia. Insomma, poco più che un pretesto. A differenza delle spedizioni cinesi (consistenti soprattutto in ventilatori polmonari e mascherine), quelle russe sarebbero attrezzature per la disinfestazione batteriologica di aree, un laboratorio da campo per la sterilizzazione e la profilassi chimico-batteriologica”. Questo è quanto riporta il giornalista Jacopo Iacoboni in un articolo pubblicato sul quotidiano torinese il 25 marzo.

E la dura reazione dei russi non si è fatta attendere.Prima sono state formalizzate le proteste dell’Ambasciata russa a Roma e del ministero degli Esteri, poi è stato pubblicato un comunicato stampa da parte del generale Igor Konashenkov, portavoce capo del ministero della Difesa russa. Nel documento si legge che gli epidemiologi militari russi “stanno debellando il Covid19 in 65 case di riposo a Bergamo, assieme ai loro colleghi italiani” e accusa il quotidiano La Stampa di “russofobia” e di propagare “fake news”. Si allude anche a presunti “committenti della russofobia nel quotidiano”. Ed infine il generale conclude la sua nota con parole sinistre: “Qui fodit foveam, incider in eam”, ovvero “chi scava la fossa in essa precipita”.

Ma quello che dovrebbe meravigliarci di più non è tanto la dichiarazione di Konashenkov, quanto l’incapacità del nostro governo e soprattutto del ministro degli Esteri di dare una risposta forte ad affermazioni simili, da parte del portavoce del ministero della difesa di un Paese che non appartiene alla Nato.Non ci sono state reazioni significative se non alcune dichiarazioni di circostanza; e qual è la percezione che si ha? Che l’Italia sia il ventre molle del Patto Atlantico.

Certamente gli aiuti all’Italia fanno riflettere sulla capacità del sistema Italia di gestire una relazione così delicata con un Paese complicato come la Russia. Perché gli aiuti sono stati forniti dai militari? Perché è stato concesso a 120 militari russi di atterrare a Roma e non nella zona di Bergamo, per poi viaggiare per 600 km con camion militari fino alle zone più colpite? E ancora perché nella delegazione russa sono presenti due giornalisti che si sa essere tra i principali agenti di propaganda?

“Quello che si teme è che ci sia uno scollamento del sistema di sicurezza italiano. La Russia sta giocando in qualche modo su questa mancanza di coordinamento e sulla difficoltà, che gli italiani hanno sempre, di dare risposte sistemiche e non contingenti. Non si vuole alludere a nulla che Conte stia o meno facendo, ma c’è stata probabilmente una mancanza di coordinamento prima di slittare ad una risposta che deve essere appunto sistemica. Si possono accettare gli aiuti dalla Russia, ma dobbiamo ricordarci che la Russia ha degli interessi che non sono convergenti con quelli dell’Italia”, afferma Alcaro.

La presenza di personale militare russo in un paese della Nato, specialmente vicino a una base aerea degli Stati Uniti, suscita inoltre il timore che i russi stiano utilizzando la loro permanenza in Italia per raccogliere informazioni. Di fatto non esiste una presenza ufficiale russa in un altro Paese che non voglia anche qualche funzione di intelligence. “Ricordiamoci che il presidente Putin viene da KGB (principale agenzia di sicurezza dell’Unione Sovietica), ha una mentalità forgiata nei servizi di sicurezza dell’URSS e lui stesso ha detto, anche durante alcuni eventi pubblici, che il controllo dell’informazione è un’arma fondamentale di natura geopolitica. Per cui tutto il sistema di potere che Putin ha messo in piedi in Russia è un regime che in qualche modo è improntato al modus operandi di un’agenzia di Intelligence”.

Questo significa cheprobabilmente i russi stanno attualmente raccogliendo informazioni, anche sensibili, non necessariamente in vista di un obiettivo prestabilito, ma comunque sempre volto a creare un accumulo di informazioni, per poi utilizzarle qualora ne venisse fuori l’occasione. E accettare militari russi in Italia è un rischio. Per questo era necessaria una risposta di natura sistemica, cioè coordinata a livello di ministero degli Esteri, della Difesa, di Forze armate, di intelligence, di presidenza del Consiglio, tenendo informata la presidenza della Repubblica e questo non sembra esserci stato.

L’Italia sembra peccare di dilettantismo e tutto questo potrebbe avere conseguenze nel futuro ma anche nel presente.Se nel nostro Paese questo euroscetticismo, che oggi è alle stelle, dovesse consolidarsi e diventare permanente, dal punto di vista russo è una gigantesca opportunità. E il problema è che l’Italia non ha ancora capito del tutto chi è Vladmir Putin.