«Nella mia vita c’è un prima e un dopo. Proprio come in tante altre vite. Ma nella mia non c’è un giorno esatto che possa segnare la fine del prima e l’inizio del dopo. O almeno, non come si è abituati a pensare». Inizia così il libro Una luce nell’acqua. Dalle difficoltà nella malattia alle vittorie nel nuoto e nella vita, l’autobiografia di Carlotta Gilli, campionessa paralimpica di nuoto. La sua vita è cambiata all’età di sei anni quando le fu diagnosticata la malattia di Stargart che ha ridotto progressivamente la sua vista. Carlotta, però, ha sempre dimostrato carattere e determinazione, qualità che le hanno permesso di conquistare, grazie anche all’affetto della famiglia e degli amici più stretti, decine di titoli continentali e mondiali, fra i quali spiccano le cinque medaglie (di cui due d’oro) alle ultime Paralimpiadi di Tokyo 2020.
Nel 2023 è uscito Una luce nell’acqua dove Lei si racconta a 360 gradi, ripercorrendo la sua vita personale e sportiva. Cosa l’ha spinta a scrivere un’autobiografia?
Volevo far capire a tutti chi è Carlotta, non solo l’atleta ma soprattutto la persona. Per quanto riguarda l’atleta ho raccontato tanti aneddoti e curiosità, ma ho voluto soprattutto dire cosa fa Carlotta fuori dall’acqua. Raccontando la mia storia a livello personale, ho voluto spiegare come si possono superare le difficoltà che la vita ci mette davanti e come farlo per poter poi vivere col migliore spirito possibile. Ho voluto essere d’aiuto a coloro che non hanno l’opportunità di incontrare altre persone nella loro stessa condizione o che non hanno ancora metabolizzato il tutto e che quindi non hanno il coraggio e la forza di chiedere aiuto. Tramite il mio libro lo possono fare tranquillamente da casa, senza doversi mettere in mostra e spero che al termine della lettura possano metabolizzare più facilmente il tutto perché, alla fine, ciò che più conta è il vivere bene.
Nella sua vita personale e professionale gli imprevisti non sono mancati. C’è stato un momento di particolare sconforto? E se sì, chi l’ha aiutata a rialzarsi e ad andare avanti?
Sicuramente la scoperta della malattia è stato un momento significativo ma, come dico sempre, sono stata nella sfortuna “fortunata”, perché avevo sei anni, ero una bambina e non capivo bene cosa stesse accadendo. Ciò mi ha permesso di non farmi domande e di andare avanti, normalizzando il tutto. Nel 2022 mi sono dovuta sottoporre a un intervento molto pericoloso al collo: non si sapeva come sarei uscita dalla sala operatoria. È successo tutto molto velocemente da quando è stato scoperto, anche perché due mesi dopo avrei avuto il mondiale e quindi ho dovuto fermare tutti gli allenamenti e dare la priorità alla salute. Chi mi ha aiutata è stata la mia famiglia, i miei amici, lo staff tecnico e tutti i professori e medici che mi hanno operata e accompagnata in questa avventura.
Ha mai vissuto in prima persona casi di discriminazione? Come ne è uscita? Che ruolo ha lo sport al riguardo?
Per fortuna, casi di discriminazione o di bullismo non mi sono mai capitati. Credo che lo sport aiuti tanto perché insegna una filosofia di vita, a vivere a 360°, a rispettare le regole, convivere con le altre persone e a rispettarle.
Nonostante Lei sia giovanissima, ha un palmares da fare invidia anche ad atleti cosiddetti “normodotati”. Che rapporto c’è tra i nuotatori olimpici e paralimpici?
C’è un rapporto normale fra gli atleti olimpici e paralimpici. Non sono tanti i momenti in cui ci incontriamo e possiamo stare insieme perché le gare sono divise, sia a livello italiano che internazionale. Ci sono fortunatamente degli eventi che ci permettono di stare insieme ed è sempre bello scambiare le idee. Siamo tutti atleti e facciamo tutti la stessa vita e soprattutto abbiamo gli stessi obiettivi e sogni.
Che messaggio vuole lanciare con questo libro?
Con il mio libro voglio mandare il messaggio di non mollare mai, siamo fatti per superare tutte le difficoltà che la vita ci mette davanti. Quando ci svegliamo la mattina dobbiamo essere pronti a superare tutte le difficoltà e la sera quando appoggiamo la testa sul cuscino dobbiamo essere fieri di noi e orgogliosi per come abbiamo affrontato la giornata. Bisogna credere nei propri sogni e cercare di realizzarli: si incontreranno molte persone che cercheranno di mettere i bastoni tra le ruote, ma solo noi sappiamo dove vogliamo arrivare e dobbiamo fare di tutto per perseguire i nostri obiettivi perché, il giorno che accadrà, saremo le persone più felici del mondo.
Che consiglio darebbe a un giovane che sogna di diventare un atleta proprio come lei?
Bisogna seguire il proprio sogno: se si vuole diventare un atleta, bisogna indirizzare tutte le energie su quell’obiettivo e cercare di farsi scivolare addosso i giudizi che le persone hanno.
Quali sono le sue aspettative e gli obiettivi per Parigi 2024?
Sono fortemente scaramantica. Per Parigi vorrei raccogliere tutti i frutti che si seminano durante l’anno con gli allenamenti, ma soprattutto divertirmi e godermi la gara regina di tutte le gare.