Il tre febbraio è uscito nelle librerie “Patrick Zaki. Una storia egiziana”, graphic novel edita da Feltrinelli Comics, scritta dalla giornalista Laura Cappon e disegnata dal fumettista Gianluca Costantini. Un lavoro lungo e meticoloso ma entusiasmante, fatto anche di grande coraggio per far entrare chiunque nella vita del giovane Patrick, un ragazzo come un altro, che ha avuto però la sfortuna di nascere nel posto sbagliato.

Poco dopo l’arrivo di Patrick Zaki al Cairo un account anonimo manda un messaggio a Gianluca Costantini e gli chiede di disegnare Patrick: il ragazzo è sparito nel nulla.

È il 7 febbraio 2020 quando Patrick Zaki, studente egiziano del GEMMA (Master Erasmus Mundus in studi di genere e delle donne) all’Università di Bologna, sparisce all’Aeroporto del Cairo. Patrick era tornato in Egitto dalla sua famiglia per una breve vacanza, trasformatasi subito in un incubo lungo 22 mesi. Il giorno dopo si scopre che Patrick è stato arrestato con cinque capi di accusa: minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di notizie false, propaganda per il terrorismo. Tutto questo per dei presunti post pubblicati su Facebook dal ragazzo, attivista per i diritti umani e membro dell’EIPR, Egyptian initiative for personal rights.

Fonte: VanityFair.it

Fonte: VanityFair.it

Quel 7 febbraio, poco dopo l’arrivo di Patrick al Cairo, un account anonimo manda un messaggio sul cellulare di Gianluca Costantini, artista ma anche noto attivista, diventato un portavoce dei diritti umani nel mondo. Questo account gli chiede di disegnare Patrick: il ragazzo è sparito nel nulla. Ed è così che un’ora dopo, quasi d’istinto, nasce il primo disegno che rappresenta Zaki. Capelli ricci, barba, occhiali e uno sguardo rilassato, ma soprattutto un filo spinato attorno a lui.

Fonte: Facebook_Gianluca Costantini

Fonte: Facebook_Gianluca Costantini

«L’aggiunta del filo spinato dà l’idea di una sofferenza continua e le persone hanno reso quel ritratto un simbolo, usato migliaia di volte, sui balconi, nei festival. Da quel disegno, che è diventato così importante per tante persone, è partita tutta la campagna per Patrick». Il disegno è stato realizzato nel giro di pochissimi istanti proprio perché la campagna per la sua liberazione si attivasse il prima possibile. Inoltre, Gianluca racconta che quella sagoma, esposta poi in Piazza Maggiore a Bologna, ha sostituito il corpo reale di Patrick durante tutta la sua assenza.

Un’assenza che in parte continua perché, nonostante la notizia della sua scarcerazione avvenuta l’8 dicembre 2021, Patrick non è stato assolto. È libero ma non può abbandonare l’Egitto fino alla fine del processo quando si deciderà per l’assoluzione o la condanna, ma anche l’ennesima udienza per porre fine all’incubo è stata rimandata. Il sei aprile, forse, il Tribunale di Mansura darà delle risposte. Quello che è certo è che l’Italia intera, e non solo, aspetta a braccia aperte questo ragazzo dalla faccia simpatica e dal cuore grande.

L’idea del libro viene a Laura Cappon in seguito ad un episodio. Accade che circa nove mesi dopo l’arresto di Patrick, nel novembre 2020, vengono arrestati tre dirigenti dell’EIPR, organizzazione dalla quale arrivava buona parte del team legale di Patrick. I tre verranno rilasciati il mese successivo. Ad aver colpito la giornalista è la mobilitazione internazionale sulla vicenda. «Il tema era entrato nel mainstream, non era più un tema di nicchia. Ne parlavano tutti, anche grazie agli appelli sui social lanciati da personaggi importanti come l’attrice Scarlett Johansson». Se Laura, sul caso Zaki e sul sistema repressivo egiziano, avesse scritto un saggio sarebbe stato difficile arrivare a tutti, soprattutto per la delicatezza dell’argomento. Avrebbe inoltre de-umanizzato il racconto perché la burocrazia e la storia del regime del Cairo avrebbero fatto entrare il lettore in un vortice burocratico troppo impegnativo per riuscire a concentrarsi sulla situazione vissuta dai prigionieri di coscienza. Laura decide che il fumetto sarebbe stato perfetto e avrebbe permesso di raccontare in maniera diretta ed empatica la vicenda. Chiede aiuto a Gianluca che accetta in poco tempo proprio come fa la casa editrice Feltrinelli, dimostratasi subito interessata alla graphic novel che ottiene in seguito il patrocinio di Amnesty Italia, rappresentata da Riccardo Noury.

Costaintini, Noury e Cappon

Costantini, Noury e Cappon sulla panchina verde dell’attesa

In un anno scarso, la giornalista e l’artista, accompagnati dai bravissimi editor di Feltrinelli, hanno lavorato seguendo quello che Laura chiama “il passo da cronista, il passo di cambiare le cose in corsa”. Laura, abituata al mondo dell’informazione, apre e chiude i pezzi in corsa, ma il suo modo di lavorare non è quello del mondo dell’editoria: «Gli editor e Gianluca sono stati di una flessibilità e velocità incredibile. Hanno fatto uno sforzo immenso». Il fumettista si è documentato e ha raccolto enormi quantità di materiale fotografico per ricostruire posti che lui stesso non aveva mai visto dal vivo, ma che è riuscito a riprodurre fedelmente; dalla città del Cairo, al carcere di Mansura, ma in particolar modo i visi e le espressioni di tutti quelli che hanno sempre voluto bene a Patrick e che per 22 mesi lo hanno aspettato. I suoi disegni hanno quindi accompagnato giorno per giorno le parole che Laura scriveva. «Tavola dopo tavola abbiamo messo nero su bianco nomi e fatti, date e protagonisti, concentrandoci sul dramma personale e familiare di Zaki», dice Gianluca.

Il libro è diviso in quattro parti: Patrick da bambino e all’università, il ritorno di Patrick in Egitto, l’arresto e la prigionia, la mobilitazione in Italia e alla fine si trova anche un approfondimento di quella che è stata la storia dell’Egitto dal 2011 ad oggi. E proprio la parte finale è stata cambiata nel giro di pochissimo tempo. L’uscita del libro era già stata concordata per il febbraio 2022, pensata per i due anni dall’arresto del giovane egiziano, ma senza che nessuno se lo aspettasse a dicembre Patrick è stato scarcerato. Questo avvenimento ha cambiato i piani di Laura e Gianluca che si sono ritrovati a dover cambiare le ultime tavole del libro. Le tavole iniziali riportavano la scritta “questa storia non è finita” e le sei tavole finali ritraevano tutte le persone care a Zaki ad aspettarlo fuori dal carcere, sperando di poterlo riabbracciare presto. «Quando Patrick è stato liberato, abbiamo fatto saltare le ultime due tavole e abbiamo ricavato quattro pagine che sono diventate quattro tavole dove si racconta l’udienza, il rinvio a giudizio, l’udienza per la liberazione e la sua liberazione. Il libro finisce con lui che esce dalla stazione di polizia di Mansura e noi che lo sentiamo. Come è realmente accaduto».

Laura e Gianluca rispondono così alla domanda che poniamo loro: avreste mai pensato che Patrick un giorno sarebbe stato liberato? «Fiducia e regime egiziano sono un ossimoro» dice la giornalista. Chi come lei conosce, ha vissuto e frequenta Paesi come l’Egitto sa che sperare nel lieto fine è difficile, quasi impossibile, perché niente dipende da noi. Gianluca, che da molti anni disegna prigionieri di coscienza, afferma invece di essere stato sempre molto positivo.

Fonte: Facebook_Gianluca Costantini

Fonte: Facebook_Gianluca Costantini

Entrambi sono entusiasti che il ragazzo sia finalmente a casa dalla sua famiglia e sono emozionati nel sapere che Patrick ha ricevuto una copia della graphic novel. «È straniante vederlo tenere in mano il libro con quel ritratto in copertina. Ormai per me era solo un disegno non una persona. Invece adesso lui esiste, parla e interviene», dice l’artista. Laura, invece, ridendo ammette che era terrorizzata perché pensava «ma se poi questo libro non gli piacesse?» Ma è andata bene. Patrick stesso è addirittura più entusiasta di loro. E non lo è solo Patrick. Laura, Gianluca, la professoressa Rita Monticelli del master GEMMA, la famiglia, gli avvocati e tutti coloro che si sono mossi e hanno atteso la liberazione di questo ragazzo simpatico, generoso e coraggioso, tutti lo sono.  Come ricorda Laura Cappon «dobbiamo capire che una cosa come quella accaduta a Patrick ci riguarda perché i prigionieri di coscienza sono persone come noi. Molti ai giorni nostri non seguono gli esteri e quando vedono qualcosa che accade, pensano che a loro queste cose non potrebbero mai succedere».

«Questo è un libro che deve bucare la bolla dei giornalisti, la bolla dell’editoria. Questo libro è stato fatto perché più persone possibili conoscano questa storia e capiscano perché ci riguarda» Questo libro è stato fatto proprio per essere diffuso in maniera capillare; nelle scuole ma anche in provincia, nei posti più lontani. Perché questa è la sua missione, altrimenti avrebbero scelto un formato meno popolare. «Questo è un libro che deve bucare la bolla dell’editoria. Questo libro è stato fatto perché più persone possibili conoscano questa storia e capiscano perché ci riguarda».

E quindi leggiamo, ascoltiamo, espandiamo i nostri orizzonti e smettiamo di pensare che una persona di un’altra nazionalità sia “l’altro”. “L’altro” potremmo essere noi. L’unica differenza tra noi e loro è essere nati nella parte “giusta” del mondo, e proprio perché privilegiati dobbiamo «usare la nostra libertà per liberare chi libero non è», chiosa Costantini.