Una volta Palmiro Togliatti, interrompendo una riunione alla sede di via Botteghe Scure del PCI, disse a Pietro Secchia: “E tu pretendi di fare la rivoluzione senza sapere i risultati della Juve?”. Ecco, forse quella frase aveva un che di vero, e quello che è successo a Verona ne è stata la dimostrazione. Ma andiamo con ordine.

Risultati sorprendenti per il “campo largo” a Catanzaro, Parma e Verona, ma la coalizione di centrodestra ne esce vincitrice, anche se di pocoIl fine settimana appena concluso ha scombussolato (nuovamente) gli equilibri politici parziali che si erano andati a instaurare nell’ultimo periodo. Nonostante molti esperti avessero previsto un quasi en plein della coalizione di centro-destra (Forza Italia – Lega – Fratelli d’Italia) a queste elezioni amministrative, pronostico parzialmente confermato dai risultati del primo turno, i ballottaggi hanno ribaltato totalmente il risultato incassato due settimane fa. Il “campo largo” di Letta, che prende sotto al suo arco dal Movimento 5 Stelle ad alcune formazioni centriste, ha incassato 7 capoluoghi sui 14 che sono andati al secondo turno. Ma i risultati più sorprendenti sono stati senza dubbio quelli ottenuti a Catanzaro, Parma e soprattutto, Verona. Nel capoluogo calabrese era da undici anni che il centrosinistra non otteneva lo scranno da sindaco, mentre a Parma la sinistra non governava dal 1998: da quell’anno prima l’era berlusconiana, poi quella a cinque stelle. Ma il vero risultato che nessuno si aspettava è arrivato dalla città di Romeo e Giulietta, dove Damiano Tommasi – noto ex calciatore della Roma – ha superato di pochi punti l’avversario Sboarina. Emblematica la sconfitta della destra in una delle sue roccaforti, governata per vent’anni, che apre grandi discussioni all’interno della coalizione. Infatti, causa principale della sconfitta è stata la proprio rottura tra le formazioni alleate, le quali hanno preferito candidarsi in due schieramenti prima, poi non si sono sostenute al ballottaggio.

Elaborazione e raccolta dati YouTrend

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Tuttavia, se da una parte il Partito Democratico festeggia, queste elezioni hanno confermato alcune tendenze nazionali. Innanzitutto, che il centrodestra, se corre unito, vince molto. Lo dimostrano i risultati ottenuti nei comuni maggiori, dove la coalizione “tricefala” ha vinto di tre punti il medagliere di questa tornata elettorale. Dall’altra parte, in quelle zone dove il M5S ha ancora un peso significativo in termini di voti, il “campo largo” ottiene ottimi risultati, anche se si inizia a dubitare della tenuta di una simile alleanza dopo lo strappo di Di Maio dal resto del MoVimento. Infine, che il polo centrista non è riuscito ad incidere seriamente nei risultati.

A poco meno di un anno dalle prossime elezioni politiche – sempre considerando che si arrivi fino al termine della legislatura in corso – si iniziano a delineare ulteriormente i confini di quelli che saranno gli schieramenti. Ma alcune domande continuano ad emergere: quanto (e se) reggerà il “campo largo”? Il centrodestra rimarrà unito nonostante i malumori interni? E il “terzo polo liberale”, sostenuto dai partiti di centro, sarà una realtà consolidata? Di risposte, però, ancora non ce ne sono.