Il 17 marzo 1861 il neonato parlamento del Regno d’Italia proclamò la seguente legge: «Vittorio Emanuele II assume per sé e i suoi successori il titolo di Re d’Italia. Tutti gli atti che debbono essere intitolati in nome del Re lo saranno colla formola seguente: (Il nome del Re) Per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia». Era l’atto conclusivo del lungo processo di unità nazionale passato alla storia con il nome di Risorgimento.
Vittorio Emanuele II ricevette altri titoli: Padre della Patria, in quanto primo sovrano del nuovo stato unitario, e Re Galantuomo, perché mantenne in vigore lo Statuto Albertino dopo il 1848. Proprio per ricordare un personaggio importante della nostra storia sono in programma eventi e mostre in occasione del bicentenario della sua nascita (14 marzo). Ci siamo recati alla prima di queste iniziative.
Organizzata dal Centro Studi “Vittorio Emanuele II”, la mostra “Vittorio Emanuele II: il re che unì l’Italia” è stata aperta al pubblico il 4 marzo nell’ala di Ponente della Palazzina di Caccia di Stupinigi vicino a Torino. Giorno e luogo non sono stati scelti casualmente: il 4 marzo 1848 Carlo Alberto promulgò lo Statuto Albertino e a Stupinigi il 12 aprile 1842 fu celebrato il matrimonio tra Vittorio Emanuele II e Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena.
«Io voglio essere un re costituzionale. Manterrò fede alla legge, ma morirò piuttosto che soggiacere al giogo di un partito»
L’inaugurazione ha avuto luogo nell’atrio del complesso, un ambiente che ben rispecchia l’eredità storica della Palazzina. Ad accogliere i visitatori è stato il presidente del Centro Studi “Vittorio Emanuele II”, dottor Alberto Casirati, che ha voluto ricordare il primo sovrano d’Italia con una frase del monarca in merito al mantenimento dello Statuto Albertino: «Io voglio essere un re costituzionale. Manterrò fede alla legge, ma morirò piuttosto che soggiacere al giogo di un partito».
A rendere l’inaugurazione un momento particolarmente solenne è stata la presenza di due personalità imparentate con casa Savoia: Sua Altezza Imperiale Reale l’arciduca Martino d’Asburgo-Este e Sua Altezza Reale il principe Sergio di Jugoslavia.
Entrando nel salone, si nota immediatamente un ritratto solenne del sovrano che pare osservare i visitatori mentre si avvicinano alle vetrine d’esposizione. Si possono ammirare libri, lettere autografe, incisioni, raffigurazioni di membri di casa Savoia (inclusi i secondi sovrani d’Italia, Umberto I e la Regina Margherita). Tutti oggetti provenienti soprattutto da collezioni private, circondati da bandiere del Regno d’Italia.
«Per l’Italia è un personaggio molto importante perché è il padre della patria. Noi dobbiamo prendere questa mostra per riscoprire anche l’anima del personaggio privato»ha commentato l’arciduca Martino.