«Chiunque lei sia, ho sempre avuto fiducia nella gentilezza degli sconosciuti».L’indole ingenua e soprattutto indifesa di Blanche Du Bois è tutta in questa battuta finale, che la donna pronuncia quando ormai le è chiaro che l’uomo che è venuto a prenderla è il medico di un ospedale psichiatrico in cui la donna verrà presto ricoverata.

La rappresentazione di questo dramma è un crescendo di tensione, una climax lungo la quale tutti i protagonisti sono mossi dal desiderio di qualcosa che sembra sempre troppo lontano da raggiungere. E il dramma sta tutto qui: nell’incapacità di accettare che non tutto è possibile.

La regia di Pier Luigi Pizzi porta in scena al teatro Franco Parenti di Milano la più celebre pièce di Tennessee Williams, premio Pulitzer per la drammaturgia nel 1948. Al centro del racconto il rapporto fra le sorelle Blanche e Stella, i loro matrimoni tormentati e il confronto-scontro continuo che Blanche ha con il cognato Stanley. La donna, i cui panni in scena sono vestiti da Mariangela D’Abbraccio, arriva quasi inaspettatamente nella casa della sorella, dopo essere stata allontanata dalla scuola in cui insegna e aver perso la proprietà di famiglia. Un personaggio che si mostra da subito fragile e insicuro, ma di un’insicurezza – volutamente – mal celata: è una donna attraversata da forti crisi di nervi, vedova di un marito omosessuale, vittima della paura di restare sola e quindi pronta a gettarsi nelle braccia di chiunque, possibilmente benestante. La brama di denaro e ricchezze è un’altra delle costanti di questa mente tormentata, che nel momento culmine della sua follia arriverà a credere che un ricco magnate di Dallas le abbia scritto un telegramma e la stia venendo a prendere.

Stanley e Blanche

Stanley e Blanche

La psiche già fragile di Blanche viene messa alla prova ancora più duramente dalla relazione che la donna instaura con il marito della sorella, un uomo rozzo e maleducato, di origine polacca, che da subito sospetta che la cognata gli nasconda qualcosa. Di contro, lei lo accusa di essere un uomo «ordinario», poco ambizioso e violento nei confronti della sorella;la tensione fra i due arriverà al culmine nel momento in cui tutti i segreti di Blanche verranno svelati.

L’ambientazione dell’opera teatrale è attualizzata da una serie di oggetti di scena: i protagonisti bevono Coca Cola in bottigliette di vetro, Stella passa l’aspirapolvere, gli amici di Stanley giocano a poker e vanno al cinema.Alcuni dettagli tuttavia, come il telefono a parete e la necessità di richiedere i numeri telefonici al centralino, portano l’ambientazione indietro nel tempo, incasellando la narrazione in uno spazio temporale non definito e forse volutamente non definibile.

La rappresentazione di questo dramma è un crescendo di tensione, una climax lungo la quale tutti i protagonisti sono mossi dal desiderio di qualcosa che sembra sempre troppo lontano da raggiungere.E il dramma sta tutto qui: nell’incapacità di accettare che non tutto è possibile.

 

(Photocredits: teatro Franco Parenti)