Già dalla sua introduzione nel sistema didattico italiano, l’alternanza scuola lavoro è sempre stata un tema controverso nel dibattito pubblico. Mentre per alcuni si trattava di un progetto visionario che avrebbe rivoluzionato l’approccio degli studenti al mondo professionale, per altri sembrava l’ennesima proposta per tamponare il persistente problema della disoccupazione giovanile – ma ripercorriamo l’evoluzione di questo sistema e facciamo un punto sulla situazione attuale.
L’alternanza scuola lavoro è entrata in vigore nel 2005 dopo essere stata introdotta con la riforma Moratti nel 2003 ed è diventata obbligatoria solo nel 2015 tramite il decreto La buona scuola. A partire dall’anno scolastico 2015/2016, il Ministero dell’Istruzione ha fissato un numero specifico di ore, sia teoriche che pratiche, per favorire l’inserimento degli studenti nel contesto lavorativo. I licei sono stati indicati a coprire almeno 200 ore di alternanza, mentre per gli istituti tecnici e professionali la quota minima è stata fissata a 400 ore, da svolgersi negli ultimi tre anni del percorso scolastico.
Nel 2018, con l’approvazione della legge 145, il progetto ha cambiato denominazione in PCTO (Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento), accompagnato da una riduzione delle ore previste: 90 ore per i licei, 150 per i tecnici e 210 per i professionali. Questa variazione ha influenzato anche la natura delle attività extracurriculari degli studenti.
Nel quadro del PCTO, sono invece sei le ore destinate ai corsi sulla sicurezza sul lavoro, un tema che, soprattutto con l’introduzione dell’alternanza, ha aperto molte controversie.
Nonostante le passate criticità, oggi le attività svolte dagli studenti sembrano soddisfare le loro aspettative, come evidenziato da una ricerca condotta nel territorio di Milano, che ha coinvolto studenti e docenti di licei e istituti professionali, al fine di comprendere l’impatto e l’efficacia del “nuovo” sistema PCTO sui giovani e la loro carriera.
Interessi ed obiettivi degli studenti
Durante la nostra visita al liceo classico Tito Livio di Milano, abbiamo avuto la possibilità di parlare con due ragazzi. Il primo, Riccardo, frequenta il terzo anno e ha avuto recentemente, da programma scolastico, una prima esperienza lavorativa. Ci racconta che il suo compito è quello di dare ripetizione agli studenti della scuola media. Nonostante questa attività sia lontana da quello che vorrebbe fare in futuro, ritiene che l’esperienza sia molto stimolante: «Come studenti non pensiamo mai a come possono ragionare i professori, siamo sempre nell’ottica di coloro che devono imparare. Cambiare il punto di vista interfacciandosi con studenti più piccoli permette di metterti in gioco e scoprire delle caratteristiche che prima si ignoravano» conclude spiegando che il prossimo anno si concentrerà su un percorso legato all’ambito universitario per capire quale potrebbe essere la sua strada a breve termine.
Sofia, al quarto anno, ci spiega come il PCTO sia stato fondamentale per scegliere quale percorso intraprendere all’università: dopo una prima esperienza al Policlinico, quest’anno ha frequentato vari corsi di orientamento al Politecnico di Milano. Nella sua indecisione tra Medicina e Ingegneria ha prevalso quest’ultima e tenterà il test già nelle prossime settimane.
Abbiamo intercettato anche alcuni ragazzi dell’istituto Enrico Falck di Sesto San Giovanni durante i giorni del Bit, la Fiera del turismo a Milano. Jacopo, studente del quarto anno, è alla seconda esperienza di PCTO: in fiera è operatore di camera e microfoni insieme ai suoi compagni. Questa attività, così come la precedente alla radio della biblioteca Pertini, è stata molto utile e interessante. Tuttavia alcune attività, racconta, vanno troppo nello specifico: «Abbiamo iniziato un percorso di orientamento con la NABA, ma ci stanno indirizzando solo verso un corso. Se in questa accademia ci sono nove indirizzi e gli studenti sono più di 200, è normale che non a tutti interessi la stessa cosa» conclude.
Come si organizza un buon PCTO? La parola ai docenti
La soddisfazione, o meno, dei ragazzi nelle attività per l’orientamento è il risultato del lavoro dei docenti che si occupano dell’aggancio tra lo studente stesso e l’ente di riferimento.
Ma cosa c’è dietro queste attività? I desideri dei ragazzi vengono ascoltati?
Lo abbiamo chiesto a Samuel Marcone e Stefania Melani, rispettivamente docenti di filosofia e storia dell’arte del Liceo Classico Tito Livio, nonché referenti delle attività PCTO dell’istituto.
«Il percorso per le competenze trasversali e l’orientamento è un’occasione per i ragazzi per capire che percorso intraprendere. Noi insistiamo molto sulla questione della trasversalità, che è anche quella che si adatta meglio ad un liceo. La varietà delle esperienze che stiamo cercando di costruire in questi anni risponde a un’esigenza primaria che non è prettamente quella di indirizzare gli studenti nel mondo del lavoro, ma quella di far uscire i ragazzi dal liceo con uno sguardo sul mondo di 360°, che sia completo» spiega il professor Marcone. «Le nostre attività sono, da una parte, una finestra su una possibile attività lavorativa, come la professione medica o dell’avvocatura, dall’altra un vero e proprio orientamento nella scelta dell’università» aggiunge la docente Melani.
La risposta alla nostra domanda è sì, i desideri dei ragazzi – dove possibile – vengono ascoltati. «Se ci sono eventuali richieste da parte degli studenti, facciamo di tutto per supportarli. Ad ogni modo, noi ci impegniamo fin dall’inizio per variegare il più possibile la nostra offerta: da quella con più carattere linguistico letterario – come il concorso di scrittura podcast o scrittura creativa – al settore del cinema, dove i ragazzi si avvicinano anche alla professione del critico cinematografico.
«Capita – prosegue la docente Melani – che ci siano richieste particolari da parte di qualche alunno che, in quel caso, ha già trovato la sua aspirazione. Chiaramente noi lo supportiamo, soprattutto nella stesura burocratica. Sono vari gli studenti che ci propongono i tirocini, magari in atelier di moda o in uno studio legale. Noi controlliamo che siano luoghi di lavoro sicuri e poi, se idonei, avviamo la procedura».
Gli enti PCTO
Al Bit, la fiera del turismo a Milano, abbiamo incontrato l’intero team PCTO dell’Istituto Enrico Falck di Sesto San Giovanni: i ragazzi, i docenti responsabili e l’ente che accoglie gli studenti nel percorso lavorativo.
Abbiamo chiesto a Daniele Urciuolo, produttore cinematografico e organizzatore di festival di cinema, cosa significa – dall’altra parte – seguire i ragazzi in questo percorso e vederli crescere anche professionalmente.
«Con Alfiere Productions – che è la mia realtà cinematografica – ho dato vita a una collaborazione di PCTO con l’istituto superiore professionale Enrico Falck, indirizzo cinema e audiovisivo. Ci muoviamo su più progetti: oggi, ad esempio, siamo alla fiera del turismo, dove gli studenti del quarto superiore hanno realizzato video, interviste, foto e reportage dell’evento. È in programma anche la realizzazione di un film: alcuni ragazzi verranno sul set a fare un’esperienza come assistenti capo reparto. Il progetto più importante è però il festival Enrico Falck: ognuno di loro della classe avrà dei ruoli» spiega Urciuolo.
Dalla teoria in classe alla pratica in teatro: c’è chi si occuperà della selezione artistica delle opere, chi della logistica e chi della parte di comunicazione e chi del service. Sarà coperta anche l’accoglienza e cercheremo di far fare a tutti i ragazzi, per il secondo anno consecutivo, un’esperienza pratica che non solo li formi ma che li faccia anche appassionare. Il tutto sotto la mia supervisione e anche con la collaborazione del corpo docenti della scuola» conclude il produttore cinematografico ente PCTO.
Quello che è emerso in questa indagine è un vero e proprio interesse da parte dei docenti di far mettere in gioco i propri alunni, influenzando così positivamente le scelte future degli studenti, sia nell’ambito accademico che professionale.
In un settore in cui spesso si finisce «a fare le fotocopie» esiste anche chi prende per mano i ragazzi e li avvicina ancora di più alle proprie passioni o, meglio ancora, aiuta loro a scoprirle.