Per la comunità musulmana di Torino il Ramadan non è solo il mese del digiuno: in questo periodo, infatti, sono tante le attività organizzate per accogliere e abbracciare a pieno il quarto pilastro dell’Islam – il mese di digiuno e preghiera, appunto. Un momento di condivisione fondamentale è l’Iftar, ovvero il pasto serale consumato dopo la quotidiana astensione dal cibo: «Dalle moschee aperte a tutti i torinesi fino ai dibattiti tra i più giovani: sono tanti gli eventi in programma. Per noi l’obiettivo è uno: capirci, incontrarci e scambiare i nostri punti di vista con l’intera città», racconta Brahim Baya, segretario nazionale dell’organizzazione no-profit “Partecipazione e Spiritualità musulmana”.

«Il Ramadan è una palestra della nostra forza di volontà e del nostro cuore. Noi siamo corpo e spirito, ma i nostri averi non sono tutto», spiega Brahim Baya.

Torino è una città dal forte sapore multietnico ed è un luogo d’incontro tra culture e religioni differenti. E sono i quartieri di Aurora e Porta Palazzo a trasformarsi in importanti snodi d’incontro per appianare le divergenze, rendendo il capoluogo piemontese uno spazio d’integrazione e non di segregazione. «Organizziamo degli Iftar tematici durante i quali invitiamo studenti e docenti di sociologia: il dibattito per noi è fondamentale. Da qualche anno abbiamo aperto anche un centro per accogliere i più giovani: abbiamo riqualificato un locale abbandonato per rendere Aurora una zona di socializzazione», spiega Baya.

La strada verso l’integrazione, però, è ancora lontana: nonostante la comunità musulmana sia attiva sul territorio, gli episodi di islamofobia sono ancora molto frequenti. Questo neologismo non descrive solo il pregiudizio nei confronti della comunità musulmana, ma anche le discriminazioni che i fedeli musulmani fronteggiano ogni giorno. «I dati non vengono raccolti, si tratta di un fenomeno sommerso difficile da tracciare – racconta Baya –. Tutti, però, abbiamo sperimentato almeno una volta un episodio di islamofobia, forse perché il pregiudizio nei confronti dei musulmani è un pregiudizio condiviso da una parte delle istituzioni. Nessuna città ne è esente ed è importante esserne consapevoli per ridurre questa drammatica tendenza».

Durante il Ramadan la comunità islamica organizza cene aperte a tutti, gratuite, finanziate con le offerte dei fedeli. È un mese di condivisione e l’Iftar diventa un momento d’incontro per i musulmani di Torino

E, parlando d’integrazione, un pensiero va alla scuola di Pioltello, nel milanese, che ha deciso di sospendere le lezioni per il mese di Ramadan. «Si tratta di un tema molto dibattuto anche qui a Torino, dove ci sono plessi scolastici in cui l’80% degli alunni è musulmano: gli studenti assenti in questo periodo sono moltissimi. La scelta di Milano è solo una questione di buon senso», dichiara Baya. La decisione presa in Lombardia, però, si è trasformata in un dibattito di carattere nazionale che ha coinvolto importanti esponenti politici: dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara fino al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Qui a Torino i nostri bambini addobbano le classi e partecipano alle recite di Natale senza problemi: capire l’importanza del Ramadan per la nostra comunità significa solo incontrarsi a metà strada. Siamo parte dello Stato anche noi – continua il segretario -. Il problema è che per guadagnare consensi certi politici si trasformano in veri e propri imprenditori della paura».

E ciò che manca, forse, è proprio la comprensione del valore che il Ramadan conserva per la comunità islamica. Per i musulmani, infatti, questo mese è una vera e propria palestra per la loro forza di volontà: abbandonano il materialismo per mettersi nei panni di chi la fame la sperimenta tutto l’anno. «Viviamo questo periodo all’insegna della solidarietà. Per questo per noi è così importante la Zakat: ogni persona che digiuna deve donare del cibo ai più bisognosi», spiega Baya.

«Subiamo sulla nostra pelle il massacro del popolo palestinese. Abbiamo vissuto gli ultimi mesi con il cuore in mano perché non possiamo alleviare le loro sofferenze», racconta Baya.

La comunità islamica torinese vive, però, questo Ramadan con grande preoccupazione: la drammatica condizione in cui versano gli abitanti di Gaza è al centro dei loro pensieri. E questo mese si trasforma in un momento di riflessione e di preghiera di fronte alle atrocità della guerra. Una sensazione di vuoto pervade Brahim Baya e i musulmani di Torino: «Manca la gioia e la voglia di festeggiare. Viviamo questo Ramadan con il cuore stretto in una morsa e le mani rivolte verso il cielo: preghiamo Allah che le sofferenze nei confronti del popolo palestinese cessino prima possibile».