«La Finlandia è più sicura e la Nato è più forte con la Finlandia come alleata». Il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg saluta a Bruxelles il nuovo membro appena entrato nella Nato. Il presidente finlandese Sauli Niinisto, da parte sua, saluta l’ingresso ufficiale del suo Paese con “l’inizio di una nuova era”. Si tratta del trentunesimo stato a entrare a far parte del blocco militare occidentale, guidato dagli Stati Uniti. Dopo tre anni dall’ultimo ingresso nella Nato, avvenuto dalla Macedonia del Nord, la Finlandia ne diventa un nuovo membro proprio il giorno in cui l’Alleanza Atlantica festeggia i suoi 74 anni dalla sua formazione.
Tre quarti di secolo, le macerie causate dal secondo conflitto mondiale si stavano già ricompattando in due blocchi contrapposti, gli Usa da una parte e l’Unione Sovietica dall’altra, due giganti dalle mire espansionistiche, pronte a tutto pur di conquistarsi la supremazia a livello globale. Quasi 75 anni dopo la globalizzazione ha smantellato i confini, la società liquida continua a sottrarsi ad un incasellamento forzato, lo scenario internazionale è popolato da altri attori in cerca di visibilità. Eppure, uno Stato tradizionalmente neutrale come la Finlandia ha deciso di prender posizione, di schierarsi da una parte precisa della storia. Lo spartiacque obbligatorio è stato il 24 febbraio 2022, il giorno dell’invasione russa dell’Ucraina. Ma le radici risalgono al nuovo imperialismo globalizzato di Vladimir Putin, alla guerra in Crimea scoppiata quasi 10 anni fa, alle mire altrettanto interventistiche della controparte statunitense.
Secondo Anne Leppäjärvi, direttrice della Scuola di Giornalismo della Haaga-Helia University, «tutti i finlandesi sono d’accordo sul fatto che la relazione con la Russia è cambiata, soprattutto da quando hanno iniziato la guerra in Ucraina. Il sentimento comune è la volontà di non intrattenere più relazioni per tanto tempo, specialmente a partire da ora, dal nostro ingresso nella Nato. Abbiamo 1300 chilometri di confine con la Russia: non possiamo fidarci ora».
Il 4 aprile 2023 la Finlandia è entrata ufficialmente a far parte della Nato. La richiesta di adesione era stata inviata lo scorso maggio, e da allora è iniziato il lungo iter di discussione e approvazione, e negoziati con i principali oppositori: Ungheria e Turchia. Proprio il Paese guidato da Erdogan si sta ancora opponendo all’ingresso della Svezia, che ha presentato la domanda insieme alla Finlandia, accusandola di ospitare membri di organizzazioni curde, come il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK). Da nuovo membro della Nato, la Finlandia avrà ora a disposizione protezione militare in caso di attacco da un altro Paese, e dovrà da parte sua continuare a rispettare alcuni requisiti come quelli che garantiscono lo stato di diritto di un governo democratico. Ma a questi si aggiungono anche obblighi economici, che prevedono di garantire almeno il 2% del pil proprio alla spesa militare.
La Finlandia, oltre a rinnovare la sua politica estera e a svestirsi della sua storica neutralità, sta da due giorni facendo i conti anche con importanti cambiamenti in politica interna. Le elezioni dello scorso 2 aprile per il rinnovo del Parlamento monocamerale sono state vinte dal centrodestra. La premier socialdemocratica Sanna Marin ha conquistato il 19,9% di preferenze, a fronte del 20,8% del Partito di Coalizione Nazionale (PCN) guidato da Petteri Orpo e del 20,1% dell’estrema destra dei Finlandesi di Riikka Purra. Sanna Marin, la più giovane premier alla guida di un Paese, aveva vinto le politiche del 2019. Il suo governo, formato da una coalizione di partiti di centrosinistra, aveva incanalato la Finlandia verso un incremento del welfare, con riforme che hanno comportato un aumento a sette mesi per i congedi parentali e una particolare attenzione per la transizione verso le energie rinnovabili. Ed ora come prevede la prassi politica finlandese la nuova maggioranza parlamentare indicherà un nuovo primo ministro. «Voglio avere discussioni autentiche con tutte le parti e, sulla base di tali discussioni, verrà selezionato un gruppo per avviare i negoziati sulla formazione del governo» ha affermato Orpo, il potenziale nuovo primo ministro.
«Quella di domenica è stata un’elezione anche sui valori». Ne è convinta Anne Leppäjärvi, direttrice della Scuola di Giornalismo della Haaga-Helia University. «I vincitori hanno delle idee ben diverse dal precedente governo socialdemocratico, a cominciare dalla gestione della spesa pubblica. I socialdemocratici sono più attenti ad una politica di welfare che implica un aumento delle tasse per tutti, consono al nostro sistema progressivo di tassazione. Da un punto di vista sociale, è anche più giusto che chi ha più soldi paga più tasse. Mentre i conservatori sono per l’abbassamento e il taglio delle tasse e di conseguenza della spesa pubblica. Questa è la differenza principale. Quindi le persone più fragili e bisognose rischiano di essere le più attaccate da questa politica. Entrambi gli schieramenti politici cercano alla fine di risparmiare soldi, ma lo fanno in modo diverso». La destra si è mostrata dunque più propensa a non aumentare il debito pubblico anche a scapito dei servizi garantiti ai cittadini. Il taglio della spesa pubblica comporta di conseguenza l’impossibilità di continuare a garantire gli attuali livelli di servizi pubblici.
Da questo ultimo voto emerge anche la polarizzazione della politica finlandese. I partiti di centro, i Verdi e Alleanza di Sinistra hanno perso consensi rispetto a cinque anni fa mentre ne stanno conquistando sempre di più dai tre partiti che hanno ottenuto più voti. «Alcune persone sono felici per l’esito di queste ultime elezioni, altre sono più impaurite – racconta Anne -, Adesso la situazione è più polarizzata, perché il partito di centro ha perso consensi. Il “Partito dei Finlandesi” ha raggiunto il risultato migliore nella sua storia». Una delle battaglie più sentite da quest’ultimo partito è stata la lotta all’immigrazione: «Pensano che la Finlandia sia solo per i finlandesi, un Paese in cui puoi vivere solo se sei di questa nazionalità. E ora in Parlamento, con 200 deputati di cui 96 sono ora conservatori, ci saranno sempre più persone che la penseranno così».
Queste elezioni sono state anche le prime che hanno sancito la centralità di un altro protagonista, fautore della vittoria delle destre: i social media. Soprattutto TikTok, il canale usato dalla leader dei Finlandesi per far arrivare nel modo più diretto possibile il suo messaggio populista, indirizzato ai giovani utenti: «L’uso dei social media è stato necessario per la vittoria. Ci sono state alcune persone elette che sono state brave a usare TikTok e Instagram, facendo in modo di piacere, farsi conoscere e farsi votare. Sono state le prime elezioni in Finlandia che hanno avuto grande spazio anche sui social media» ricorda Anne.
Ma l’attenzione della direttrice della Scuola di Giornalismo oggi è tutta sul grande cambio di rotta in politica estera. «Tutti sono d’accordo sul fatto che la relazione con la Russia è cambiata, soprattutto da quando hanno iniziato la guerra in Ucraina. Il primo giorno dell’invasione il nostro presidente ha commentato l’accaduto dicendo: “Le maschere sono cadute dalle loro facce”, per sottolineare il vero intento del Cremlino. Sapevamo cosa stavano realmente facendo, era sotto gli occhi di tutti. Il sentimento comune è la volontà di non intrattenere più relazioni con loro per tanto tempo, specialmente a partire da ora, dal nostro ingresso nella Nato. Abbiamo 1300 km di confine con la Russia, non sono indifferenti, perciò le nostre difese erano pronte e preparate da tempo, per qualsiasi evenienza. Non possiamo fidarci della Russia ora» conclude Anne.